Tesnota (Closeness), di Kantemir Balagov

Un esordio sorprendente che racconta le urgenze del presente e le rende parte integrante del dramma. E che tocca vertigini di verità quando coglie il dolore dei legami. Film della Critica

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Una gran sorpresa il primo lungometraggio del giovane Kantemir Balagov. A cominciare dalle prime scelte estetiche, quel formato 4/3, la musica tradizionale, i titoli di testa artigianali e oltre ogni moda possibile. Si ha per un attimo l’impressione di una scheggia fuori dal tempo. Anche se poi il film rivendica in pieno la propria urgenza, il suo stare sul presente, nonostante il filtro della distanza… Siamo nel 1998, a Nalchik, nella repubblica russa Cabardino-Balcaria, nel Caucaso del Nord. Poco lontano, la Cecenia è ancora in fiamme. E anche qui la situazione è di estrema tensione, tra rivendicazioni autonomiste contro la Russia e i vari conflitti etnici e religiosi di una società che ancora parla di tribù e di gruppi distinti e separati. Ilana è una ragazza di vent’anni, appartenente alla minoranza ebraica. Lavora con passione nel garage del padre e cerca di tener fede al proprio spirito indipendente. Ma quando il fratello minore David, con la fidanzata Lea, verrà rapito, dovrà fare i conti con tutto e tutti. Con l’odio dei cabardini musulmani, l’ipocrisia della sua comunità e, soprattutto, con la propria famiglia. Le regole di un mondo chiuso la risucchiano, condannandola al suo destino di donna.

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Già in quella prima immagine buia e sporca, Balagov sembra dir tutto. Ilana nella botola dell’officina, il viso rivolto verso il fondo dell’auto, poca aria, poca luce… Una rappresentazione immediata della closeness del titolo, che si traduce in una vicinanza opprimente, in un senso di costrizione soffocante. Ed è questa la traccia fondamentale del film. L’insofferenza di Ilana nei confronti delle regole della tribù, delle usanze della comunità e delle leggi della religione. Lo scontro con la famiglia, con gli obblighi, le pretese e le aspettative. a cominciare dal rapporto con la madre che, all’intraprendente e caparbia autonomia della figlia, oppone una ancor più ostinata obbedienza ai vecchi valori…

Allievo di Sokurov alla scuola di cinema creata presso l’Università di Nalchik, Balagov ha la capacità rara di affermare l’autonomia del suo sguardo, al di là di qualsiasi tributo d’onore o tentazione emulativa. Gioca tutto su questa dialettica tra la distanza e la prossimità, tra lo stare dappresso e il guardare da lontano. Dagli angoli, dalle visuali scomode. Come nella splendida scena di sesso, raccontata da una prospettiva quasi impossibile, a rispettare il pudore non tanto della narrazione, quanto della stessa protagonista, che si concede solo per conservare la sua libertà, e tra mille remore e rimorsi. Del resto, già nella “finzione” del sentito dire, della storia raccolta per tradizione orale, Balagov afferma la sua posizione ubiqua, interna ed esterna.

I video su nastro dei miliziani ceceni che torturano e sgozzano tranquillamente i loro prigionieri, al di là di ciò che può essere qualsiasi giudizio, sono il segno perfetto della nuova dimensione spettacolare della guerra, colta nel momento originario delle sua massima diffusione orizzontale. La guerra “per tutti” – e quindi la guerra “globale” – passa per i video home made, per il mito rivoluzionario dell’immagine clandestina, pirata, antisistema, per il culto dell’immagine proibita. Tesnota (che è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani), raccontando apparentemente una storia intima, un caso di specie, mette sul piatto tutte le questioni fondamentali di oggi, dall’intolleranza al terrorismo, dalle rivendicazioni di autonomia alle dittature dell’economia. E non si tratta di semplici notazioni accessorie, ma di urgenze che fanno parte integrante del dramma, nutrendone le svolte e le tensioni. Eppure, ancora oltre, il film tocca pure vertigini di emotive, quando racconta l’ambiguità permanente dei legami, sempre sospesi tra l’odio e l’affetto, tra il desiderio di fuga e il morboso istinto di protezione e di possesso. Quanto più si stringono, tanto più fanno male… Balagov insegue la bellissima e travolgente Darya Zhovner e trova la verità di una ragazza con il diavolo in corpo e i pugni in tasca. Una ragazza che corre, ama, piange, beve e fuma, balla senza musica e perde la voce urlando. Che compie l’unica scelta possibile e soffoca per un abbraccio. Troppo amore uccide…

 

Titolo originale: id.
Regia: Kantemir Balagov
Interpreti: Darya Zhovner, Olga Dragunova, Artem Tsypin, Nazir Zhukov, Veniamin Kats
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 118′
Origine: Russia 2017

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.13 (8 voti)
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