Una bugia per due, di Rudy Milstein

Battute al vetriolo sul cancro e un paio di robusti schiaffi all’arrivismo del gentile protagonista caratterizzano questa commedia che dimostra che la verità fattuale conta meno di quella emozionale.

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Louis (Vincent Dedienne) è un avvocato associato che da un anno lavora in un importante studio legale. L’innata gentilezza e la premurosità verso i colleghi sono però tali che non gli permettono il decollo in un settore lavorativo notoriamente poco attento alla rettitudine morale. Anche i genitori sottovalutano il loro figlio, proponendogli continuamente “un paio di chiamate” per dare una spinta alla sua statica posizione professionale. Attraverso la stesura di un promemoria dell’importante dossier che vede lo studio difendere una multinazionale di pesticidi dall’accusa di aver provocato il cancro a dei lavoratori, finalmente il goffo Louis riesce a farsi notare dalla socia senior Elsa (Clémence Poésy). Ma come se il destino volesse accanirsi sulla sua imprevista fortuna, durante una visita medica proprio a lui viene diagnosticato un probabilissimo tumore che ha il 50 per cento di possibilità di essere maligno. La nuova condizione di malato gli porta, come nel più comico e terribile dei paradossi, incredibile vantaggi sia per il compatimento che dimostrano colleghi e familiari sia perché lo avvicina all’associazione, guidata dalla sanguigna Hélène (Géraldine Nakache), delle vittime della causa che nel frattempo è arrivato a patrocinare. In questo equilibrio raggiunto con casualità ecco che la notizia dello sbaglio della diagnosi medica e della sua conseguente sanità si rivelano per l’avvocato junior un boomerang che lo costringono ad una serie sempre più inestricabile di menzogne. Una bugia per due è un lungometraggio che dietro una maschera di apparente leggerezza nasconde un calibrato connubio di commedia sociale ed individuale.

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Se gli equivoci che nascono dalla finzione perpetrata da Louis sul suo stato fisico non vanno oltre alcune gag che oscillano dagli abrasivi Farrelly (la richiesta ad una farmacista su quale chemio non causi la caduta dei capelli) ai conterranei Nakache/Toledano, più interessanti sono le domande collettive sui limiti di responsabilità che abbiamo nei nostri ruoli professionali. Pur essendo un esordiente, Milstein ha la saggezza di non accanirsi infatti sulle colpe della multinazionale perché il punto dirimente della questione non è lo scontato twist dell’imbroglio sui report delle persone malate. Una bugia per due vuole mostrare il percorso di crescita di un personaggio che non è, come il genere richiede, soltanto espiatorio bensì più sottilmente responsabilizzante. Louis ha infatti la singolarità di saper cogliere i vantaggi della sua menzogna mantenendo sempre pura la sua anima di Candido. Come se anche la propensione allo scatto di carriera fosse stato un macigno imposto dai genitori e da un ambiente che denigra le segretarie (la bistrattata Corinne), il giovane avvocato impara infatti che non è la verità fattuale ad essere importante ma quella emozionale. Anche la componente rosa della commedia, ovvero il cambio d’interesse amoroso dall’austera ma fraudolenta Elsa alla sboccata ma autentica Hélène, diventa funzionale alla presa di coscienza che bisogna sondare le radici profonde delle proprie bugie piuttosto che limitarsi a smontarle penalmente. Perché, come insegna la cronaca recente, il debunking senza etica uccide più di una millantata malattia.

 

Titolo originale: Je ne suis pas un héros 
Regia: Rudy Milstein
Interpreti: Vincent Dedienne, Géraldine Nakache, Clémence Poésy, Isabelle Nanty, Sam Karmann, Rabah Nait Oufella, Anna Cervinka, Johann Dionnet, Rudy Milstein, Sebastien Castro
Distribuzione: Officine UBU
Durata: 101′
Origine: Francia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
3.25 (4 voti)
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