2 matrimoni alla volta, di Philippe Lacheau

Vorrebbe essere un’action comedy tesa, velocissima ai limiti della scorrettezza ma non viene mai davvero assecondata e il film gira a vuoto, impaurito di cadere vittima del “già visto”

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Greg sta per sposarsi con Flo ma si vergogna a tal punto dei suoi genitori che sceglie una soluzione estrema: sostituirli con due attori con storie di copertura più presentabili e organizzare due matrimoni pressoché identici con cui perdurare l’inganno. Greg ed il suo team, l’hacker Augustin ed il tuttofare Mehdi sono in fondo gli unici a poter compiere l’impresa. I tre sono infatti i membri di Alibi.com, start up che costruisce alibi convincenti per chiunque ne avesse bisogno, soprattutto in caso di storie extraconiugali che tuttavia, da tempo, ha deciso di cambiare la direzione del suo business e di mettere i talenti del team al servizio di obiettivi più edificanti. Ma a volte, Greg ne è convinto, è necessario tornare sul lato oscuro della moralità pur di salvarsi la pelle.

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Il centro di 2 matrimoni alla volta, è, in effetti, tutto qui, in questo strano cambiamento di fronte tutto etico dell’agenzia al centro del racconto. Perché non bisogna farsi ingannare, malgrado il film di Lacheau, sia il sequel di Alibi.com, straordinario campione d’incassi in Francia nel 2017; il ritorno nel giocoso mondo di Greg e soci è infatti più leggibile, controllato di quanto si possa credere. Si tratta, comprensibilmente, del tentativo di non ripercorrere pedissequamente la strada del film precedente, ma piuttosto che giocare con nuove suggestioni, si cade nell’errore più evidente e banale. Lacheau (anche attore protagonista) riduce in effetti tutto all’osso. Si arriva al nucleo di quell’umorismo scorretto che fu il precipitato più evidente del prequel e lo si utilizza come fondamenta su cui costruire il nuovo racconto. Anche a costo di depotenziarne certe componenti efficacissime, come quella linea satirica rivolta ai rituali della borghesia, ma soprattutto quel gioco divertito con le forme, gli stili, i linguaggi di quel un’idea di cinema 1.0 fatto di messe in scena, cura del dettaglio, respiro quasi da heist movie, set, costruzioni fittizie utili solo a far perdurare l’inganno che di fatto riusciva a reggere, da solo, il prequel.

Eppure è indubbio che questa scarnificazione ai minimi termini colpisca, che questo riattraversamento del film originale attraverso le linee di una comedy a cento all’ora che a volte pare intuirsi tra i fotogrammi possa costituire una strategia d’azione interessante, se solo, certo, si scegliesse di svilupparla con sicurezza. Quando sceglie di giocarsi il tutto per tutto e spinge sull’acceleratore malgrado le conseguenze, 2 matrimoni alla volta arriva quasi a essere un film di movimento puro, divertito, scorretto, teso tra digressioni dalla comicità esplosiva, coincidenze non sense e sequenze che mettono a frutto la lezione sul ritmo del film precedente tese tra la slapstick e l’action fatto e finito.  Eppure è indubbio che Lacheau sceglie di gettarsi davvero nella mischia solo poche volte. Spesso si distrae, quasi perde interesse nella comedy più diretta, come se temesse che tutto il sistema, in questo modo, gli si potesse ritorcere contro. E allora insegue intuizioni, cambia costantemente passo, perde la presa sul racconto, si affida a elementi, strutture, che non è così scontato riescano a sostenerlo. Così 2 matrimoni alla volta pare costruirsi a partire da continue scommesse messe in campo da Lacheau, che sbanca davvero quando sceglie di fare un passo indietro, di lasciare campo libero a Elodie Fontàn o a divenire semplicemente la sua spalla (come nel bel duetto quasi da musical) ma che, al contempo, impantana il racconto nell’incertezza quando si attarda nelle parentesi da Rom Com oppure, ancor peggio, quando abbassa irrimediabilmente il ritmo del film, tra la stanca rissa con il finto ladro e certi momenti tutti retti da una farraginosa comicità di parola.

Non stupisce, forse, che Lacheau trovi la quadra del film solo nell’ultimo atto, in quell’invasione di campo dei due matrimoni che, tra caos e scazzottate sembra imbastire uno strano dialogo tra Blake Edwards e Matthew Vaughn. È, ovvio, una fiammata, una frazione improvvisa di una porzione di racconto già costretta in un frettoloso finale, ma lascia indovinare una linea d’azione lucidissima, da cui davvero si sarebbero potuti creare mondi. Peccato che Lacheau la consideri più un’esplosione liberatoria, la fine dei suoi obblighi nei confronti di uno spazio da cui sembra essersi rapidamente disaffezionato, più che una vera intuizione da assecondare.

 

Titolo originale: Alibi.com 2
Regia: Philippe Lacheau
Interpreti: Philippe Lacheau, Elodie Fontan, Tarek Boudali, Didier Bourdon, Reem Kherichi, Nathalie Baye, Arielle Dombasle, Gérard Jugnot, Georges Corraface, Catherine Benguigui, Philippe Duquesne, Gad Elmaleh, Alexandra Lamy, Philippe Lellouche, Redouane Bougheraba
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 88′
Origine: Francia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
Sending
Il voto dei lettori
3 (2 voti)
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