TORINO 30 – ONDE – "L'età è una domanda, una paura, un modo di guardare". Age is… di Stephen Dwoskin

TORINO 30 - ONDE -  Age is... di Stephen Dwoskin
E'uno dei protagonisti della sezione ONDE al 30°Torino Film Festival: il cinema di Stephen Dwoskin, grande artista, filmmaker avantgarde e pittore scomparso a giugno, incarnato dal suo ultimo film, Age is… 

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Sarà uno dei protagonisti della sezione ONDE al 30°Torino Film Festival, all'interno di "una selezione che coniuga la scoperta di nuove prospettive dello sguardo e l'attesa di narrazioni che si spingano al di là delle facili certezze": il cinema di Stephen Dwoskin, grande artista, filmmaker avantgarde e pittore scomparso a giugno, incarnato dal suo ultimo film, Age is…

Ospite del Torino Film Festival fin dal 1991, con le videolettere in Hi8, e lungo gli anni con Dear Frances, Dad, Lost Dreams, Visitors, Oblivion (ultimamente, nella sezione Zona, con Ascolta!, Mom e The Sun and The Moon) Dwoskin ci lascia il suo film testamento, un'opera di 72 minuti, una meditazione sull'esperienza soggettiva dell'invecchiare, e sulla percezione culturale dell'età, con le musiche di Alexander Balanescu.

TORINO 30 - ONDE -  Age is... di Stephen DwoskinAge is…, già presentato a Locarno 65, alla Film Society Lincoln Center di New York e alla Tate Modern di Londra, è  "un inno alla struttura, alla bellezza, all'unicità di volti e corpi invecchiati, una poesia ipnotica nel più "Dwoskiniano" dei termini, vale a dire, un'osservazione minuziosa e appassionata di ogni piccolo dettaglio. Un gesto, una pausa, uno sguardo, un momento".

Nei film del regista – nato a Brooklyn, poi trasferitosi in Inghilterra; colpito bambino da una poliomielite che lo lascerà disabile per tutta la vita – l'aspetto intimo e personale ha sempre svolto un ruolo di primo piano, e anche in questo Age is... i volti dei protagonisti sono il suo, quelli dei suoi amici – alcuni dei quali cineasti – e delle loro famiglie.
 

"L'età è una domanda, una paura, una cosa che potrebbe anche rassicurare; ma più di tutto, è unmodo di guardare. Altre persone ti osservano e tu osservi altre persone. L'età può essere rappresentata da un'ellisse, dalla foto di un'epoca passata, dalla riscoperta di vecchi film, dall'esistenza di un archivio. Questi sono i luoghi che desideriamo esplorare, come il ricordo di un percorso. Sfortunatamente, l'età significa anche perdita: di cose, persone, amici. Si diventa molto soli. Forse questa è una delle ragioni per cui ho coinvolto i miei amici nel film".

Se tutta l'opera di Dwoskin è un tentativo di esplorare il tema del voyeurismo e del rapporto con l'Altro, passando per la decostruzione dell'identità e degli schemi di genere, soprattutto agli inizi della sua carriera, Age is… parte dalla lettura di La Vieillesse di Simone de Beauvoir (da noi La terza età, pubblicato da Einaudi – la scrittrice francese già in Una morte dolcissima, di qualche anno prima, aveva raccontato senza sconti la vecchiaia, la malattia e infine la morte di sua madre).

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"Tre o quattro anni fa, ho letto il libro della Beauvoir, scritto nel 1970. C'è stato un punto in particolare che mi ha colpito: la sua ostinazione a scriverlo. Tutti hanno cercato di dissuaderla, sostenendo che la vecchiaia non interessa a nessuno. Ma, come ogni condizione umana, la vecchiaia è una dimensione esistenziale: modifica il rapporto di una persona con il tempo, e quindi con il mondo e con la storia di quella persona.

La vecchiaia non è statica: è il completamento e la continuazione di una trasformazione, una metamorfosi, e come tale è spaventosa. La De Beauvoir propone di smettere di autoingannarci ignorando questo aspetto della nostra vita: 'non sappiamo chi siamo, se non sappiamo chi saremo. Questo vecchio, questa vecchia, dobbiamo riconoscerci in loro, se vogliamo accettare la nostra condizione umana nella sua totalità".

"Secondo me, la percezione comune della vecchiaia non è più soddisfacente di quella del dolore, che ho esplorato in Pain is… Non mi interessa la condiscendenza verso le persone anziane, così come verso quelle disabili. Per invecchiare bene devi sentire di avere un qualche tipo di valore, un posto nella società. Ciò che ti fa sentire davvero vecchio è il rifiuto, l'oblio, caratteristiche delle società occidentali. La stessa società che ti fa vivere il più a lungo possibile fa di tutto per emarginarti, dopo una certa età "così Dwoskin, che ha sempre problematizzato la rappresentazione di corpi non normalizzati, e alla fine della sua vita ha deciso di affrontare il tema della rimozione (o della mistificazione, in chiave falsamente consolatoria) di una vecchiaia che nel nostro mondo non rappresenta affatto un valore aggiunto in termini di saggezza, ricchezza esistenziale, capacità di esercitare una funzione di guida spirituale.

TORINO 30 - ONDE -  Age is... di Stephen Dwoskin"Nella fase preparatoria di questo progetto, pensavo a certi indiani americani. Quei volti che diventano pergamene, che raccontano infinite storie. La loro bellezza annulla il concetto di età. Mi colpiscono molto di più di certe facce giovani, che mi sembrano photoshoppate. L'innocenza non mi ha mai interessato più di tanto. Sono sempre stato più attirato dalla complessità, dalla pienezza, dall'ambiguità dell'essere".

Sono parole raccolte in un'intervista a Dwoskin realizzata a febbraio 2011, a Londra, da Rachel Bénitah e Antoine Barraud: Age is è infatti distribuito da House on Fire, la società di Vincent Wang (produttore di Tsai Ming- Liang) Philippe Dijon de Monteton e Antoine Barraud, votata a un'idea di cinema senza compromessi e particolarmente attenta alle sperimentazioni: tra le altre cose, si è occupata del recupero dei filmati inediti in super8 di Pierre Clémenti.

Les Gouffres, ultimo film diretto da Barraud, sarà nella sezione ONDE, che ha già ospitato il lungometraggio Song, il corto Son of a Gun e i documentari dedicati a Koji Wakamatsu e Kôhei Oguri).

All'interno di ONDE ci sarà anche l'omaggio al cineasta portoghese Miguel Gomes, di cui verrà proposta l'intera opera, fino all'ultimo Tabu, acclamato al Festival di Berlino.
 

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