Romeo è Giulietta, di Giovanni Veronesi

Forse è il film più maturo di Veronesi, che attraverso Shakespeare prova a raccontare sfumature inusuali dell’amore. Ma a forza di sublimare il rischio è di apparire ben più innocuo di quanto voglia

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Pare sempre più affascinato dai meccanismi della dissimulazione, Giovanni Veronesi. Dopo lo stranissimo dittico dei “suoi” Moschettieri, teso tra parodia e avventura pura, frutto della fantasia dei lettori del classico di Dumas, che immaginano una loro versione, straniata, della storia, ora è il turno di Federico Landi Porrini, maestro della regia teatrale italiana impegnato a cercare un rilancio grazie ad una sua versione di Romeo e Giulietta che tuttavia pare inafferrabile, ingolfata tra i dubbi e le insicurezze del suo regista. La sua strada si incrocerà con quella di Vittoria, giovane attrice che sta provando a tornare in primo piano dopo una disavventura di qualche anno prima e capisce che l’unico modo per farlo è fingersi uomo e ottenere il ruolo di Romeo proprio nella regia di Landi Porrini.

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Eccola, allora, la prima dissimulazione, quella di un fatto tutto teatrale infestato però dai fantasmi felliniani di 8 1/2, presenze inquiete di un film che pare osservare il cinema sempre in tralice, evocarlo da lontano. È un approccio affascinante, quello di Veronesi, a suo modo maturo, anche se spesso fuori misura. Perché un conto è voler sfiorare il teatro, un conto è coglierne davvero la sostanza. Se da un lato in effetti il film pare comportarsi con Castellitto come si farebbe con un primoattore, arrivando a consegnare le chiavi a Sergio Castellitto, che gigioneggia in libertà e pare reggere il film a forza di sfuriate e giocoso overacting, dall’altro la scrittura non riesce a liberarsi da uno sguardo sul teatro spesso imbolsito, rigido, come se raccontasse un oggetto comunque alieno, che va avvicinato al pubblico per qualsiasi costo.

A posteriori, forse a Romeo è Giulietta del teatro interessa soprattutto la sua essenza simbolica, che si regge sui corpi, sui dialoghi. Ecco, letto da questa prospettiva si percepisce con più chiarezza il senso del racconto, in cui il setting teatrale fa da sfondo ad un curioso film che gioca a fare la Rom Com ma che pare volerne schivare tutti i cliché, che a tratti, sì, pare voler parlare di maternità o finire avviluppato nel burrascoso rapporto tra il protagonista ed il suo compagno ma che, a ben vedere, sublima qualsiasi sentimento amoroso propriamente detto. Al massimo, quello che regge Romeo è Giulietta è piuttosto amore per la realizzazione personale, per il raggiungimento dei propri obiettivi.

 

È un discorso non scontato, quello di Romeo è Giulietta, puntellato dalla solita malinconia del cinema di Veronesi, affettuoso nei confronti dei suoi personaggi, eppure il film non riesce a liberarsi dalla sensazione di semplificare troppo la materia narrativa, di schermarsi dietro ad un’idea d’amore metafisico pur di non affrontare discorsi più complessi, urgenti o rischiosi.

Romeo è Giulietta evita di farsi davvero militante, di ragionare di disparità di genere, di identità, di autodeterminazione. Ed è un po’ un’occasione persa, che forse non permette al film di chiudere davvero il cerchio delle sue linee di ragionamento. Forse la scrittura se ne rende conto ma, come capita spesso ma, come capita spesso, corre ai ripari troppo tardi. L’ultimo atto, forse il più Shakesperiano, tra l’altro, per il modo in cui gioca con gli equivoci, le maschere, i ribaltamenti di fronte, pare inseguire in effetti l’idea di un racconto mai così gender fluid, in cui tutti i personaggi sembrano improvvisamente sedotti dal Romeo di Pilar Fogliati. E sebbene, anche in questo caso, il passo sembri troppo pesante, impegnato a sottolineare le linee tematiche della narrazione, l’atmosfera è giocosa ed il film pare trovare il suo passo, salvo fermarsi troppo presto, convenientemente un attimo prima di entrare in spazi dove si perderebbe definitivamente il controllo.

 

Regia: Giovanni Veronesi
Interpreti: Sergio Castellitto, Pilar Fogliati, Margherita Buy, Domenico Diele, Maurizio Lombardi, Serena De Ferrari, Geppi Cucciari, Alessandro Haber
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 100′
Origine: Italia, 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.82 (11 voti)
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