A proposito dei Ricardo, di Aaron Sorkin

Attraverso Lucille Ball,con la sua lungimiranza e forza della parola, tra finzione e realtà, Sorkin ritorna ad affrontare la macchina produttiva televisiva. Su Prime Video

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Consolidato ai biopic atipici, lo sceneggiatore e regista americano stavolta fa un tuffo negli anni ’50 con A Proposito dei Ricardo, incentrato su su Lucille Ball, protagonista della sitcom di successo Lucy ed Io (in originale I love Lucy), e il marito – sia nella vita reale che nella finzione – Desi Arnaz. Se visti dall’ottica di un biopic i suoi film raggiungono sempre un risultato imperfetto, in quanto non seguono una struttura comoda ma una strada personale; e in questo caso la diversità parte già dal titolo, che suggerisce una narrazione incentrata sulla realizzazione di Lucy ed io, sui suoi maggiori interpreti e il loro matrimonio sullo schermo, quando invece ciò che l’opera vuole inquadrare è quello che accade oltre il palcoscenico, mettendo in luce ciò che non si conosce del vero io della coppia.
L’interesse primario non sta nel veder svolgere la vita dell’attrice, ne lo é parlare della serie o raccontarne il successo; si focalizza bensì su ciò che si cela dietro a quel meccanism. Questo lasciando sempre l’illusione che per il pubblico, e per Hollywood, le due star saranno per sempre i felici coniugi Ricardo.

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Vi è una struttura precisa nel cinema di Sorkin, fondato non tanto su un unico punto di vista ma su diversi; sebbene parta dalla storia di un singolo individuo, va sempre a espandersi in una più estesa rete di reazioni.
Ne sono stati d’esempio The Social Network e Steve Jobs, il cui fulcro non è stato tanto mettere sott’occhio la vita di un colosso o raccontare la propria visione personale su di lui, quanto mostrarne singole componenti da scandagliare e sviscerare, pur osservandole anche da lontano per averne una retrospettiva più lucida.
La particolarità di Sorkin sta nel suo modo di raccontare più da eterno sceneggiatore che da regista, sfruttando l’arma che più lo contraddistingue: la parola, perno della sua filmografia, intorno a cui gira tutto il resto.

Il film attinge dallo stile mockumentary, in cui vengono intervistati attori che fingono di essere parte della produzione dell’epoca, in un alternarsi di scene tra passato e presente che vanno a formare una linea temporale piuttosto ampia e arricchita d’informazioni sulla coppia. L’attenzione verte però principalmente su un momento impegnativo per i coniugi, per Lucille Ball soprattutto; una settimana di riprese della sitcom ove il regista inserisce tutti insieme gli sprazzi più difficili della sua carriera e della sua vita.

Come la maggior parte degli scritti di Sorkin, A proposito dei Ricardo parte da uno scandalo con conseguente accusa; e a puntare il dito è quasi sempre un’istituzione più grande, che invade il campo privato del protagonista e lo spoglia di tutto, esponendolo alla massa in una sorta di legal violenza – a discapito di personaggi atipici e complessi, difficili da collocare in una sfera del tutto negativa o del tutto positiva, e quindi estrapolati da un contesto sociale che il regista ha necessità di incorporare in ogni sceneggiatura.

Ci sono tre eventi significativi attorno a cui gira la narrazione di A proposito dei Ricard: la pubblicazione in prima pagina su un gossip hollywoodiano confidenziale con una foto della coppia e un titolo che mette in discussione la fedeltà e l’amore del marito per l’attrice; la notizia inaspettata della gravidanza di lei, che pone un’enigma per gli sceneggiatori dello spettacolo, dato che ancora non era mai stata proposta una gravidanza sul piccolo schermo; il notiziario di Walter Winchell che rivela la diva come membro del partito comunista. E quest’ultima è proprio l’occasione che Sorkin sfrutta per far scattare l’intero meccanismo.
Il 1953 è stato un periodo segnato dalla paura del comunismo, e l’attrice, a causa di una sua leggerezza e per un mero pettegolezzo, rischiava di finire nella lista nera di Hollywood. Lucille e Desi stanno così cercando di contenere gli incendi che minano alle loro carriere in modo definitivo, minacce per quello che era lo show più popolare del suo tempo, con decine di milioni di spettatori sintonizzati ogni settimana, finendo in una spirale di rivalità, nevrosi, discussioni, caos, incertezze. Sorkin descrive Lucille e Desi con crudezza e senza eccessivi abbellimenti, presentando un preciso e lucido quadro familiare, seppur tradendosi nel finale che mette tutti d’accordo. E, come sua consuetudine, non si accontenta di narrare di un solo aspetto, preferendo approfittare di una situazione per poi espandersi verso altre traiettorie.

Qui risplende la forza della diva, interpretata da una tenace Nicole Kidman fresca di Golden Globe: nel momento in cui il suo essere una donna emancipata, divenuta anche produttrice e sceneggiatrice oltre che essere il fulcro dello show, si mischia alla voglia del regista di guidare il pubblico oltre lo schermo televisivo.
Il tutto in una in una narrazione fatta da Sorkin giorno per giorno, che si evolve dallo studio della produzione di un episodio o dell’operato degli sceneggiatori, qualcosa che il regista già aveva realizzato nei suoi lavori televisivi, come Sunset 60 on the Sunset Strip o The Newsroom.

Togliere la patina che avvolge il mondo dello spettacolo è uno degli aspetti più chiari, ma le scene più brillanti, che prendono vita propria, sono quando Sorkin diventa Lucille Ball, riuscendo a disegnare nello schermo, mediante dei momenti in bianco e nero, quello che vede lei nella sua mente, la sua prospettiva verso tutto l’episodio, capendo al solo pensiero cosa funziona e cosa invece non potrà mai funzionare – dalle inquadrature alle battute alla sistemazione dei personaggi nelle scene – in bellissime visioni metacinematografiche che raccontano le macchinazioni dietro al talento.

A proposito dei Ricardo funziona, in quanto si tratta di uno sceneggiatore che ama raccontare di come si fa sceneggiatura; ma al tempo stesso vi è un punto dolente purtroppo inefficace, ovvero le confusionarie inserzioni da mockumentary, che poco aggiungono a ciò che la storia già racconta. Sorkin non perde la capacità di rendere nevrotiche le sequenze statiche, grazie alla forza della sua sceneggiatura così come dei suoi dialoghi, non riuscendo però a colmare la freddezza che con queste ne consegue.

 

Golden Globe a Nicole Kidman come miglior attrice in un film drammatico

Titolo originale: Being the Ricardos
Regista: Aaron Sorkin
Interpreti: Nicole Kidman, Javier Bardem, J. K. Simmons, Nina Arianda, Tony Hale, John Rubinstein, Alia Shawkat, Linda Lavin, Jake Lacy, Ronny Cox, Christopher Denham
Distribuzione: Prime Video
Durata: 131′
Origine: USA, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.33 (3 voti)
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