Vista mare, di Julia Gutweniger e Florian Kofler

Il film, che ha vinto il concorso italiano all’ultimo Festival dei Popoli, segue la stagione estiva sui litorali del nord Adriatico. Un documentario che entra nei meccanismi dell’industria turistica

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

In Vista mare, il film che si è aggiudicato il concorso italiano dell’ultimo Festival dei Popoli, Julia Gutweniger e Florian Kofler seguono un’intera stagione estiva sui litorali del nord Adriatico, tra Jesolo, Lignano Sabbiadoro, Riccione. Dalle settimane di preparazione, con le idrovore e gli escavatori che lottano con il mare per recuperare ogni centimetro di spiaggia possibile, fino al termine dell’estate, con la chiusura definitiva degli stabilimenti. I due registi austriaci cercano di dar conto di tutto ciò che si muove intorno all’industria del turismo balneare. Il lavoro di sistemazione delle spiagge, con la scelta dei modelli e dei colori degli ombrelloni e delle sdraio, con la disposizione regolare delle file e la rigida organizzazione degli spazi; la formazione dei lavoratori stagionali, dagli animatori ai camerieri ai receptionist degli alberghi; la regolare scansione dei ritmi delle giornate, dall’aquagym agli spettacoli serali; la vigilanza degli addetti alla sicurezza, dai bagnini ai centri di controllo delle forze dell’ordine. E chi più ne ha, più ne metta… Un esercito di figure coinvolte, che sono la garanzia anonima dell’economia del sistema.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Nell’attraversare i meccanismi segreti di quest’industria del turismo, Julia Gutweniger e Florian Kofler si mantengono saldi all’approccio dell’osservazione. Ma non sembrano voler andare in cerca di scoperte. Il loro punto di vista è preciso, il discorso già risponde a un’intenzione. C’è un’immagine che racconta tutto: la veduta di un albergo, una specie di alveare senza alcuna pretesa estetica, pura ottimizzazione dello spazio abitabile. Sullo sfondo, a sinistra, si intravede la spiaggia, con le file interminabili di ombrelloni. L’inquadratura è precisa, rigorosamente equilibrata. La distanza tra il margine superiore della cornice e il tetto dell’edificio è costante: le due linee corrono perfettamente parallele. Mentre la via di fuga del litorale, invece di suggerire una possibilità di libertà, amplifica la sensazione di oppressione dovuta al blocco uniforme dell’albergo. Quello di Gutweniger e Kofler, insomma, è uno sguardo geometrico, che irregimenta lo spazio, tiene a bada le traiettorie e blocca le prospettive. E si traduce in immagini fredde, estremamente controllate. Che sono, ovviamente, lo specchio fedele di un’organizzazione “scientifica”, di una concezione standardizzata dell’esperienza turistica. A dispetto della promessa di “evasione” e di “vacanza”, tutto qui è perfettamente preordinato, finalizzato a uno sfruttamento intensivo dello spazio e del tempo libero. È un’organizzazione quasi militare di intruppamento della folla, obbligata all’artificio del relax e del divertimento.

In questo senso, Vista mare rientra appieno in una linea ormai delineata del documentario contemporaneo, che ragiona sull’appropriazione turistica del territorio. Ma le rigide simmetrie e il controllo formale delle immagini suggeriscono anche altre implicazioni. Segnano un distanziamento ironico e, in fondo, un giudizio ben preciso. E non sembrano volersi abbandonare alla debolezza di un indizio differente, che sia qualche accenno sentimentale o emotivo, una piccola fascinazione da immaginario balneare o qualche nota malinconica, mentre un’altra estate se ne va. Certo, nelle intenzioni di Julia Gutweniger e Florian Kofler, l’obiettivo dovrebbe stare dalla parte dei lavoratori stagionali, sfruttati e senza garanzie, costretti a ritmi serrati e sfiancati. E, infatti, verso il finale, si incrocia per un istante una manifestazione di protesta, le cui rivendicazioni si disperdono nell’indifferenza pigra dei passanti. Ma è una traccia “politica” che rimane un po’ in secondo piano, come un’altra linea che si sovrappone all’insieme di un quadro fisso, immobile. Davanti al quale gli autori restano sulla loro posizione, da “cavalletto”, da tutt’altra parte, a debita distanza.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
4 (1 voto)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array