Bullismo, vendetta, diversità. Carlota Pereda parte dal suo omonino cortometraggio di successo, vincitore del premio Goya nel 2019, per firmare un extension sulla sofferenza di sentirsi il bersaglio di insulti e crudeltà per via del proprio corpo. Sara è un adolescente con problemi di obesità, apostrofata da alcuni coetanee come Piggy, maialino, che vive insieme ai genitori ed al fratello più piccolo. Derisa ed umiliata ad ogni occasione a causa dell’aspetto fisico è vittima in piena regola di body shaming. Fino a quando inaspettatamente uno sconosciuto prende le sue difese, attuando dei metodi brutali verso i colpevoli delle ingiurie. E quel bisogno di reagire all’oltraggio, di dare sfogo alla rabbia e replicare il comportamento dei carnefici, si trasforma nel principio di una crisi di coscienza. Le strade bruciate dal sole estivo di Villanueva de la Vera in Estremadura diventano teatro di una storia di incomprensioni e solitudine dentro una comunità distratta. Ed in quella mancanza di empatia verso il dolore esamina il rischio di sviluppare odio e rancore. L’incertezza della protagonista è tutta lì, in quel combattere la sua pulsione maligna, una diretta conseguenza di un mondo feroce e violento, che dopo l’upgrade digitale sembra aver perso ogni ritegno o vergogna.

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Il difetto maggiore del racconto sta forse nel suo respiro breve, in quella dilatazione del tempo rispetto al cortometraggio che ha poco da aggiungere in termini tematici. Perde la possibilità di costruire attraverso i personaggi l’universo di indifferenza attorno alla protagonista, la famiglia, gli amici, rinuncia ad indagare le motivazioni dietro all’orrore. Traccia dei ritratti minimi senza cercare una profondità che possa andare oltre la semplice comparsa. Ed una buona messa in scena non è comunque sufficiente a riempire il vuoto di una narrazione che sembra incerta della sua stessa natura di genere, lasciandosi sfuggire una maggiore adesione ai canoni per definire una forma meno nebulosa. Il meglio invece arriva dalle atmosfere, la macelleria del padre piena di dettagli sanguinolenti, i rumori della notte ed i silenzi di una camera per scacciare i cattivi pensieri, la dimensione subumana della provincia che mostra la sua faccia peggiore. L’eccessiva introspezione crea però una bolla isolante per descrivere il senso di smarrimento e di impotenza, lascia fuori quel senso ultimo di speranza che potrebbe fornire al finale una deriva plausibile. Anche se il male ad onor del vero sembra ultimamente non aver bisogno di molte giustificazioni e sia spesso dettato da futili motivi, non è automatico possa poi tradursi con efficacia in una rappresentazione di pura superficie. Resta cruciale il messaggio di combattere ogni  discriminazione legata al corpo e l’avviso di fare attenzione a fenomeni che se trascurati possono avere conseguenze devastanti, soprattutto in un contesto di emarginazione.

Titolo originale: Cerdita
Regia: Carlota Pereda
Interpreti: Laura Galán, Carmen Machi, Irene Ferreiro, Camille Aguilar, Claudia Salas, José Pastor, Fernando Delgado-Hierro, Julián Valcárcel, Amets Otxoa, Pilar Castro
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 99′
Origine: Spagna, Francia 2022

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