Turn in the Wound, di Abel Ferrara

E’ il One plus One di Ferrara, o almeno ci prova, incrociando le performance di tre rocker, Patti Smith, la superstar Zelensky, e Ferrara stesso tra le macerie di Kiev. BERLINALE74. Berlinale Special

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Il nuovo documentario di Abel Ferrara arriva in Berlinale Special nello stesso giorno in cui il mondo apprende della morte in carcere di Alexey Navalny, il dissidente russo che era stato un forte oppositore di Putin fino al suo arresto nel 2021, continuando anche dalla prigionia. Un malore letale decisamente sospetto avuto dall’uomo mentre si trovava detenuto in un penitenziario artico, che conferma le ragioni per cui Ferrara si è sentito in dovere da cineasta di raccogliere sin dallo scoppio della guerra le testimonianze della popolazione di Kiev sotto attacco russo, dei militari di Zelensky, e dello stesso presidente ucraino: non a caso, l’interrogativo su quale sia la funzione, la posizione e la natura di un artista è al centro delle discussioni tra Ferrara e Patti Smith.
La musicista americana attraversa il flusso di immagini di Turn in the Wound, nel quale i seguaci del regista non tarderanno a riconoscere l’abituale patchwork diaristico cucito insieme da suggestioni intime e personali dei documentari recenti di Ferrara, con frammenti di esibizioni dal tour del progetto Soundwalk Collective, e con un paio di conversazioni: la prima funge da dichiarazione programmatica dell’intera operazione, con Smith che riflette appunto della parabola degli artisti, e del loro progressivo liberarsi di lembi e lembi di “pelle” dopo il periodo in cui hanno realizzato le loro opere più alte, fino a raggiungere l’essenziale, “fino a rimanere ciechi come Piero della Francesca”.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Ed è quello che Ferrara va perseguendo oggi titolo dopo titolo, una scarnificazione stilistica che qui tocca le vertigini astratte delle sequenze in cui il montaggio del fido Leonardo Daniel Bianchi stratifica fotogrammi sul suono della voce di Patti Smith che recita Artaud o Rimbaud, in cui si intrecciano e si fondono i visuals del live della cantautrice, le riprese della performance fatte da Abel e dalla sua squadra, e i video sgranati dei combattimenti, degli elicotteri e delle bombe che circolano tra gli smartphone ucraini. Sono gli istanti in cui la forma da happening pacifista pensata per l’opera si realizza appieno (d’altra parte, è sempre Smith che racconta in un altro frammento di come Jimi Hendrix le avesse rivelato il suo progetto di jam session allargata a decine di musicisti da tutto il mondo che dovessero trovare suonando e improvvisando insieme la “musica per salvare il mondo”). “Sono un regista istintivo, sentivo che dovevo essere qui in questo momento”, afferma appunto Ferrara alla televisione ucraina, e a conti fatti l’anima quasi godardiana (One plus one?) di Turn in the Wound è in questo incrocio di rocker, Smith e Abel che hanno vissuto gli stessi anni di fermento newyorkese, e la superstar Zelensky.
Per il resto, la sensazione più strana ascoltando la mole di drammatiche interviste a civili e quelle a volte sul filo pericoloso dell’ambiguità patriottica ai soldati sopravvissuti alla battaglia è quella di una guerra fantasma, che avviene sempre da un’altra parte, tra i pixel di un video clandestino, le macerie di un’abitazione distrutta, le facciate di un palazzo colpito. La dedica finale a Ken Kelsch, il direttore della fotografia che ha contribuito ai grandi cult della filmografia di Abel Ferrara, da Il cattivo tenente a The Addiction, e morto recentemente per i danni a lungo termine da contatto con il cosiddetto agente orange (Kelsch aveva combattuto in Vietnam), lega la schizofrenia instant di Turn in the Wound con una narrazione più ampia sul significato di invasione, e dalle radici lontane.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3
Sending
Il voto dei lettori
3 (1 voto)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array