Scappo a casa, di Enrico Lando

Il primo film senza le restanti componenti del trio non si scorda mai. Aldo Baglio è un personaggio razzista ed esibizionista, che per uno scherzo del destino viene scambiato per un migrante

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Ci sono molti momenti di Scappo a casa in cui i nostalgici potrebbero sperare in un riferimento, in qualche citazione, o almeno in un ritorno alle atmosfere dei film cult di Aldo Giovanni e Giacomo anche solo per qualche minuto.

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Tanto per fare alcuni esempi, la scena in cui Aldo per darsela a gambe dal centro d’accoglienza si traveste da poliziotto e va via guidando una volante, non può che rievocare le stesse dinamiche di Così è la vita in cui proprio lui evadeva dal carcere e viaggiava tenendo in ostaggio Giovanni e Giacomino; oppure il migrante con una gamba di legno sembrerebbe essere un omaggio a quel Garpez senza unghie che «il mio falegname con trentamila lire la fa meglio».

Perché i presupposti per un film citazionista sul Trio, proprio nel momento in cui quel Trio viene a mancare, c’erano tutti. Talmente allarmati i fan, dopo aver visto la locandina di Scappo a casa con il solo Aldo Baglio nel cast, che sugli account social del gruppo si è dovuto precisare che nessuno scioglimento era in vista, solo una pausa per portare avanti dei progetti personali. Come per le rock band.

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E proprio come per le icone della musica, nell’ultimo periodo le sequenze dei vecchi film e gli sketch teatrali sono diventati meme, gif, battute da ripetere tra amici e – soprattutto – emblema di quegli anni ’90 improvvisamente tornati alla ribalta.

Nonostante un clima favorevole ad un tipo di iniziativa del genere, Scappo a casa non ha nulla dei road movie in giro per l’Italia di un tempo . Il Michele interpretato da Aldo è un personaggio superficiale e razzista, che passa la vita in palestra ed ha la passione per i motori. Ritrovatosi a Budapest per soddisfare i piaceri della carne, all’improvviso si ritrova senza soldi né documenti e la polizia ungherese lo scambia per un immigrato clandestino.

Scappo a casa
Scritto dallo stesso Aldo assieme a Morgan Bertacca (già autore di Il ricco, il povero e il maggiordomo e del celebrativo Fuga da Reuma Park), Scappo a casa avrebbe tutte le carte in regola per raccontare in chiave comica una problematica urgente, quella dell’immigrazione e della contaminazione etnica nei paesi europei.

Un sentiero di certo non particolarmente battuto dalle produzioni nostrane (una delle pochissime eccezioni dell’ultimo periodo è Contromano), e che invece in Francia gode di particolare appeal, visti i successi di Non sposate le mie figlie o degli ultimi lavori di Nakache e Toledano. Paolo Guerra invece va oltre la miopia produttiva del nostro cinema per proporre un prodotto che oltre alla risata abbia anche un contenuto forte, racconti una società in cui tunisini, siciliani e milanesi sono soltanto persone e non bersagli per qualche campagna elettorale.

Invece con tutte queste belle (e lodevoli) premesse, Scappo a casa propone una sceneggiatura fiacca, a volte contraddittoria, raramente davvero divertente. Si ride nei momenti in cui Aldo toglie via il cerone e la parrucca impostagli dal personaggio per ritornare ad essere l’Aldo di sempre, irresponsabile e giuggiolone.

Verrebbe allora da pensare, dopo gli ultimi lavori dal sapore un po’ stantio, che invece avrebbe potuto essere proprio Scappo a casa il giusto ambiente per riproporre il mondo surreale (e aggiornato) raccontato ai tempi di Tel chi el telùn?

 

Regia: Enrico Landi
Interpreti: Aldo Baglio, Angela Finocchiaro, Jaky Ido, Benjamin Stender, Fatou N’Diaye
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 92′
Origine: Italia, 2019

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