I confini sono linee astratte, disegnano delle sagome fittizie, ma in realtà l’involucro, se si butta uno sguardo più attento oltre il disincarnato, contiene speranze, certezze, paure ed incognite tangibili, sono territori dove trovano posto le memorie ed i ricordi. Si materializzano al contatto delle persone che li abitano e li attraversano. Questi muri di cinta naturali, montagne, deserti, o costruzioni politiche artificiali in cemento o filo spinato, sono sempre il simbolo dei tempi. Quelli attuali vedono il mondo spaccato a metà: una parte brucia, e dalle fiamme (guerre, carestie, dittature, violenze, povertà) intere popolazioni cercano di scappare. L’altra parte che intanto, invece di mostrare solidarietà per un incendio da lei stessa appiccato, chiude le porte, convinta da salvarsi dal fuoco che la lambisce.

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I sopravvissuti sintetizza il processo storico in atto nei corpi di un uomo ed una donna. Lui è un francese, si chiama Samuel, ed ha appena perso la moglie in un incidente, di cui si ritiene responsabile, ed è rimasto solo con la figlia piccola. Lei è afgana, Chehreh, un’insegnante scappata dal regime talebano insieme al marito Ali, di cui però durante il viaggio verso l’Europa ha perso le tracce. Il loro incontro avviene in uno chalet sulle Alpi, sul lato italiano, il rifugio scelto da Samuel per ritrovare un senso all’esistenza. Lo stesso posto nel quale è finita Chehreh scappando dalla Polizia, un nascondiglio temporaneo prima di tentare di raggiungere la Francia. Superata una iniziale diffidenza nel riconoscimento di un comune dolore, affrontano insieme il cammino verso Briançon, reso impervio dalla neve ma rischioso anche per la caccia senza quartiere contro l’immigrazione scatenata da alcuni fanatici del luogo, Victor Justine e Stefano, modelli perfetti di una destra xenofoba e razzista. Gli attori chiamati ad interpretarli sono il vero valore aggiunto. Denis Ménochet (Samuel) visto recentemente nello straordinario As Bestas, Zahra Amir Ebrahimi (Chehreh) protagonista di Holy Spider dove è stata premiata a Cannes come miglior attrice e Victorie Du Bois nota al grande pubblico grazie a Call My Agent!.

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Al significato espresso dalla montagna, metafora del superamento di un trauma al raggiungimento della vetta, l’autore arriva attraverso un survivor movie, di cui si riconoscono i connotati tipici mano a mano che saltano i riferimenti spaziali ed affiora la fatica, quando di fronte all’imponenza della natura la sopravvivenza diventa una sfida con in palio la vita stessa. Gli altri generi tirati in ballo sono il thriller, per tutto quanto riguarda la fuga dagli invasati, con un inseguimento dai tratti persecutori tra droni, cani feroci e fucili, e un inizio di stampo documentario, quando mostra senza tanto filtri l’irruzione delle forze dell’ordine in un alloggio di fortuna, pieno di persone alle quali vorrebbero togliere, oltre alla dignità, il diritto di essere libere, con metodi ovviamente repressivi. L’insieme è un mix riuscito che colpisce nel segno intrecciando al destino personale dei protagonisti la narrazione di una tragedia contemporanea.

Titolo originale: Les survivant
Regia: Guillaume Renusson
Interpreti: Denis Ménochet, Zahra Amir Ebrahimi, Victoire Du Bois, Oscar Copp, Luca Terracciano, Guillaume Pottier, Roxane Barazzuol, Julie Moulier, Loïc Corbery, Julie-Anne Roth, Bastien Ughetto
Distribuzione: No.Mad Entertainment
Durata: 94′
Origine: Francia, 2022

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