Sogno di una notte di mezza estate, dramma adolescenziale e racconto di una perversa e spietata lotta di classe. Un film notevole, potente con uno strepitoso Barry Keoghan. Grand Public
-------------------------------------------------------
AI per FILMMAKING, corso online dal 22 ottobre, con Andrea Traina
-------------------------------------------------------
-------------------------------------------------------
LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI
-------------------------------------------------------
Saltburn è il meraviglioso sogno di una notte di mezza estate. È un incubo senza fine, un labirinto cieco. O forse ancora un delicato dramma adolescenziale; e perché no, il racconto di una perversa e spietata lotta di classe. Saltburn è ironia e sangue, Saltburn è omicidio e sesso; anima spezzata, equilibrata e raffinatamente riassemblata sul multiforme volto di uno strepitoso Barry Keoghan.
Scritta e diretta da Emerald Fennell e competitor di livello nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, Saltburn è insomma un’opera contenitore; potente calamita di spunti narrativi e stilistici diversissimi tra loro.
Abile a contaminare i toni e capace di improvvisi cambi di direzione, il film crea e distrugge atmosfere, semina indizi, sussurra e disorienta lo sguardo; affidando la sua composita essenza al magnetismo double-face del suo protagonista, qui cucciolo ferito e insieme inquietante arrampicatore sociale, impacciato Charlie Kelmeckis e conturbante Tom Ripley.
La sanguinaria scalata ai veritici del giovane Oliver Quick, talentuoso, ma emarginato borsista all’Università di Oxford, condivide infatti – almeno in incipit – gli stilemi di buona parte della produzione teen post 2000; e il casuale (?) incontro con l’affascinante compagno di studi Felix Catton (Jacob Elordi), gentile playboy di estrazione aristocratica e oggetto del desiderio di molte, sembra presagire il dispiegarsi del più classico dei
love-drama a tinte queer.
L’intesa tra i due si affina, l’amicizia cresce di giorno in giorno e, una volta conclusosi il periodo d’esami, Felix invita Oliver a trascorrere l’estate a Saltburn, nella ricca tenuta di famiglia. E qui tutto va a rotoli. Placidamente instradato lungo sentieri riconoscibili il film inizia progressivamente a mutare; e immerso nel panorama snob della reggia dei Catton si avvia a poco a poco verso una inarrestabile e inevitabile catabasi infernale.
Abbandonato il mood universitario del primo atto – con inserti di montaggio alla videoclip indie – la regista abbraccia appieno la black comedy, iniziando ad allestire un clima di crescente tensione nervosa e orchestrando un ritmo narrativo spezzato, interrotto qua e là da esilaranti scambi umoristici. In bilico tra cinema dell’assurdo e trovate grottesche, il film procede dunque spedito secondo i dettami dell’autrice, ritrovandosi a più riprese a giocare con i generi e a indugiare, con fare spettrale, sulla soglia dell’horror.
Confermatasi firma più che
promettente nel panorama audiovisivo contemporaneo, Fennell finisce infine per imboccare la strada del baratro morale e, specchiando la ferocia dell’epilogo nel desiderio di un agognato e (dis)umano sentimento di supremazia, dà così fortunato seguito alla spirale di violenza del personale
esordio su grande schermo. Per un film che “trafuga” suggestioni dai grandi dell’industria e imbastisce una tagliente riflessione su discriminazione sociale e scontro di classe; ribaltando il concetto di subalternità e liberando, attraverso l’immagine, una psico-perversione cinica e sregolata.
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto dei lettori
4
(2 voti)
--------------------------------------------------------------
UNICINEMA scarica la Guida completa della Quadriennale di Sentieri Selvaggi
--------------------------------------------------------------
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!
----------------------------