The Creator, di Gareth Edwards

Il regista ha fatto tesoro della sua esperienza nei blockbuster ma non ha perso il suo punto di vista umano e lo fa tornare alle sue origini autoriali restituendogli il controllo della sceneggiatura

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Come è possibile stabilire se la Fox ha prodotto The Creator in una finestra tempestiva o inopportuna? Il nuovo film di Gareth Edwards esce al cinema in un momento in cui i media hanno messo il tema dell’intelligenza artificiale al centro di ogni tipo di previsione distopica. Il regista britannico aveva iniziato a concepire il soggetto molto prima, alla fine dell’esperienza di Rogue One (2016). Eppure, il suo copione è diventato improvvisamente d’attualità dopo il rilascio di ChatGPT e il dibattito etico su Neuralink di Elon Musk. Il suo impatto con il pubblico sarà agevolato o danneggiato da questa coincidenza con tutte le profezie apocalittiche sull’estinzione umana?

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È singolare che questa idea di sostituzione evolutiva sia stata battezzata anche come Terminator Scenario. Inevitabilmente, questo film non può fare a meno di pescare a piene mani dall’immaginario di Cameron. Infatti, il casus belli è un inaspettato attacco atomico su Los Angeles che ha provocato milioni di morti. La pacifica convivenza tra esseri umani e androidi è subito scivolata verso una lotta senza quartiere. Tuttavia, le parti sono invertite e non sono gli homo sapiens a dover resistere con mezzi di fortuna allo sterminio di Skynet e dei suoi cyborg. L’esercito americano ha imparato a stanare i simulant dai loro santuari sparsi tra la Cina e il SudEst asiatico ed è in possesso di un’arma che può incenerirli all’istante. I nemici sono costretti a nascondersi in un blocco politico ostile al nostro che presume una guerra fredda preesistente.

Inoltre, l’ambientazione bellica assomiglia molto di più agli scenari avatariani e persino il protagonista è un soldato infiltrato nelle colonie delle macchine senzienti. L’irruzione dei plotoni in questi villaggi misti e i primi piani delle famiglie di contadini che li abitano richiamano alla memoria le foto più iconiche della guerra nel Vietnam. Così, le scenografie delle città futuribili sono decisamente coerenti con le loro skyline attuali e con quelle codificate da tanti altri film. Infine, nemmeno la morale è originale: il nostro status quo potrebbe essere più disumano di un avvenire in cui gli automi vivono tra di noi. Tuttavia, Gareth Edwards sa come riscattare i passaggi che subiscono il peso del deja vu e come ravvivare la ripetizione degli archetipi più abusati della sci-fi.

The Creator dimostra che il regista ha saputo fare tesoro dell’esperienza con il franchise di Star Wars, non solo in relazione alla dimensione epica della storia. Il contributo si nota sopratutto nella gestione del finale attraverso un montaggio alternato molto lucasiano. Le numerose ed elaborate scene d’azione del film provano che il tempo passato sul set di Godzilla (2014) è servito. La confezione del blockbuster ha implementato e affinato la sua tendenza a girare battaglie ed inseguimenti ad altezza uomo. Il Nomad è un’arma distruttiva che assomiglia molto alla Death Star e agisce dall’alto. Però, il film mostra soprattutto i suoi effetti catastrofici sul terreno, quasi sempre con una prospettiva casuale.

Gareth Edwards affida i momenti più concitati ad una macchina da presa che sembra portata da un embedded. Il suo cinema ha mantenuto un punto di vista umano che esalta i suoi punti di forza. Non è tanto la messa in scena ad elevare The Creator al di sopra dei tanti film aggiornati alle paure più recenti della nostra società. La relazione tra il personaggio e la fanciulla/profeta che avrebbe dovuto eliminare è costruita in modo astuto ed efficace. La formula dell’uomo dell’autorità e il bambino che si ritrovano forzatamente insieme è abbastanza vecchia e gli esempi da elencare non mancherebbero. Tuttavia, il regista non ha dimenticato la lezione di Monsters (2010) e sa ancora come portare avanti un film come se non avesse un budget.

Ci sono film che non funzionano e si appoggiano alla resa spettacolare della CGI ogni volta che si trovano in difficoltà. Invece, The Creator decide che l’empatia tra il protagonista e lo spettatore deve essere una condizione preliminare. Lo script ci informa che ha perso i genitori nell’esplosione nucleare, che si è arruolato per vendetta e che poi si è innamorato di una donna che avrebbe dovuto pedinare. Così, quando l’esercito ha compiuto la missione al posto suo, la sua vita è rimasta senza scopo e con un rimpianto apparentemente irrisolvibile. Il film ci mostra i suoi flashback, la sua felicità perduta e cerca di stabilire un legame con il pubblico che renda tutto il resto più facile.

La sua transizione nel rapporto con il salvatore in età infantile è intrisa di misticismo orientale ma funziona soprattutto perché Gareth Edwards ci ha fatto sentire le sue mancanze. Il suo percorso dalla paura alla reticenza, fino alla fiducia e all’affetto è credibile perché poggia su una base emotiva molto solida. The Creator fa tornare il regista alle sue origini autoriali e gli restituisce il controllo della sceneggiatura. Il suo passaggio verso gli eccessi hollywoodiani non lo ha contaminato più di tanto. Il film ha una visività piena di fascino che si integra perfettamente con dei personaggi che cercano dei sentimenti sempre più incongrui. Il terrore più grande resta quello di una società militarizzata che non può comprendere un altro punto di vista.

Così, anche un robot pieno di esplosivo è solo un triste kamikaze che non vuole andare in missione a morire. Si congeda malinconicamente da quelli che credeva i suoi commilitoni in carne ed ossa, che non lo degnano nemmeno di un saluto. Come se fosse l’unico a dare ancora valore alla vita.

 

 

Titolo originale: id.
Regia: Gareth Edwards
Interpreti: John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Sturgill Simpson, Allison Janney, Madeleine Yuna Voyles, Ralph Ineson, Marc Menchaca, Veronica Ngo, Robbie Tann, Michael Esper, Ian Verdun, Mackenzie Lansing, Leanna Chea, Amer Chadha-Patel
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 133’
Origine: USA, 2023

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
3.21 (19 voti)
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