Bergamo Film Meeting

Dal 6 al 14 marzo 2010

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CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
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BERGAMO FILM MEETING
6 – 14 marzo 2010
 
 
MOSTRA CONCORSO
 
La sezione principale del festival, da sempre luogo ideale per la scoperta e il lancio di nuovi autori, propone quest’anno 7 film di recente produzione, inediti per gli schermi italiani. Le opere presentate partecipano al Premio Bergamo Film Meeting, assegnato ai tre migliori film sulla base delle preferenze espresse da tutto il pubblico del festival.
 
La piccola A – Little-a
di Salvatore D’Alia e Giuliano Ricci (Italia 2009, 80’)                                                      AInt
Con: Lucia Vasini, Giancarlo Previati, Nicoletta Ramorino. Cameo di Paolo Rossi
 
Antonia è sempre mossa dal desiderio di compiacere gli altri. Accetta la presenza ingombrante di una madre che, nonostante l’età, ha trovato un fidanzato più giovane; sopporta l’ex marito che le riversa addosso i suoi problemi; è perseguitata da Caterina – ex del suo ex – che frequenta uno dei suoi seminari per casalinghe depresse. Il suo lavoro con i pazienti del Day Hospital psichiatrico rappresenta l’unico momento di auto-realizzazione. Riuscirà Antonia a dare finalmente spazio ai propri desideri?
 
Ori -Two – Due
di Miguel Angel Jiménez (Spagna, Georgia 2009, 85’)                                                    AIt
con Khatuna Shurghaia, Beqa Qavtaradze, Tazo Terunashvili                                         
 
Storie parallele di due giovani alienati in modi diversi dalla guerra. Nino vive a Tibilisi ed è fidanzata a un tassista con il quale sta per sposarsi. Sebbene il lieto evento si avvicini, Nino appare visibilmente insicura del suo futuro. Nelle lontane montagne del Caucaso, Tazo cerca rifugio dai bombardamenti russi, presso la casa dello zio Beqa, che vive in solitudine. L’ eco della guerra è ancora presente nelle vite dei due protagonisti, in una storia dal sapore agrodolce, fatta di silenzi e sigarette.
 
Apaföld – Father's Acre – La terra del padre
di Viktor Oszkár Nagy (Ungheria 2009, 88’)                                                                 AIt
Con: János Derisi, Tamás Ravasz, Andrea Nagy
 
Appena uscito di prigione, un padre torna a casa, dal figlio. Desideroso di riconciliarsi con il ragazzo, l'uomo cerca di trasmettergli i suoi valori e acquista un terreno per piantare una vigna. Ma il figlio, che gli rimprovera la lunga assenza, rifiuta categoricamente i suoi tentativi di riavvicinamento. La tensione tra i due cresce quando il padre dà inizio a una relazione con la sorella della ex moglie, deceduta durante la sua prigionia.
 
Kenjac – Donkey – Somaro
di Antonio Nuić (Croazia, Bosnia Herzegovina, Gb , Serbia 2009, 90')                               AIt
Con: Nebojsa Glogovac, Natasa Janjic, Ljubo Kapor
 
È il 1995. L’estate in cui ha avuto luogo l’operazione “Storm”. Dopo sette anni Boro, insieme alla moglie Jasna e al figlio Luka, torna a Drinovci, in Herzegovina, il suo villaggio natale. Boro litiga di continuo con Jasna, e non rivolge la parola al padre, Paško, che ritiene responsabile della morte della madre. Con la “complicità” di un asino, la vicenda prenderà una piega inaspettata.
 
Efeitos Secundários – Side Effects – Effetti secondari
di Paulo Rebelo (Portogallo 2008, 97’)                                                                        AIt
Con: Maria João Luís, Rita Martins, Nuno Lopes
 
Laura è una parrucchiera sulla cinquantina. Da quando è vedova, conduce una vita vuota, in una periferia vicino al mare. Nella sua solitudine Laura si dedica agli animali abbandonati. La sua “tranquillità” è messa alla prova quando porta a casa Carmo, una giovane senzatetto ribelle e sieropositiva. Nel frattempo, Laura incontra Rui, un pescatore molto più giovane di lei, e i due si innamorano. Carmo diventa un ostacolo alla loro felicità.
 
Thomas
di Miika Soini (Finlandia 2008, 73')                                                                             AIt
Con: Lasse Pöysti, Mauri Heikkilä, Visa Koiso-Kanttila
 
Nell’autunno della sua vita, Thomas conduce un’esistenza semplice, isolato nel suo appartamento seminterrato, dove gli fanno compagnia una radio, una scacchiera e una foto della moglie. Non si avventura spesso all’aperto e quando lo fa, il mondo esterno gli rammenta la sua età avanzata, la sua solitudine e ricordi che preferirebbe dimenticare. Ha la sensazione di vivere una storia senza fine e per poterla concludere, Thomas deve affrontare il suo passato.
 
Amateurs                                                                                                                          
di Gabriel Velázquez (Spagna 2008, 84')                                                                     AIt
Con Emilie De Preissac, Paco Luque, Alberto Díaz
 
Julio Nieves, sessantacinquenne caporeparto in un’impresa edile, ha passato tutta la sua vita a Vallecas, un sobborgo di Madrid. Ora deve affrontare il suo imminente pensionamento. La sua vita cambia quando una giovane sedicenne, come un dono dal cielo, arriva da Marsiglia e dice di essere sua figlia. Ma se non fosse veramente sangue del suo sangue? E cosa succederebbe se Nieves la ospitasse per lenire la sua solitudine? Quanto possono osare le persone per non restare sole?
 
  
AIt= Anteprima Italiana; AInt= Anteprima Internazionale 
VISTI DA VICINO
 
Il documentario è un percorso di ricerca ormai consolidato di Bergamo Film Meeting. La sezione Visti da vicino propone ben 22 film provenienti da diverse parti del mondo.
Sono produzioni indipendenti che scandagliano la realtà, multiforme e infinita. I documentari proposti – ma forse il termine non è più adatto ad esprimere la ricchezza produttiva a cui stiamo assistendo – riguardano le elaborazioni cinematografiche più varie ma sono sempre riconducibili a un tema, luogo, personaggio “visto da vicino”. L’interesse degli autori è rivolto alle persone, ai “casi”, alle situazioni particolari, alle zone di frontiera, alle singolarità nelle quali si generano tensioni tra il particolare e il generale, tra il vero e il falso, tra il dentro e il fuori.
 
 
Forty Foot
di Leticia Agudo, Aoibheann O’Sullivan, Paul McGrath (Irlanda 2009, 9’)                            AIt
Forty Foot è un’insenatura nascosta nella costa a Sud di Dun Laoghaire, Irlanda. È un luogo dove da almeno duecentocinquant’ anni alcuni gruppi di persone si trovano per nuotare, anche d’inverno.
 
Five Ways to Darío – Le cinque vie verso Darío
di Darío Aguirre (Germania 2009, 80’)                                                                      AInt
Darío Aguirre vive fra la Germania e l’Ecuador. Cercando il suo nome su internet trova centinaia di omonimi. Darío scive e-mail e lettere a molti di loro, cercando di sapere di più delle loro vite. Cinque Darío Aguirre gli rispondono e lo invitano a casa loro.
 
Angeles City, Philippines
di Davide Arosio, Alberto Gerosa (Italia, Filippine 2009, 30’)                                          
Un funzionario di polizia, un australiano in pensione, un’exballerina di go-go bars, un ladyboy euna prostituta vivono ad Angeles City, ex sede della più grande base militare americana al di fuori degli Stati Uniti, chiusa nel 1991. La presenza della base per quasi un secolo ha favorito il sorgere di molti bordelli, facendo della città filippina in una delle destinazioni più popolari del turismo sessuale.
 
Het geheim van Boccherini – The Secret of Boccherini – Il segreto di Boccherini
di Carine Bijlsma (Olanda 2008, 24’)                                                                                             AIt
Il padre della regista, il famoso violoncellista Anner Bylsma, pare sia uno dei pochi a conoscere “il segreto” di Boccherini. Bylsma realizza il suo sogno di recarsi nell’ormai abbandonato Palacio del Infante don Luis de Borbón, dove Boccherini scrisse le sue più importanti composizioni. Qui, un quintetto di giovani musicisti suonerà la musica del celebre autore.
 
Toonladders en TweedeklassersMiddle School Melodies – Melodie della scuola media
di Carine Bijlsma (Olanda 2009, 52’)                                                                          AInt
I musicisti di Yo! Opera organizzano un workshop settimanale per un gruppo di ragazzi di una cosiddetta “scuola secondaria nera”, con l’obiettivo di realizzare una piccola performance. Cantare, suonare, scrivere i testi delle canzoni: all’inizio è tutto nuovo per i ragazzi. Ma poi alzano la voce, in tutti i sensi. L’esperienza della loro vita quotidiana riecheggia nei testi delle loro canzoni.
 
Vienen por el oro, vienen por todo – Vengono per l’oro, vengono per tutto
di Pablo D’Alo Abba, Cristian Harbaruk (Argentina, Spagna 2009, 88’)                               AIt
Un intervento minerario, a pochi chilometri dalla città di Esquel, nella Patagonia argentina, suscita un forte dibattito nella popolazione. La miniera fornisce argento e oro, che la compagnia canadese Meridian Gold estrae usando cianuro e grandi quantità d’acqua. Sebbene la miniera porti lavoro, molti abitanti sono lontani dall’essere contenti del progetto. La decisione finale sarà presa dopo un referendum. Ma la città è divisa.
 
Il figlio di Amleto – The Son of Hamlet 
di Francesco Gatti (Italia 2009, 75’)
Nel 1989 il noto scrittore e critico d’arte Giovanni Testori presentò al mondo delle gallerie milanesi l’artista, fino ad allora sconosciuto, Sergio Battarola. Trovatosi di punto in bianco “adottato” come un figlio dalla firma più autorevole del momento, Sergio si creò le più rosee aspettative. Vent’anni dopo, scopriamo che le cose non sono andate proprio come pensava…
 
Cooking History
di Peter Kerekes (Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria, Finlandia 2009, 88’)
Un ritratto dei cuochi di guerra di tutta Europa che hanno vissuto i conflitti del XX secolo: 10 ricette raccontano la Storia, dalla Seconda Guerra Mondiale fino al conflitto ceceno, dalla Francia, ai Balcani, alla Russia. I ricordi raccontano un’altra Storia e ci portano dietro le quinte di date, fatti, dichiarazioni di guerra, battaglie e accordi di pace.
 
Commissariat – Police Station – Commissariato
di Ilan Klipper e Virgil Vernier (Francia 2008, 85’)                                                        AIt
Una stazione di polizia, nella tranquilla periferia di Rouen, in Normandia. Non c'è pathos, nessuna inquadratura spettacolare, la camera cerca di andare “oltre’” l’aspetto pittoresco o eroico degli eventi, ma senza nasconderne il lato umoristico. Le strategie della confessione, la seduzione, il rammarico e l'autorità ritraggono un mondo di ordinaria follia.
 
El puesto
di Aurélien Lévêque (Francia, Belgio 2009, 74’)                                                            AIt
Marin è un “peone”, un contadino, e vive da solo in una capanna nella profonda Patagonia Argentina. Con i suoi cani e i suoi cavalli controlla le pecore e i confini di una proprietà. La sua vita quotidiana è una lotta per la sopravvivenza nella solitudine, in un mondo fuori dal tempo. Un western senza spari e combattimenti.
 
La forteresse – The Fortress – La fortezza
di Fernand Melgar (Svizzera 2008, 104’)
Uomini, donne, bambini dalla Romania, dal Togo, dalla Georgia, dal Kosovo, dalla Colombia arrivano ogni settimana alle porte della Svizzera. Fuggono da guerre, dittature, persecuzioni e problemi economici. Vallorbe, è un centro d’accoglienza dove i rifugiati vivono quasi reclusi, nell’attesa che le autorità svizzere decidano cosa fare di loro. È la Fortezza, un tempo albergo di lusso, ora circondato da filo spinato.
 
Technozoyds: An Electromentary – Technozoyds: un electromentario
di Dion Merz, Nicole Biermaier, Ravi Vaid (Svizzera 2009, 78’)                                        AIt
Il 2003 ha visto l’apertura di un nuovo electro club underground a Zurigo: la Dachkantine. Divenuto in breve un punto di riferimento europeo, chiude improvvisamente nel 2006. Con interviste, reperti filmati dei concerti tenuti da DJ di minimal techno, letture di autori, gruppi musicali, il film restituisce un’immagine esauriente di questo eccezionale club.
 
Dovidjenja, kako ste? – Goodbye, How Are You? – Arrivederci, come stai?
di Boris Mitic (Serbia, Francia, Germania, Svezia, 2009, 60’)                                          AIt
Fra tutte le forme di satira, quella asciutta, fatta di una o due righe di aforismi, può essere il mezzo più efficace per commentare in modo informale, non pretenzioso, lo stato del mondo. In questo film, il potere degli aforismi satirici si combina con la libertà del documentario creativo e la magia dell’espressione visiva, per condurre lo spettatore in un viaggio introspettivo nei Balcani.
 
Grandi speranze – Great Expectations
di Martina Parenti, Massimo D'Anolfi (Italia 2009, 77’)
Un percorso nei luoghi e nei tempi della futura classe dirigente: chi insegna a giovani privilegiati come mantenere il potere; chi insegue il sogno di aprire una fabbrica di acqua minerale a Shanghai; chi si ostina a imporre un metodo di lavoro occidentale a impassibili impiegati cinesi… (continua). Tra destini già scritti, sete di successo facile e invasioni economiche, la commedia umana ci accompagna in un viaggio dall’Italia alla Cina.
 
La tumultueuse vie d’un déflaté – The Hectic Life of a Dismissed Worker – La tumultuosa vita di uno scoppiato
di Camille Plagnet (Francia, Burkina Faso 2009, 59’)                                                     AIt
La vita frenetica di Grand Z, per vent’anni guidatore della linea ferroviaria Abidjan-Ouagadougou , licenziato nel 1995 dalle Ferrovie Nazionali del Burkina Faso, a seguito delle privatizzazioni imposte dalla Banca Mondiale. Inveterato edonista, dopo una vita vissuta intensamente, Grand Z si ritrova a terra: con il licenziamento non gli resta che una vita difficile in attesa della pensione.
 
Jaffa, the Orange's Clockwork – Jaffa, la meccanica dell’arancia
di Eyal Sivan (Israele, Francia, Germania, Belgio 2009, 88’)
Storia degli agrumi originari della terra palestinese, conosciuti da sempre in tutto il mondo come “arance Jaffa”. La storia delle arance è la storia di questa terra. La lettura della rappresentazione visiva del marchio Jaffa riflette sui fantasmi dell’Occidente in tema di Terra Santa e Stato di Israele, e offre uno strumento per rivelare la storia mai raccontata di quella che una volta era un’industria comune e un simbolo per gli arabi e gli ebrei di Palestina.
 
Canto da terra d’água – Waterland Song – Canto della terra d'acqua
di Adriano Smaldone, Francesco Giarrusso (Portogallo, Italia 2009, 30’)
Un film in cui i paesaggi giocano un ruolo preponderante: blocchi tellurici indipendenti che descrivono gli eventi, ormai sepolti dall'azione del tempo, della regione portoghese di Trás-os-Montes. Le parole di David Afonso, le canzoni interpretate da Adélia Garcia e la lettura delle lettere, inserite in uno spazio privo di azione, consentono di addentrarci negli strati temporali che compongono la storia e l'immaginario transmontano.
 
Sacred Places – Luoghi sacri
di Jean-Marie Teno (Camerun, Francia 2009, 70’)                                               AIt
S. Leon, un modesto quartiere nella città di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso: si lotta per la sopravvivenza e per mantenere la propria dignità. Jean-Marie Teno riflette sui molti paradossi dell’Africa di oggi, attraverso le vite di tre persone: un costruttore e suonatore di djembé, il gestore di un video club che funziona anche come luogo di preghiera e un tecnico di cinquant’anni che ha deciso di diventare scrittore di lettere.
 
Boul fallé. La voie de la lutte – Boul fallé. The way of fight – Boul fallé. La via della lotta
diRama Thiaw (Costa d’Avorio, Sénégal, Francia 2009, 71’)                                          AIt
1988, i giovani senegalesi scendono in piazza per protestare contro la rielezione del presidente Abdou Diouf. Nasce il movimento “Boul Fallé”, che significa “fregatene e vai avanti”. I mezzi espressivi del movimento sono l’hip hop e la lotta. Dagli studi di registrazione nel suburbio di Pikine alle arene di sabbia, la telecamera della regista ci porta a conoscere i protagonisti del movimento: uomini che hanno deciso di tornare a essere nobili guerrieri.
 
Hinterland
di Marie Voignier (Francia 2009, 49’)                                                                          AIt
A settanta chilometri da Berlino, un’enorme cupola di metallo, che un tempo fu una base aerea della Germania Est, ospita una sorta di parco tropicale. Attraverso la scoperta delle “Isole Tropicali”, Hinterland propone una visione singolare sul Luogo e la Storia, tracciando un’archeologia poetica delle nostre relazioni con il Tempo, lo Spazio e l’Illusione.
 
Koluszki Blues – Nowhere Blues – Blues di nessun posto
di Bartosz Warwas (Polonia 2009, 19’)
Molto lontano, in una piccola città oltre le montagne e un’enorme foresta, Warkocz è intrappolato. Solo il Grande Amore può liberarlo. Mentre attende pazientemente che arrivi, Warkocz si spazzola la lunga barba, la chiave per il suo potere…
  
 
Nairobi Love Story
di Maria Weber (Italia, Austria, 2009, 45’)                                                                  AInt
Margareth e Eric si amano da cinque anni, ma i loro genitori sono contrari alla loro relazione perché appartengono a due differenti tribù keniote, in perenne conflitto culturale e politico: Margareth è una kikuyu e Eric è un luo. Tra gli alti e bassi del loro rapporto emergono anche idee diverse e contrapposte sul loro amore. 
 
AIt= Anteprima Italiana; AInt= Anteprima Internazionale 
JEAN GABIN: UNA CERTA IDEA DI FRANCIA
 
Si può descrivere in due parole la Tour Eiffel? Ovviamente no. Così come non è possibile per le coste della Normandia, l’Impressionismo, il Camembert, Edith Piaf…. Semplicemente, ci sono cose che esprimono meglio di altre una certa idea di un Paese e, per questo, bastano a se stesse; sono parte integrante del suo paesaggio e della sua storia. Jean Gabinè tra queste. Jean Gabin è Jean Gabin, ça suffit. Con questa retrospettiva/ omaggio di 24 film, Bergamo Film Meetingvuole “raccontare” uno degli attori più amati del cinema francese (nato nel 1904 e scomparso nel 1976), attraverso la visione dei film che meglio rappresentano le diverse fasi dei suoi ben quarantasei anni di carriera (dal 1930 al 1976), compiendo allo stesso tempo un viaggio entusiasmante nella storia del cinema d’oltralpe.
La formazione di Gabin ha inizio con il teatro di rivista: grazie al padre, artista di primo piano dei caffè concerto parigini, l’attore approda nel 1924 alle Folies-Bergère, come figurante. È qui che apprende il mestiere, calcando le scene dei cabaret e dei music-hall, fino a ottenere diverse parti come comprimario sui set, soprattutto in commedie brillanti e musicali.
Ma è l’incontro con il regista Julien Duvivier, nel 1934, a consacrarlo al grande schermo. Tra i due nasce un vero sodalizio, a partire da Maria Chapdelaine (Il giglio insanguinato, 1934), poi con La belle équipe (La bella brigata, 1936) e Pépé le Moko (Il bandito della Casbah, 1937). Lo stile di Gabin è già marcato, quel suo recitare “per sottrazione”, con gesti minimi e il semplice magnetismo dello sguardo (“alla Gabin” appunto), che riesce a dare profondità e intensità al carattere da interpretare.
Tre sono le anime cinematografiche di Gabin. Nella prima fase della sua carriera è l’eroe romantico e tormentato, votato a un destino ineluttabile, interprete dei drammi sociali del realismo poetico cari al maestro Duvivier come a Jean Renoir (Les bas fondsVerso la vita, 1936; La bête humaineL’angelo del male, 1938) e a Marcel Carné (Quai des brumes – Il porto delle nebbie, 1938; Le jour se lève – Alba tragica, 1939).
Il secondo Gabin, uscito dall’esperienza bellica (durante la quale ha servito nella 2me Division Blindée del generale Leclerc e ha intrecciato un’appassionata relazione con Marlene Dietrich), è un incanutito tombeur de femmes con non poche pennellate di amarezza e ambiguità (La Marie du port – La vergine scaltra, 1950, di Marcel Carné; En cas de malheur – La ragazza del peccato, 1958, di Claude Autant-Lara) – ma anche, a seconda dei casi, incisivo gangster o piedipiatti (Touchez pas au grisbì – Grisbì, 1954, di Jacques Becker; Le cave se rebiffe Il re dei falsari di Gilles Grangier, 1961; Maigret et l'affaire Saint-Fiacre – Maigret e il caso Saint Fiacre di Jean Delannoy, 1959)
Il terzo Gabin, infine, è il sornione patron, completamente imbiancato e un po’ appesantito dalla bonne cuisine du pays (la cucina francese, quella vera di una volta). Un po’ misantropo, un po’ filosofo, un po’ disincantato, un po’ padre putativo, ma generoso e ironico: L'air de Paris (Aria di Parigi, 1954) di Marcel Carné, Un singe en hiver(Quando torna l’inverno, 1962) di Henri Verneuil. Lo stesso genere di patron che, sotto il segno di Simenon, incarna un grande Maigret (in tre film) o uno statista alla Clemanceau (Le PresidentIl presidente, 1960, di Henri Verneuil), e che diviene, tra l’altro, collega, amico, padrino per le generazioni di attori francesi a venire, come Lino Ventura (Grisbì), Jean-Paul Belmondo (Un singe en hiver – Quando torna l'inverno di Henri Verneuil, 1962), Alain Delon (Mélodie en sous-sol – Colpo grosso al casino di Henri Verneuil, 1963), Gérard Depardieu (L'affaire Dominici – L'affare Dominici di Claude Bernard-Aubert, 1973).
 
In collaborazione con British Film Institute di Londra, Tamasa Distribution di Parigi, Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale di Roma, Fondazione Cineteca Italiana di Milano.
 
I film:
 
La belle équipe – La bella brigata di Julien Duvivier (Francia 1936, 100')
Les bas-fonds – Verso la vita di Jean Renoir (Francia 1936, 90')
Pépé le Moko – Il bandito della Casbah di Julien Duvivier (Francia 1937, 94')
La grande illusion – La grande illusione di Jean Renoir (Francia 1937, 114')
La bête humaine – L'angelo del male di Jean Renoir (Francia 1938, 100')
Le quai des brumes – Il porto delle nebbie di Marcel Carné (Francia 1938, 91')
Le jour se lève – Alba tragica di Marcel Carné (Francia 1939, 93')
Remorques –Tempesta di Jean Grémillion (Francia 1941, 79’)
Moontide – Ondata d'amore di Archie Mayo (Usa 1942, 94')
The Impostor – L’impostore di Julien Duvivier (Usa 1944, 92')
Au delà des grilles Le mura di Malapaga di René Clément (Francia, Italia 1949, 104')
L'air de Paris – Aria di Parigi di Marcel Carné (Francia, Italia 1954, 100')
Touchez pas au grisbi – Grisbì di Jacques Becker (Francia, Italia 1954, 94')
Chiens perdus sans collier – Cani perduti senza collare di Jean Delannoy (Francia, Italia 1955, 93')
Des gens sans importance – Appuntamento al chilometro 424 di Henri Verneuil (Francia 1956, 101')
La traversée de Paris – La traversata di Parigi di Claude Autant-Lara (Francia, Italia 1956, 80')
Les grandes familles di Denys de La Patellière (Francia 1958, 92')
Maigret et l'affaire Saint-Fiacre – Maigret e il caso Saint Fiacre di Jean Delannoy (Francia, Italia 1959, 101')
Les vieux de la vieille di Gilles Grangier (Francia, Italia 1960, 90')
Le président – Il presidente di Henri Verneuil (Francia, Italia 1961, 110')
Le cave se rebiffe Il re dei falsari di Gilles Grangier (Francia, Italia 1961, 98')
Un singe en hiver – Quando torna l'inverno di Henri Verneuil (Francia 1962, 105')
Mélodie en sous-sol – Colpo grosso al casino di Henri Verneuil (Francia, Italia 1963, 118')
L'affaire Dominici – L'affare Dominici di Claude Bernard-Aubert (Francia, Italia, Spagna 1973, 105')
  
LUCI E OMBRE: La Dark Lady
 
Se il genere noir ha avuto la sua massima fioritura nel cinema americano, tra gli anni ’40 e ’50, la Dark Lady ne è stata la sua regina. Stereotipo di una femminilità tanto seducente quanto traviante, in realtà la Dark Lady presenta sfumature più sottili, ambiguità più complesse. La sua centralità nella messa in scena e nella narrazione è fuori dubbio e funziona da specchio per fragilità, vigliaccherie, tradimenti, angosce e trasalimenti. LaDark Lady è un motore di sentimenti, passioni, malvagità, cadute, delitti. Ma proietta anche personalità forti, decise a tutto, che vanno incontro al proprio destino, con orgoglio e consapevolezza. Espressione del male, la Dark Lady è, a suo modo, anche angelo e giustiziere, che sconvolge l’universo maschile e allo stesso tempo ne incrina il potere e la tracotanza, mettendone a nudo, per contrasto, le tante nevrosi, l’impotenza, l’ipocrisia. Senza peraltro rinunciare al fascino, all’eleganza, a un erotismo tanto sfacciato quanto “naturale”, tanto seducente quanto inevitabile. Un personaggio forte, un campo magnetico di tensioni e di turbamenti, di collassi psicologici e di derive senza scampo. A lei hanno dato il volto numerose dive del passato (da Rita Hayworth a Lana Turner, da Barbara Stanwyck a Ida Lupino, da Gene Tierney a Gloria Grahame).
 
La rassegna si compone di 11 titoli.
 
In collaborazione con British Film Institute di Londra, Park Circus e Hollywood Classics di Londra, cineteca Griffith di Genova
 
 
I film:
 
Murder, My SweetL'ombra del passato di Edward Dmytryk (USA, 1944, 95')
LauraVertigine di Otto Preminger (USA, 1944, 88')
Scarlet StreetLa strada scarlatta di Fritz Lang (USA, 1945, 103')
Out of the PastLe catene della colpa di Jacques Tourneur (USA, 1947, 97')
The Lady from ShanghaiLa signora di Shanghai di Orson Welles (USA, 1947, 92')
The Postman Always Rings TwiceIl postino suona sempre due volte di Tay Garnett (USA, 1946, 113')
Deadly Is the Female – Gun CrazyLa sanguinaria di Joseph H. Lewis (USA, 1950, 86')
Human Desire – La bestia umana di Fritz Lang (USA, 1954, 91')
Angel FaceSeduzione mortale di Otto Preminger (USA, 1952, 91')
They Drive by NightStrada maestra di Raoul Walsh (USA, 1940, 95')
Double IndemnityLa fiamma del peccato di Billy Wilder (USA, 1944, 106')
  
 
DARKMARATONA & MIDNIGHT MOVIE
 
La figura della Dark Lady è protagonista anche delle nottate del Meeting, con 3 titoli distribuiti tra proiezioni di mezzanotte e la consueta maratona notturna del festival, che ogni anno riscuote sempre un grande successo e raccoglie un folto numero di appassionati cinefili.
 
 
Midnight Movie:
 
The Blue Dahlia – La dalia azzurra di Gorge Marshall (Usa 1946, 96')
Rientrando a casa dopo il congedo dalla marina militare, Johnny sorpende sua moglie Helen tra le braccia di Eddie, il proprietario della discoteca Blue Dahlia. Quando Helen viene trovata assassinata, Johnny è sospettato di omicidio. Unico film scritto direttamente da Raymond Chandler per lo schermo.
 
 
 
Darkmaratona:
 
Una notte “in bianco” sprofondando nelle ombre del cinema noir, tra le inquietudini e le tensioni di un B-Movie d’eccezione, Detour(1945) di Edgar G. Ulmer, e le incursioni nel fantastico de Il bacio della pantera (1942) di Jacques Tourneur.
 
Cat People – Il bacio della pantera di Jacques Tourneur (Usa 1942, 73')
Prodotto da Val Lewton per la Rko, diretto da Jacques Tourneur, il prototipo del film fantastico d’atmosfera. L’orrore sta acquattato nell’oscurità del fuori campo, la tensione nasce da passi, fruscii, ombre che scivolano sui muri, la donna-pantera, il “mostro” può essere reale o del tutto immaginario, creato da una psicosi. Simone Simon è un perfetto “angelo nero”, in bilico tra ingenuità e senso di colpa. Un capolavoro non eguagliato dal remake di Paul Schrader.
 
Detour di Edgar G. Ulmer (Usa 1945, 67')
Un caso, una deviazione, e la vita si trasforma in un incubo irrazionale. Un musicista squattrinato si mette in viaggio da New York in autostop per raggiungere la fidanzata che si è trasferita a Los Angeles. La morte accidentale dello sconosciuto che gli ha dato un passaggio e la comparsa di una donna incontrata per strada lo portano fuori strada, in un bar di periferia, a ricordare un omicidio e la fidanzata perduta. Costruito in un lungo flashback, il noir più astratto e perfetto di Edgar Ulmer. 
ARIA FRESCA: Il NUOVO CINEMA UNGHERESE
 
Guardando alle produzioni e agli autori emersi in questi ultimi anni, si può parlare tranquillamente di una nuova onda del cinema ungherese. Sebbene il cinema magiaro non abbia mai attraversato periodi di decadenza, è vero che una nuova generazione di registi si va affermando, con evidenza e personalità, portando con sé nuovi stili e nuove forme, raccontando storie e situazioni dell’oggi, con tocco e maestria d’autore. All’edizione 2010 del Magyar Filmszemle, il festival nazionale ungherese che comprende anche sezioni dedicate ai corti e ai documentari, cinque lungometraggi di finzione in concorso su sedici erano opere prime, sette portavano la firma di autori nati dopo il 1970. È l’affermarsi di una generazione nuova, in cui spiccano i nomi di György Pálfi (1974), Aaron Matyassy (1978), Szabolcs Hajdu (1972), ma dove si contano molti altri giovani alla loro opera prima o seconda, che si stanno facendo largo nei festival internazionali di tutto il mondo. Per non parlare di Csaba Bollok la cui carriera, pur essendo nato negli anni ‘60, ha preso l’avvio insieme a quella dei suoi colleghi più giovani.
Si può dire che il cinema dei giovani nasca, innanzitutto e non senza ambivalenze, dal rapporto con un cospicuo passato. Mundruczo, ad esempio, è in qualche modo legato a Jancso, di cui ha interpretato l’ultimo film, Oda az igazsag (Tanto per giustizia, 2010), e del quale recupera e reinventa le magniloquenze stilistiche in Delta (2007); Palfi sembra avvicinarsi all’ariosa libertà della narrazione di Gyorgy Szomjas, mentre Flieghauf, riconosce i suoi debiti nei confronti di Béla Tarr. Allo stesso modo, Aron Matyassy in Utolso idok (Tempi perduti, 2009) ha forse tenuto conto della lezione di Péter Gothar, soprattutto quello di Paszport (Passaporto, 2000) e Agnes Kocsis in Friss levego (Aria fresca, 2006) sembra memore del magnifico corto di Polanski, Gdy spadaja z nieba anioly (La caduta degli angeli, 1959).
La tradizione, dunque, ma anche la ricerca. L'Universitá d'Arte di Teatro e di Cinema (Színház- és Filmművészeti Egyetem) continua a formare e irrobustire nuove leve, garantendo quel plafond di professionalità sul quale innestare l’inventiva dei singoli, che poi trova la complicità di una legislazione che dopo il 1989 ha intelligentemente rivisitato un sistema di intervento pubblico, affidandone il controllo in buona parte ai cineasti stessi.
Difficile stabilire un’identità complessiva del movimento, azzardare costanti e linee guida, ma è pur vero che nel panorama complesso dei “nuovi autori” persiste uno slancio irrequieto verso la sperimentazione. Il nuovo cinema ungherese infatti non rinuncia al rischio, sia con le situazioni che rappresenta e che riguardano il più delle volte personaggi “ai limiti”, molto vivaci sul piano umano, portatori di forti conflittualità , sia con una messa in scena capace di portare elementi di provocazione e creatività.
 
La rassegna è realizzata in collaborazione con Magyar Filmunió di Budapest.
 
 
I film:        
      
Észak, észak – Nord, Nord
di Csaba Bollók (Ungheria 1999, 70')
Un giorno Juli si allontana da casa in bicicletta, dimenticandosi la bussola. Ha intenzione di andare verso nord, tra le montagne. Quando scende la sera capisce di essersi perduta. Il padre della giovane donna incarica Misi, "l'automobilista" , di ritrovarla. I due differenti percorsi di Juli e Misi disegnano la mappa di un paese strano, surreale, dove viaggiatori e abitanti sembrano essere allo stesso modo stranieri.
 
HukkleSinghiozzo
di György Pálfi (Ungheria 2002, 78')
Un uomo seduto su una panchina ha il singhiozzo, un giovane ubriaco russa in carrozza, una gentile signora anziana raccoglie i lillà nella valle, donne cuciono nel negozio del sarto, uomini giocano a bowling in una birreria, l'apicoltore raccoglie il miele, una mietitrice miete il grano che al mulino diventerà farina… Mentre tutto questo accade, un poliziotto cerca di scoprire l'autore di un omicidio. Eccentrico e intrigante.

Fehér tenyér – White Palms – Palmi bianchi
di Szabolcs Hajdu (Ungheria 2006, 97')
Miklós Dongó, ginnasta di grande talento, giunge in Canada per allenare Kyle, uno dei più promettenti ginnasti della squadra nazionale. Ma Kyle è un osso duro, egocentrico e arrabbiato. L’invenzione della storia si mescola a elementi autobiografici ed esperienze reali, vissute dal fratello del regista, Zoltán Miklós Hajdu, atleta affermato e interprete principale del film.
 
Iszka utazása – Iska’s Journey – Il viaggio di Iszka
di Csaba Bollók (Ungheria 2007, 92')
Iska ha dodici anni e vive per strada in una città carbonifera dell’Europa dell’Est. Il film è la storia delle sue lotte per la sopravvivenza. La protagonista Maria Varga interpreta un ruolo che è simile a quello della sua vita reale. La sua ingenuità e la sua vitalità danno un fascino tragico alla storia.
 
Tejút – Milky Way – La Via Lattea
di Benedek Fliegauf (Ungheria 2007, 82')
Il protagonista del film è il pianeta Terra, o meglio la galassia dell'umanità: la Via Lattea. Composto da diversi episodi legati tra loro da uno stile e un'atmosfera identici, il film utilizza il tema del mistero come filo rosso delle diverse storie, un mistero proteiforme che va dal normale al divino, passando per la psicologia, la natura e il micro-realismo.
 
Delta
di Kornél Mundruczó (Ungheria, Germania 2008, 96')
Un uomo torna a casa per assistere al funerale del padre. Vent’anni prima era stato cacciato dalla madre e per questo non aveva mai conosciuto sua sorella. Il loro primo incontro risulta fatale, perché i due si innamorano. Insieme, scoprono che il padre è stato ucciso dalla madre con l'aiuto del suo amante…

Friss levegö
– Fresh Air – Aria Fresca
di Ágnes Kocsis e Andrea Roberti (Ungheria 2006, 109')
Viola è una bella donna che lavora come custode di una toilette pubblica. È sola, e cerca un uomo tra annunci sui giornali e incontri per cuori solitari. Angela, sua figlia, ha diciassette anni e vuole diventare stilista. Un giorno la ragazza scopre il segreto della madre.
 
Utolsó idök – Lost Times – Tempi perduti
di Áron Mátyássy (Ungheria 2009, 90')
Storia di una vendetta e di un rapporto ambiguo tra fratello e sorella. Siamo nel 1997, alla frontiera fra l'Ungheria e l'Ucraina. Un meccanico, contrabbandiere di sigarette e benzina, vive con la sorella autistica, che viene stuprata da due sconosciuti. Lui scopre chi sono. 
Fondo Nino Zucchelli.
CINEMA FINLANDESE: ANNI RIBELLI
 
Prosegue dal 2005 la collaborazione con il Fondo Zucchelli – una dotazione di circa 200 film provenienti dagli archivi della manifestazione cinematografica Gran Premio Bergamo Internazionale del film d’Arte e sull’Arte, donati alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e in deposito presso Lab 80 film.
Il Gran Premio Bergamo negli anni seppe intercettare cinematografie poco conosciute e comunque non visibili nel circuito distributivo italiano. È il caso, ad esempio, della cinematografia finlandese, sulla quale Bergamo Film Meeting si concentra quest’anno, con due film che appartengono al Fondo: Pilvilinna (Il castello dei sogni) di Sakari Rimminen e Laukaus Tehtalla (Uno sparo in fabbrica) di Erkko Kivikoski. Entrambi sono stati realizzati all’inizio degli anni ’70, una stagione che, dopo l’esperienza del ’68, conosce i fenomeni giovanili del ribellismo, del rifiuto del mondo famigliare, della liberazione sessuale, delle tensioni nelle fabbriche, della violenza contro le istituzioni. I due film raccontano storie di disagio e di smarrimento, di crisi individuali e sociali, rappresentando con efficacia il clima di cambiamento sociale e antropologico di quegli “anni difficili”.
 
Pilvilinna – Il castello dei sogni
di Sakari Rimminen (Finlandia 1972, 90’)
Il giovane Erik lascia Parigi e torna in Finlandia, dai suoi genitori e nel suo vecchio liceo occupato da giovani radicali e arrabbiati, che considerano la disciplina imposta dagli insegnanti una forma di capitalismo imperialista. Erik, un po’ riluttante, vaga in compagnia di Annida, una ragazza appartenente a una famiglia benestante che comincia a sperimentare il sesso e la marijuana. Film generazionale, teso e asciutto.
 
Laukaus Tehtaalla – Uno sparo in fabbrica
di Erkko  Kivikoski (Finlandia 1973, 85’)
La fabbrica Finnmetalli naviga in cattive acque e si fonde con la Polyvanainen. I nuovi dirigenti decidono di licenziare una quarantina di operai. Si tenta di organizzare lo sciopero, ma i padroni giocano sulla non compattezza dei dipendenti. Mentre tutti subiscono passivamente il trasferimento oppure la pensione anticipata, l’operaio Henrikson perde il controllo e imbraccia il fucile…
 
 



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ANTEPRIME
 
Un sogno serio
di Andrea Pellizzer (Italia 2009, 70’)
Nella stagione calcistica 2007/08, una piccola società di calcio iscritta al campionato cadetto raggiunge un traguardo storico e impensabile fino a pochi mesi prima: disputare, al termine di una strepitosa stagione, le finali dei Play Off per approdare ad un sogno che si chiama Serie A. Quella dell'U.C. AlbinoLeffe è un’avventura che la squadra condivide con tutti gli abitanti della Val Seriana.
 
 
Indesiderabili
di Chiara Cremaschi (Italia 2010, 52’)
Rieucros è un piccolo paese del Sud della Francia, nella regione della Lozere. In applicazione del decreto di legge del 12/11/1938 riguardante gli stranieri, diventa la sede del primo campo di internamento in Francia. Baldina Di Vittorio e Giulietta Fibbi là hanno compiuto 20 anni. Entrambe provenivano da famiglie di esuli italiani antifascisti. Al campo hanno condiviso il quotidiano con altre donne, il freddo, la fame e la voglia di restare lucide e vive.
 
 
CULT MOVIE
 
All About Eve – Eva contro Eva
di Joseph L. Mankiewicz (Usa 1950, 138’)
Una famosa attrice di Broadway (Bette Davis), ormai ultra quarantenne, prende sotto la sua protezione una giovane, ambiziosa e astuta arrampicatrice, che a poco a poco la scalza dal trono. Commedia sul mondo del teatro, esemplare nel sapiente equilibrio tra sceneggiatura e regia e nella brillantezza tagliente dei dialoghi. Ebbe quattordici nomination agli Oscar e ne vinse sei: film, regia, sceneggiatura, George Sanders (attore non protagonista) , suono, costumi.



 
AVANTI!Un progetto di distribuzione culturale
 
È dal 2005 che ai festival di Bellaria e Torino è presente una giuria che sceglie alcuni documentari italiani da distribuire nel circuito culturale dei cineforum e delle varie forme di associazione che in Italia si impegnano a diffondere la cultura cinematografica, senza trascurare le nuove forme di linguaggio e le realizzazioni indipendenti. Il “premio”, assegnato da alcuni operatori che agiscono nel settore della distribuzione e della produzione, consiste nell’aiuto alla diffusione delle opere selezionate. Attraverso la rete di contatti che attività come Lab 80 film, Bergamo Film Meeting e FIC – Federazione Italiana Cineforum hanno costruito nel corso degli anni, si vuole dare maggiore visibilità a film che altrimenti rischierebbero di circolare solo nei festival specializzati. AVANTI! vuol dire Agenzia Valorizzazione Autori Nuovi Tutti Italiani. Il punto esclamativo vuol essere di sprone e di buon auspicio.
Bergamo Film Meeting è uno degli attori principali di AVANTI!; così è parso giusto agli organizzatori presentare, per il secondo anno consecutivo, due delle opere selezionate nell’ultima edizione di Torino Film Festival.
 
Corde di Marcello Sannino (Italia 2009, 55’)
“I campioni non si fanno nelle palestre. Si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione” (Muhammad Alì). Ciro è un giovane pugile di Napoli; fin dall’età di tredici anni i suoi maestri Geppino e Lino Silvestri gli hanno insegnato che la stoffa del campione sta nell’avere un grande sogno che anima la volontà. Il sogno di Ciro è una vita normale, nonostante la difficoltà di crescere in un quartiere dove violenza e degrado accompagnano la vita di tutti.
 
Magari le cose cambiano di Andrea Segre (Italia 2009, 69’)
Nel cuore della Ponte di Nona di oggi, Sara e Neda ci conducono in una sorta di autoinchiesta su quali siano le dinamiche di interesse e di potere che segnano le vite quotidiane di migliaia di cittadini come loro: quartieri costruiti senza servizi, senza collegamenti viari, senza luoghi di socialità, senza nessuna manutenzione. Imbuti schiacciati dal traffico disumano di una città costruita pensando solo all’interesse delle rendite fondiarie e dei bacini elettorali.
  
CINESCATTI
 
Cinescatti è il nuovo progetto di Laboratorio 80 e Bergamo Film Meeting per il recupero e la valorizzazione degli archivi di famiglia, con particolare attenzione ai filmati realizzati da cineamatori tra gli anni ‘30 e gli anni ‘80 nei formati 9,5mm, 8mm, Super8, 16mm.
I materiali, spesso dimenticati in armadi, soffitte e cantine sono documenti preziosi per ricostruire una sorta di “psicologia del Novecento” fatta di paesaggi umani e di scenografie ormai scomparse. Questo è un nuovo campo di ricerca che può coinvolgere singoli individui e famiglie, istituzioni pubbliche e private, scuole e università. Gli interventi di raccolta ed elaborazione dei filmati, infatti, sono di grande interesse per le ricadute sui territori di volta in volta interessati e sono rivolti in particolare ai Comuni, alle biblioteche, agli assessorati alla cultura, agli studenti e al corpo insegnante, a tutti coloro che posseggono filmati e che hanno a cuore la loro conservazione e la loro utilizzazione per scopi culturali e didattici.
Il progetto si avvale dello strumento dei bandi di raccolta per la donazione dei filmati, con lo scopo di effettuarne la trascrizione su supporto digitale e assicurarne la custodia.
Dal 6 al 28 marzo, alla Sala di Porta S. Agostino di Bergamo, il progetto Cinescatti sarà presentato al pubblico. L’iniziativa prevede la proiezione di filmati realizzati da registi, enti, associazioni e istituzioni italiane ed europee, che già da tempo hanno avviato progetti di raccolta, archiviazione ed elaborazione dei film di famiglia. Durante la giornata conclusiva, il 27 marzo, si terrà un incontro che vedrà la presenza di esperti italiani e stranieri.
Il primo bando di Cinescatti per la raccolta di filmati è aperto dal 6 marzo al 30 giugno 2010.
 
Presentazione:
venerdì 5 marzo 2009 – ore 18. 30
Porta Sant’Agostino, Bergamo
 
 
Il programma dell’iniziativa:
 
Dal 6 al 28 marzo 2010
Cinescatti
Porta Sant’Agostino, Bergamo
 
Apertura:
da martedì a venerdì ore 16-19
sabato e domenica ore 11-19
lunedì chiuso.
 
Negli orari di apertura, tutti i giorni saranno proiettati i film:
 
A Malestrom – A Family Chronicle – Il Maelstrom: cronaca famigliare
di Péter Forgács (Olanda 1997, 60')
I Peeremboom sono una numerosa famiglia di ebrei olandesi; The Maelestrom – A Family Chronicle riutilizza e monta immagini tratte in prevalenza dalla loro collezione di home movie che documentano gli avvenimenti della loro vita famigliare dal 1933 al 1942: gli anni che vedono la nascita e la crescita del nazismo in Europa.
 
Private Century – See you in Denver – Secolo privato – Ci vediamo a Denver
di Jan Šikl (Repubblica Ceca 2007, 52')
Il destino di due generazioni della famiglia Hvanhara, dal 1920 al 1970. Il capofamiglia è il fondatore di una società di distribuzione e di una rete di sale cinematografiche. I figli crescono tra slapsticks e western, «See you in Denver» è la battuta di uno dei loro eroi preferiti. Un motto che li accompagna per tutta la vita.
 
 
 
Circo Togni Home Movies – Work in Progress
a cura di Associazione Home Movies e La camera ottica (Italia 2006, 53')
I film in 8mm della famiglia Togni e del Circo, dagli anni '40 agli anni '70. Darix, una leggenda del circo, e la sua famiglia: gli uomini, le donne, i figli, gli animali. Sempre in viaggio, il circo non si ferma mai. Quando non è in primo piano, è nello sfondo. La cinepresa lotta per cogliere  momenti di una famiglia che vorrebbe essere uguale a tante altre: i figli che crescono, le feste, i giochi, il mare.
 
Memoire d’outremer – Memorie d’oltremare
di Claude Boisson (Francia 1997 60')
Un montaggio di filmati girati tra gli anni ‘20 e gli anni ’60, in tutte le colonie francesi. Nel rovistare nei mercatini delle pulci e tramite le inserzioni su giornali, Claude Bossion ha raccolto sessanta ore di girato e ne ha fatto un vero film. Frasi lette da attori, tratti da ricordi, presi dagli archivi o romanzi popolari entrano in risonanza con le immagini.
 
Superottimisti in Valsesia
A cura di Superottimisti (Italia 2009, 60')
Una raccolta di pellicole effettuata tra le comunità Walser dell'alta Valsesia ha portato alla luce circa 30 ore di materiale amatoriale che racconta la valle, la sua gente, le sue tradizioni, i suoi cambiamenti. Il montaggio riunisce le immagini più belle, accompagnate da una selezione di canti registrati amatorialmente negli anni '50 in quella zona.
 
Le memorie sono fatte di questo
di Barbara Cattaneo, Alberto Valtellina (Italia 2010, 75')
Enrico Cattaneo detto “Ketto”, nato nel 1917 in una famiglia benestante, ha attraversato il XX secolo in modo avventuroso e originale. Appassionato cineasta, ha ripreso alcuni momenti significativi della sua vita, tra Bergamo, le montagne di Gromo e la guerra in Russia. Il vivace racconto, effettuato in prima persona, si intreccia a fotografie, filmati, disegni, lettere e libri tratti dal suo vasto archivio. I grandi eventi del secolo passato sono chiaramente leggibili sullo sfondo, ma colti nella loro quotidianità.
 
Venerdì 26 marzo – ore 21,00
Proiezione dei film:
Come un canto. Appunti e immagini di un regista dimenticato
diPaolo Simoni e Claudio Giapponesi (Italia 2009, 25’)
Inventario balcanico
di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi (Italia 2000, 63’)
 
Sabato 27 marzo – ore 15,00
Incontro di presentazione del progetto Cinescatti e di altre iniziative italiane e straniere rivolte al recupero e alla conservazione degli archivi di famiglia. Partecipano Associazione Home Movies di Bologna, Progetto Superottimisti di Torino, Cinémathèque Cinémémoire di Marsiglia.
 
ore 18,00
Ricordi In-versi  – Spettacolo per musica, poesie e pellicole.
Le poesie del poeta Guido Catalano vivono sullo schermo grazie alle immagini dell'archivio Superottimisti, accompagnate dalla musica dal vivo di Gattico & Suzuki (pianoforte e violino).
La regia è a cura di Alessandro Bernard.
  
DEVIAZIONI
 
Proposte e iniziative “difformi e/o dislocate”, in perfetta sintonia con la filosofia del festival.
 
Fern-Fenster di Simonetta Fadda, Osvaldo Arioldi Schwartz
Videoproiezione con colonna sonora dal vivo (Italia 2010, 20’)
Le parole sono di Simonetta: «Giorno e notte, il mio dirimpettaio fa sempre la stessa cosa: scrive sul suo computer davanti alla finestra. A volte, beve birra mentre scrive. Io lo guardo. Due finestre che diventano due schermi. Il voyeurismo estremo produce un’opacità dello sguardo». Osvaldo Schwartz dialoga con le immagini attraverso la musica. Venti minuti di tensione audiovisiva.
 
Deviazioni/Oro. Un’invenzione di Matteo Corona
Nell’atrio dell’Auditorium, sala di proiezione principale del festival, un lungo muro progettato, realizzato, e “illustrato”  – con la tecnica dello stencil a spray – dal writer Matteo Corona “Oro”, accompagnerà gli spettatori nella camera oscura del Bergamo Film Meeting 2010. L’installaziane s’ispira ai film presentati nella rassegna dedicata alla Dark Lady.
 
E ancora:
 
·                    Dal 5 al 14 marzo presso la tensostruttura Meeting Point in piazza Libertà, Bergamo Film Meeting ospiterà incontri con gli autori e i registi presenti al Festival. Il programma delle giornate è allegato alla cartella stampa. Tra le varie iniziative segnaliamo gli eventi organizzati da MilanoNera, legati alla rassegna sulla Dark Lady e l’incontro di venerdì 12 alle ore 19, con Niccolò Ammaniti, che parlerà di cinema e letteratura.
 
 
·                    Dal 5 al 28 marzo, la cucina italiana sarà protagonista al cinema e in 40 ristoranti della provincia di Bergamo, grazie alla rassegna enogastronomica Fuori Menù, voluta dall’associazione Promozione del Territorio e realizzata dai suoi soci fondatori: Camera di Commercio di Bergamo, Ascom, Confindustria, Ente Fiera Promoberg e Bergamo Fiera Nuova. Durante le giornate di Fuori Menù, nei locali che hanno aderito all’iniziativa, sarà possibile scegliere un menù ispirato a un celebre film, per rendere omaggio a Bergamo Film Meeting. Un’iniziativa per far incontrare due settori fondamentali della cultura e della tradizione italiana, il cinema e la ristorazione, unenendo i piaceri del gusto, del cibo e della visione cinematografica. 
 



BERGAMO FILM MEETING – presidente Alberto Castoldi, direttore Angelo Signorelli, segreteria Fiammetta Girola – è realizzato con il patrocinio e il contributo di:
 
Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema
Comune di Bergamo
Commissione Europea – Media Programme
Regione Lombardia – Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
Fondazione ASM Brescia
Fondazione della Comunità Bergamasca
Credito Bergamasco
Fondazione Banca Popolare di Bergamo Onlus
Camera di Commercio e Industria di Bergamo
 
Media Partner:
Cineforum, L’Eco di Bergamo, Files Multimedia, Tassino Eventi, MilanoNera, RockIsland.it, Festival o Festivals
 
con la collaborazione di:
British Film Institute di Londra
Fondazione Cineteca Italiana di Milano
Magyar Filmunió di Budapest
Cineteca Griffith di Genova
Tamasa Distribution di Parigi
GAMeCinema
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Accademia Carrara di Bergamo
Università degli Studi di Bergamo
Lab 80 film di Bergamo
FIC – Federazione Italiana Cineforum
Laboratorio 80
Fondazione Alasca
Cinescatti
CGIL di Bergamo
Auditorium ARTS di Bergamo
Torino Film Festival
Trieste Film Festival – Alpe Adria Cinema
Cortopotere Short Film Festival
Milano Film Festival
Karlovy Var IFF
Festival International de Films de Femmesdi Créteil
Titanic Internation Film Festiva (Ungheria)
Festival International du Film de La Rochelle
Film Festival Cottbus
 
  
 
BERGAMO FILM MEETING è socio fondatore e membro dell’AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema e del Coordinamento Lombardo dei Festival di Cinema.
 
 

 
BERGAMO FILM MEETING 2010 – INFO
 
 LUOGHI / PROIEZIONI
Le proiezioni si terranno all’Auditorium di Piazza Libertà.
La rassegna “Visti da vicino” ed eventuali repliche si terranno al Cinema Capitol Multisala, via Tasso 41.
Proiezioni, incontri e attività collaterali del progetto cinescatti saranno presentati alla Sala di Porta S. Agostino.
Tutti i film in lingua originale sono proiettati con i sottotitoli italiani.
Il programma delle proiezioni potrà subire modifiche per cause di forza maggiore. Le variazioni saranno comunicate tramite cartelli esposti nei luoghi del festival.
Dal 6 al 13 marzo, in Via Tasso 4, nell’ex Sala Consiliare all’interno dell’edificio della Biblioteca Caversazzi, saranno aperti gli uffici per l’accoglienza degli ospiti, la segreteria e l’ufficio stampa. Lo spazio è concesso dal Comune di Bergamo Divisione Attività Culturali e Turismo.
Dal 5 al 14 marzo, in Piazza Libertà, sarà aperto il Meeting Point, una tensostruttura con servizio ristorazione e spazio per incontri, dibattiti, conferenze stampa, concerti, serate speciali e feste.
 
PUBBLICAZIONI
Le pubblicazioni date dal festival sono 2: un Catalogo Generale con le informazioni relative alla Mostra Concorso e alle altre Sezioni del Meeting e il volume dedicato a Jean Gabin. Tutte le pubblicazioni contengono saggi originali, filmografie complete, interviste con autori, repertorio bibliografico e un’ampia documentazione fotografica.
 
BIGLIETTI / ABBONAMENTI
Biglietti e abbonamenti saranno in vendita presso l’Auditorium di Piazza Libertà a partire dalle 14.30 di sabato 6 marzo.
Il costo del biglietto per le proiezioni di ogni singola fascia giornaliera (mattino, pomeriggio, sera) in Auditorium è di 6 euro.
Il costo del biglietto per ogni fascia giornaliera (pomeriggio, sera) al Cinema Capitol è di 3 euro.
Non si accettano prenotazioni dei posti in sala e non è prevista prevendita dei biglietti.
Il costo della tessera valida per tutte le proiezioni è di 30 euro e di 25 euro per gli abbonati Lab 80, Noi Club, dipendenti e clienti Credito Bergamasco, Giovani Card, Associazione Fidelio, studenti universitari regolarmente iscritti, dipendenti e clienti Banca Popolare di Bergamo.
L’abbonamento dà diritto a ricevere le pubblicazioni e la borsa di Bergamo Film Meeting 2010.
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    Bergamo Film Meeting

    Scadenza 16 gennaio 2010

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    CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
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    Bergamo Film Meeting
    XXVIII EDIZIONE
    6-14 Marzo 2010
    ISCRIZIONE AL FESTIVAL:
    La scadenza della
    MOSTRA-CONCORSO – competizione internazionale per lungometraggi di finzione è il 16 gennaio 2010.

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    Scarica il regolamento (.pdf)
    Scarica la scheda di iscrizione (.pdf)
    Compila la scheda di iscrizione on-line

    Il bando della sezionenon competitiva VISTI DA VICINO – Mostra internazionale per documentari di creazione e opere di ricerca è scaduto il 18 dicembre 2009.

    Informazioni sul sito www.bergamofilmmeeting.it

     
    BERGAMO FILM MEETING
    Via Pignolo, 123
    24121 Bergamo

    Tel. +39 035363087
    Fax +39 035341255
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      Bergamo Film Meeting

      A Bergamo, dal 7 al 15 marzo 2009

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      CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
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      BERGAMO FILM MEETING
      7 – 15 marzo 2009
       
       
      Con ostinazione tutta cinematografica…
       
       
      E' stata aggiunta una sezione, Frontiera, che ha raccolto un progetto dell’autunno 2007 e lo propone ora in maniera più articolata, mettendo insieme cinema, arti visive, grafica e scrittura. Il progetto non riguarda solo tracciati geografici, confini etnici e culturali, differenze e discrimini, ma anche modi di rappresentazione, contaminazioni espressive, possibilità estetiche. Una riflessione che annoda tra loro i fili della memoria, emergenze sociali e nuove evenienze. Un tragitto che coinvolge più luoghi della città: l’Auditorium, la Porta S. Agostino, l’Urban Center.
      La sezione Visti da vicino acquista quest’anno maggiore rilevanza e cresce nell’articolazione delle proposte, occupando anche la fascia serale nella Sala Uno del cinema Capitol. La rassegna si occupa del documentario di ricerca e di creazione, quello che non rinuncia alla costruzione cinematografica e a muoversi nei territori dell’ambiguità, dove la realtà si confonde con la finzione e la finzione si rivela a volte come una maschera del reale. Di vario genere sono gli sguardi che scandagliano l’esistente nelle sue “variazioni”, difformità, stranezze, singolarità.
      E poi ci sono gli altri film, in primis quelli della Mostra Concorso, che sono votati da tutto il pubblico di Bergamo Film Meeting. Ci preme sottolineare l’aggettivo tutto, proprio perché vogliamo che il premio sia l’espressione di una sensibilità e di una preferenza condivise, che sia un indicatore degli effetti che il film ha sugli spettatori, su un pubblico vario ma competente e curioso: è un ulteriore atto di fiducia verso chi ci segue e si aspetta di vedere film che, in qualsiasi parte del pianeta, cercano di leggere il presente in maniera non banale, ma viva e profonda.
      La regista francese Claire Denis è la protagonista di quest’anno: un’autrice nel senso pieno del termine, che opera attraverso cifre stilistiche molto personali, una figura di spicco nel panorama del cinema europeo. I suoi film sono profondamente calati nella contemporaneità e sono fatti della concretezza dei sentimenti e delle passioni, degli smarrimenti e degli incontri, delle differenze e delle contaminazioni.
      A Carol Reed è dedicata la retrospettiva storica ed è la prima organizzata in Italia; la proposta privilegia la produzione del periodo cha va dagli anni ’30 agli anni ’40 e presenta film poco visti, che si muovono nei territori del noir e del melodramma, del film spionistico e del dramma sociale, della commedia e dell’intrigo psicologico. Non mancheranno i film tratti dai romanzi di Graham Greene, ma è soprattutto in quelli meno visti che si rivela la capacità del regista inglese di trattare materie differenti con uno stile che amalgama la grande tradizione del realismo cinematografico inglese con evocazioni espressionistiche e cinema da grande Studio.
      Fin dalle origini Bergamo Film Meeting ha avuto un rapporto di collaborazione molto attivo con il British Film Institute di Londra, un deposito immenso di capolavori, di copie restaurate, di cult movie. Praticamente tutte le retrospettive, non solo quelle dedicate al cinema inglese, hanno attinto agli archivi di questa prestigiosa istituzione, con la quale esiste una relazione che non esitiamo a chiamare affettiva. Quasi tutti i film di Reed arrivano da lì. Ci sembrava giusto e doveroso contrassegnare con una proposta specifica la condivisione di un cammino di ricerca e di riscoperta di tanto cinema del passato, che ha sempre coinvolto appassionatamente il pubblico del festival. Questo è il motivo – ma non è il solo, si tratta pur sempre di grande cinema – del breve omaggio a una grande, grandissima attrice come Bette Davis. Sette film importanti, restaurati di recente dal BFI, tutti da scoprire: sette interpretazioni che è inutile raccontare con le parole, perché vanno godute sul grande schermo e seguite “dal vivo” nelle loro sfumature, progressioni, variazioni, capacità identificative e occasioni di coinvolgimento. Siamo particolarmente contenti di questo regalo che facciamo al nostro pubblico.
      Bergamo Film Meeting continua con ostinazione tutta cinematografica per la sua strada, intrecciando percorsi eterogenei, ma che alla fine mostrano consonanze inaspettate, strani legami, coincidenze che fanno pensare a una regia occulta. Una trama dove fanno la loro parte anche gli scienziati pazzi che hanno popolato la fantascienza degli anni ’50 e ’60, la ricerca sperimentale della coppia Straub-Huillet e di Robert Frank, il canto delle mondine che l’8 marzo accompagnerà un bellissimo documentario di un giovane regista bergamasco.
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        BERGAMO FILM MEETING

        8 – 16 marzo 2008

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        CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
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        MOSTRA CONCORSO
         
        La sezione principale del festival, da 25 anni luogo ideale per la scoperta e il lancio di nuovi autori, propone quest’anno 8 film di recente produzione, inediti per gli schermi italiani. Opere prime o seconde che competono per la Rosa Camuna d’oro, d’argento e di bronzo, assegnata dal pubblico di Bergamo Film Meeting.
         
         
        Una piccola storia – A Short Tale di Stefano Chiantini (Italia, 2007, 90’)                          AInt
        Con: Ivan Franěk, Andrea Osvart, Thomas Trabacchi, Alessandro Tiberi.
         
        Gianluca, Federico e Alessandro sono tre scalatori. Mettono in sicurezza le pareti rocciose. Un lavoro duro e pericoloso, svolto in luoghi inaccessibili, fuori dal mondo. Una sera arriva una chiamata d’emergenza: sopra un paesino abruzzese incombe una frana. Una missione inaspettata, un improvviso cambiamento. La frana forse non c’è, ma qualcosa di più inafferrabile li travolgerà comunque. Un’analisi del mondo del lavoro e della profondità delle memorie individuali. 
         
        Senza fine – Neverending di Roberto Cuzzillo (Italia, 2008, 75’)                                      AInt
        Con: Cristina Serafini, Irene Ivaldi, Lalli, Margherita Fumero, Simona Nasi.
         
        Giulia e Chiara si amano. Dopo tanti anni passati insieme, decidono di allargare la propria famiglia concependo un figlio con l’inseminazione artificiale. Tanti ostacoli, tanta emozione, tanta felicità… soprattutto, tutto è vissuto insieme, in complice condivisione. Ma qualcosa non procede come era nei loro piani. Una malattia si insinua minacciosa nei loro progetti. Un film sull’amore e sul desiderio di avere figli, sulle necessarie paure e le inevitabili bugie che intessono i rapporti umani.
         
        Kratki Stiki – Short CircuitsCortocircuiti di Janez Lapajne (Slovenia, 2006, 105’)   AIt
        Con:Tjasa Zeleznik, Grega Zorc, Jernej Sugman, Sebastijan Cavazza.
         
        Un solitario autista di autobus trova un neonato abbandonato per strada e decide di rintracciarne da solo la madre. Una dottoressa tenta in tutti i modi di infrangere il muro di diffidenza di un malato paraplegico. Un padre cerca di salvare la vita al figlio feritosi accidentalmente con un fucile. Le tre storie si specchiano le une nelle altre in un ruvido paesaggio urbano. Un attento intreccio di angosce e speranze, di cortocircuiti emotivi e malintesi rivelatori.
         
        Goodnight Irene – Buonanotte Irene di Paolo Marinou-Blanco (Portogallo, 2007, 100’)       AInt
        Con: Robert Pugh, Nuno Lopes, Rita Loureiro, Amadeu Caronho, Virgilio Gança.
         
        Lisbona. Portogallo. Oggi. Le vite di Alex e Bruno non sembrano decollare. Il primo, un fallito e misantropo attore inglese, passa i giorni doppiando pessimi video vacanzieri e bevendo whisky. Bruno, giovane fabbro, asseconda le sue ossessioni infilandosi nelle case altrui per “registrare” le vite dei legittimi proprietari. Incontrano Irene, se ne innamorano. Lei sparisce. Iniziano a cercarla; trovano l’amicizia. Un duplice, picaresco, intergenerazionale romanzo di formazione.
         
        Tajnosti – Little Girl BlueSegreti di Alice Nellis (Repubblica Ceca, 2007, 93’)                   AIt
        Con: Iva Bittová, Ivan Franěk, Martha Issová, Miloslav König, Karel Roden.
         
        Julie, una giovane traduttrice, è una donna fortunata. La sua vita sembra ricalcare alla perfezione il cliché della famiglia affiatata e felice. Un marito di successo, una figlia adolescente e una nuova casa. Un giorno scopre che Nina Simone, la sua cantante preferita, è morta. L’idillio finisce. Decide di comprare un pianoforte e la sua vita è stravolta: una gravidanza inaspettata, un marito che la tradisce, la doppia vita della figlia, una nuova passione amorosa. Una commedia sull’imperscrutabilità delle svolte quotidiane.
         
        Miehen työ – Un lavoro da uomo di Aleksi Salmenperä (Finlandia, 2007, 100’)                    AIt
        Con: Tommi Korpela, Maria Heiskanen, Jani Volanen, Konsta Pylkkönen.
         
        Padre di tre figli, Juha è un attento e premuroso marito che si prende cura della moglie depressa. Un giorno viene licenziato, senza preavviso. Trovare un altro lavoro è difficile. I soldi iniziano a scarseggiare e dire tutto alla famiglia è doloroso. Una donna, un giorno, gli propone di aiutarla a rilassarsi… lo pagherà molto bene. Che abbia trovato un nuovo, remunerativo, lavoro? I dubbi morali e il bisogno di riconoscimento; l’ansia per uno status sociale da raggiungere e i desideri da realizzare.
         
        Przebacz – Facing UpPerdono di Marek Stacharski (Polonia, 2006, 89’)                         AIt
        Con: Bartosz Turzynski, Aleksandra Niespielak, Marta Malikowska.
         
        La vita di Stan è divisa in due: di giorno lavora come meccanico in un’autorimessa; la notte si unisce alla sua gang di strada e gira per la città. Espedienti, piccoli furti… anche una violenza di gruppo su una ragazza. Un giorno Stan ha bisogno di cure, all’ospedale lo accoglie un’infermiera: è la sua vittima. Lei non lo denuncia. La possibilità del perdono crea le condizioni per un rapporto autentico. Un acuto sguardo sul degrado delle relazioni e sulla possibilità di riscatto.
         
        Früher oder später – Prima o poi di Ulrike von Ribbeck (Germania, 2007, 91’)                     AIt
        Con: Lola Klamroth, Peter Lohmeyer, Beata Lehmann, Katharina Heyer.
         
        Nora, quattordici anni, vive con la propria famiglia in un tranquillo quartiere residenziale. È romantica, introversa e sogna il vero amore. Anette e Uwe, i genitori, sono assorbiti dalla lotta quotidiana con il mondo reale. Un giorno arriva un nuovo vicino. È Thomas, l’ex della madre, bello e affascinante. Nora se ne invaghisce immediatamente. Il padre, oscurato dalla sua presenza, non lo sopporta. Gli equilibri “emozionali” iniziano a vacillare… Un intenso e lucido ritratto di famiglia.
         
         
          
        VISTI DA VICINO
         
        Film documentari che descrivono e interpretano situazioni sociali, alle quali l’autore si accosta in un rapporto creativo di interrogazione e rappresentazione. La realtà è un serbatoio inesauribile di narrazioni, ma la loro “registrazione” passa attraverso il filtro soggettivo delle intenzionalità e dei processi interpretativi. La videocamera e l’occhio che la indirizza sono strumenti attivi di indagine e di scoperta. Dal confronto con il visibile nasce il film come raccolta di eventi, voci, strategie di vita, ambienti, paesaggi sociali e umani, sentimenti e diversità.
        La sezione presenta 14 film, provenienti da tutto il mondo, che affrontano i temi più svariati, spaziando da esperienze individuali a fatti più generali.
        A inaugurare la rassegna, domenica 9 marzo in seconda serata, è il documentario Joy Division di Grant Gee, anteprima italiana.
         
        Senza perdere la tenerezza
        di Francesca Balbo (Italia, 2007, 19’)
        Sergio è un pescatore, è veneziano e ha sempre vissuto di pesca nella laguna, come il padre e il nonno. Da anni possiede un capanno sull’isola della Giudecca. È un luogo surreale, sospeso tra la quotidianità del quartiere e il Giappone, luogo mitico della sua giovinezza. Accanto c’è l’Hotel Hilton. La convivenza non è facile.
         
        Gli anni Falck
        di Giusi Castelli e Francesco Gatti (Italia, 2007, 38’)
        Gli anni d'oro delle industrie Falck visti dall'ing. Riccardo Lampugnani e dai suoi diari: sono film girati in Super8 dove i momenti privati e familiari si alternano a quelli ufficiali che segnano l'ascesa della più storica industria metallurgica del nostro Paese. Pochi anni prima che le Falck divenissero un grandioso esempio di archeologia industriale.
         
        Humoresca –Humoresque
        di Diana Deleanu (Romania, 2007, 16’)                                                                        AIt
        Lo Zeitgeist della Romania degli ultimi cento anni visto attraverso gli occhi della novantaquattrenne Maria. Prima di sei figli, ha munto vacche per trent’anni in una fattoria collettiva, ha incontrato un uomo e non l’ha più lasciato. Ora, insieme, riposano sulla soglia della loro casa. Le armonie di Dvorak tessono le fila della narrazione.
         
        Querida Mara, cartas de un viaje por la Patagonia – Cara Mara, lettere da un viaggio in Patagonia
         di Carlos Alejandro Echeverría (Argentina, Olanda, 2007, 90’)                                                            AIt
        Un autobus carico di tosatori di pecore indios discende la Patagonia. Si ferma in tutte le fattorie che incontra lungo il suo percorso. Un viaggio lungo sei mesi. Con loro l’occhio estraneo della telecamera. L’insolito passeggero registra e racconta tutto ciò che vede, sente e impara.
         
        Joy Division
        di Grant Gee (Gran Bretagna/Usa, 2007, 94’)                                                               AIt
        Nel 1976 quattro ragazzi provenienti dalla decadente e post-industriale Manchester vanno a vedere i Sex Pistols. Formano un gruppo, i Joy Division. Tre anni dopo sarà già una questione di arte, vita e morte. La storia della band e della loro città attraverso un avvincente montaggio di live performance inedite, foto personali, filmati d’epoca e registrazioni audio recentemente ritrovate. I Joy Division raccontati da se stessi, ma anche da Tony Wilson, Peter Saville, Anton Corbijn, Annik Honoré e altri ancora.
         
        Lakshmi and meLakshmi ed io
        di Nishtha Jain (India/Usa/Danimarca/Finlandia, 2007, 59’)                                                             AIt
        Una relazione vissuta in bilico, sulle frontiere di casta e di classe. Quelle che separano la regista e la sua giovane domestica, Lakshmi. La telecamera segue Lakshimi nel lavoro, mentre pulisce le case altrui, nelle difficoltà quotidiane, nella malattia, nella maternità. C’è spazio per un’amicizia autentica?
         
        Guns in the Afternoon: The Life and Times of Kidco and Tribel 4 Life
        Pistole nel pomeriggio: la vita e i giorni di Kidco e della Tribel 4 Life
        di Howard Johnson (Gran Bretagna, 2008, 53’)                                                                                   AInt
        La storia di Kieron Bernard, alias Kidco. Cresciuto nei sobborghi di West London, fonte ispiratrice della gang di rapper Tribel 4 Life, vedeva nella musica la strada per un riscatto dalla povertà, sua e della sua famiglia. Venne ucciso a 25 anni, la settimana in cui avrebbe dovuto firmare il suo primo contratto discografico.
         
        Le jardin de Jad –Il giardino di Jad
        di Georgi Lazarevski (Francia, 2007, 60’)                                                                      AIt
        Gerusalemme Est. Continua la roboante costruzione del muro, anche a pochi passi da una casa per anziani. Nel giardino di “Nostra Signora della Sofferenza” le manifestazioni politiche si intersecano con le rivendicazioni di libertà perdute, storie di vita, i piccoli piaceri quotidiani come una sigaretta fumata nel silenzio di una passeggiata.
         
        I erastes tis Axou Gli amanti di Axos
        di Nicos Ligouris (Grecia/Germania, 2007, 81’)                                                               AIt
        In un piccolo villaggio sperduto sulle montagne cretesi, la sessantanovenne Maria lavora veloce al telaio. Jorgos, il marito settantatreenne, sta a guardarla, incantato, tutto il giorno. Ne è così affascinato che invita i passanti stranieri a entrare nel laboratorio per poterla ammirare. Una malattia è in agguato; come sarà del loro amore?
         
        Problemat s komarite i drugi istorii –Il problema delle zanzare e altre storie
        di Andrey Paounov (Bulgaria, 2007, 100’)
        Un piccolo villaggio fluviale attende elettrizzato la costruzione di un’enorme centrale nucleare. Capitali stranieri, nuovi posti di lavoro e un futuro migliore. Ma il passato si fa sentire: un’isola nasconde storie di crimini terribili di cui nessuno vuole più parlare. Intanto, le zanzare incombono fameliche. 
         
        Hafner's Paradise – Il paradiso di Hafner
        di Günter Schwaiger (Austria/Spagna 2007, 74’)                                                           AIt
        Un vecchio nazista, il suo buon ritiro spagnolo, la banalità del male. Paul Maria Hafner, SS –Obersturmbannführer, vive da più di 50 anni in Spagna; ha brevettato una macchina per lo yogurt, alleva maiali di fiera razza germanica e passa le sue giornate attorniato da amici di estrema destra a fantasticare sulle gioie di un futuro Quarto Reich.
         
        Der Aussichtsturm des Ornithologen –La torre degli uccelli
        di Georg Paul Tiller (Austria, 2007, 15’)                                                                       AInt
        L’orizzonte nel Mare del Nord è punteggiato dalle enormi pale eoliche di una centrale energetica. Gli operai manutentori ogni mattina vanno al lavoro. Per la battigia si aggira un microfonista a caccia del canto degli uccelli marini, gli stessi che qualcun altro imbalsama.
         
        Szemünk fénye –La mela dei nostri occhi
        di Ágota Varga (Ungheria, 2007, 57’)                                                                          AIt
        Kati e Győző sono due persone “normali”, ma la loro situazione particolare non lo è. Entrambi sono ciechi e hanno un figlio. Ferike, un bambino di due anni, è sano e ci vede benissimo. Sin dalla nascita, la troupe ha passato intere settimane con lui e la sua famiglia… la telecamera registrava.
         
        City of Cranes – La città delle gru
        di Eva Weber (Gran Bretagna, 2007, 14’)                                                                    AIt
        Andando in giro per Londra difficilmente si alzano gli occhi al cielo. Ma a volte ci si dimentica che gli occhi del cielo al contrario sono sempre rivolti verso il basso. Come dal punto di vista delle tantissime gru che scrutano la città dall'alto, e dei loro gruisti, costantemente separati da un mondo che ogni giorno contribuiscono a ricostruire.
         
        AIt= Anteprima Italiana; AInt= Anteprima Internazionale
         
         
        RENÉ CLAIR. IL PERIODO SONORO
         
        Scrittore, giornalista, poeta, sceneggiatore, regista, sperimentatore, frequentatore delle avanguardie dadaista e surrealista, accademico di Francia, il René Clair sonoro merita un doveroso omaggio dopo la “devalutazione” degli anni post-Nouvelle Vague. Se non altro per riscoprirne la lievità del tocco, la maestria del racconto, l’affetto per i personaggi, il tono ora scanzonato, ora amarognolo. Nato a Parigi, nel quartiere delle Halles, l’11 novembre del 1898, da una famiglia benestante di produttori di forniture per alberghi, René-Lucien Chomette (questo il suo vero nome), fin dai tempi del liceo dimostra uno spiccato interesse per la poesia, diventando amico del futuro scrittore dadaista Jacques Rigaut. Critico di cinema per la rivista Théâtre et Comoedia illustré, comincia ad accostarsi al cinema. Nel 1922 stende la sua prima sceneggiatura, Le rayon diabolique, che dirigerà l’anno dopo col titolo Paris qui dort; quindi, su richiesta di Francis Picabia, realizza un breve intermezzo filmato per lo spettacolo di danza Relâche. Musicato da Erik Satie, assume il semplicissimo titolo di Entr’acte che, fin dalla sua prima proiezione, procura la notorietà a Clair. I film a venire sono un curioso mélange di realismo fantastico, pochade, musica e istanze sociali. Sous les toit de Paris (Sotto i tetti di Parigi, 1930) è il suo primo successo internazionale, seguito da Le Million (Il milione, 1931) e Quatorze juillet (Per le vie di Parigi). In questi film Clair propone una visione della vita e della società non tanto di tipo socialista, ma più vicina a una sorta di anti-capitalismo costruttivo o a un anarchismo alla Fourier. Dopo una parentesi britannica (per la gustosissima commedia fantastica The Ghost Goes West, Il fantasma galante, 1934, sceneggiata con Robert Sherwood), Clair si trova a lavorare a Hollywood. Qui riesce, nonostante il rigido sistema degli studios, a ritagliarsi la necessaria autonomia e, con la complicità di sceneggiatori come Norman Krasna, Robert Pirosh e Dudley Nichols, a licenziare film che aggiungono nuove sfaccettature al lato “fantastico” della sua Opera: The Flame of New Orleans (L’ammaliatrice, 1940), I Married a Witch(Ho sposato una strega, 1942), It Happened Tomorrow (Accadde domani, 1943), And Then There Were None(Dieci piccoli indiani, 1945): dal romanzo di Agatha Christie. Il ritorno in Francia segna l’arrivo di una nuova primavera. Nel 1949, con La beauté du Diable (La bellezza del Diavolo), Clair rivisita il mito di Faust, sdoppiandolo nei ruoli interpretati da Gérard Philippe e Michel Simon. Tre anni dopo, affronta di petto il tema sogno-realtà con l’onirico Les belles-de-nuit (Le belle della notte, 1952); Les grande manoeuvres (Le grandi manovre, 1955) è una commedia sofisticata, Porte des Lillas (Il quartiere dei Lillà, 1957) è un ritorno alle ambientazioni dei film anni ’20-‘30, ai quartieri parigini e ai temi popolari.
        Dopo la nomina ad accademico di Francia, passa gli ultimi anni diviso fra regie teatrali e impegni istituzionali (facendo interessare, fra le altre cose, l’Académie all’arte del fumetto). Muore a Parigi nel 1985.
        In collaborazione con British Film Institute di Londra, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Fondazione Cineteca Italiana. La copia di Vogliamo la celebrità è un restauro originale da positivo nitrato realizzato da Fondazione Cineteca Italiana in collaborazione con BFM.
         
         
        I film:
         
        Entr'acte – Intermezzo (Francia, 1924, 22') con accompagnamento musicale dal vivo
        Prix de beautéMiss Europa di Augusto Genina, sceneggiatura di René Clair (Francia, 1930, 93')
        Sous les toits de Paris – Sotto i tetti di Parigi (Francia, 1930, 96')
        À nous la liberté – A me la libertà (Francia, 1931, 83')
        Le million – Il milione (Francia, 1931, 83')
        Quatorze Juillet – Per le vie di Parigi (Francia, 1933, 86')
        Le dernier milliardaire – L'ultimo miliardario (Francia, 1934, 92')
        The Ghost Goes West – Il fantasma galante (Gran Bretagna, 1935, 95')
        The Flame of New Orleans – L'ammaliatrice (Usa, 1941, 78’)
        I Married a Witch – Ho sposato una strega (Usa, 1942, 77')
        Forever and a Day – Per sempre e un giorno ancora, (Usa, 1943, 104')
        It Happened Tomorrow – Accadde domani (Usa, 1944, 85')
        And Then There Were None – Dieci piccoli indiani (Usa, 1945, 97')
        Le silence est d'or – Il silenzio è d'oro (Francia/Usa, 1947, 99')
        La beauté du diable – La bellezza del diavolo (Francia/Italia, 1950, 96')
        Les belles de nuit – Le belle della notte (Francia/Italia, 1952, 87')
        Les grandes manoeuvres – Grandi manovre (Francia/Italia, 1955, 106')
        Porte des Lilas – Il quartiere dei lillà (Francia/Italia, 1957, 95')
        Tout l'or du monde – Tutto l'oro del mondo (Francia/Italia, 1961, 90')
         
         
         
        Evento speciale – domenica 9 marzo, ore 18.30, Auditorium di Piazza Libertà
        Vive le Coq! A’ bas l’Arlequin!
        Cinema e musica nella Parigi degli anni ‘20
        Musiche di E. Satie, F. Poulenc, D. Milhaud. Duo pianistico: Barbara Rizzi, Antonio Nimis
         
        Proiezione del filmEntr’acte di René Clair con esecuzione della nuova versione per pianoforte a quattro mani, a cura di Guy Campion, della partitura Cinémadi Erik Satie, ricostituita a partire dai manoscritti originali del compositore e sincronizzata per la prima volta con il film per il quale quest'opera era stata composta nel 1924.        
        Un esperimento di 22 minuti che venne proiettato per la prima volta come “intermezzo” (entr’acte) per il balletto Relâche messo in scena dalla compagnia dei Balletti Svedesi di Rolf De Maré per il Théatre des Champ Elysées. Una serie di sequenze nelle quali le immagini non si connettono tra loro secondo il principio della logica narrativa, ma creano assonanze e dissonanze “istantanee”, secondo quella logica cara al dadaismo che voleva riprodurre il principio logico del sogno. Il valore dell'immagine è fine a se stesso, staccato da ogni contesto rappresentativo. Una ballerina barbuta, una partita a scacchi interrotta da un getto d'acqua, il personaggio di un cacciatore del Tirolo eliminato dal suo inventore, il funerale di quest'ultimo in un carro trainato da un cammello ripreso prima al rallenty poi accelerato. Il film è il manifesto cinematografico del dadaismo. Il contesto è quello della scomposizione: erano gli anni degli esperimenti di Joyce e di Strawinski. I nomi del “cast” sono a questo proposito significativi: grandi artisti dell'avanguardia di allora, come i “pittori” Picabia (che firmò anche la sceneggiatura), Duchamp e Man Ray, e il compositore Erik Satie.
        Per l'occasione Erik Satie, componendo Cinéma (questo il titolo della partitura scritta appositamente per accompagnare le immagini) si pose completamente al servizio del film; come ha riferito Clair: «Il vecchio maestro della giovane musica prendeva i tempi di ciascuna sequenza con cura meticolosa e preparava in tal modo la prima composizione musicale scritta per il cinema “immagine per immagine” in un periodo in cui il cinema era ancora muto». Precursore dei tempi, con Cinéma Satie crea la prima “partitura cinematografica”: questa musica secondo Georges Auric «ha segnato una data nella storia della musica nel cinema».
         
        Barbara Rizzi e Antonio Nimis,dopo un comune studio nella classe di perfezionamento del concertista argentino Daniel Rivera, costituiscono un duo pianistico nel 1994; frequentano corsi di perfezionamento tenuti da Sergio Fiorentino e Konstantin Bogino – direttori atistici dell'Associazione Musicale Tarcentina – hanno ideato e curano tuttora un Laboratorio Internazionale di Musica da Camera, la prima edizione del quale (2002-2005) è stata dedicata alla musica di Satie e delle Avanguardie francesi del primo ‘900.
         
         
         
        JULIO MEDEM
         
        A cominciare dal suo primo lungometraggio, Vacas (1992), Julio Medem si è presentato come cineasta ricco di talento e originale, difficilmente classificabile sia per quanto riguarda i soggetti trattati che per le modalità della messa in scena.
        Medem nasce a San Sebastian nel 1958. Il fascino del fare cinema lo conquista già negli anni dell’adolescenza, complice il super8 di famiglia. Se il suo primo cortometraggio, Fideos, è del 1979, soltanto dopo la laurea in medicina Medem inizia a inserirsi nell’ambiente cinematografico, intraprendendo l’attività di critico. Dopo aver realizzato alcuni cortometraggi, propone a eventuali produttori la sceneggiatura di Vacas, ottenendo dapprima soltanto rifiuti ma poi, inaspettatamente, i finanziamenti necessari alla sua realizzazione. Da quel momento la sua carriera è proseguita, riscuotendo una meritata attenzione, nella fedeltà costante a un percorso personale di ricerca che non si è mai curato di accondiscendere alle richieste del mercato né alle più facili modalità di genere. Una cosa risulta evidente dalla visione dei suoi film, sia quelli citati che i successivi Tierra (1996), Los amantes del Circulo Polar (1998), Lucía y el sexo (2001), Caotica Ana (2007): Medem è modello a se stesso, seppure ovviamente sono riscontrabili nei suoi film anche le tracce del grande cinema che lo ha preceduto e di cui non poteva evitare di nutrirsi.
        Il regista bascoè interessato da sempre all’esplorazione del labirinto misterioso in cui si muovono i sentimenti, le passioni e la coscienza degli individui: la mente umana, i suoi fantasmi, i suoi desideri, i suoi conflitti. Quadro di riferimento in cui un sapiente lavoro di regia elabora narrazioni dalle complesse strutture spazio-temporali.
        L’attenzione per la Storia, che peraltro emerge anche nei suoi film di fiction, ha dato origine, inoltre, a un documentario dedicato alla regione basca (origine di numerose polemiche, che hanno costretto Medem a un’“autodifesa”), concepito come un dibattito a più voci, appartenenti al mondo della cultura e della politica: La pelota vasca (2003). 
        Dei suoi sei lungometraggi sono stati distribuiti in Italia Gli amanti del Circolo Polare e Lucia y el sexo.
        La personale comprende i 7 lungometraggi realizzati da Julio Medem e 3 dei suoi cortometraggi, da lui selezionati.
        In collaborazione con Alicia Produce S.L. di Madrid, Sogecine & Sogepaq di Madrid, Ministerio de Cultura di Madrid, Filmoteca Vasca di Donostia-San Sebastian.
         
         
        I film:
         
        Las seis en punta (Spagna, 1987, 16’)
        Vacas (Spagna, 1992, 96’)
        La ardilla roja(Spagna, 1993, 114’)
        Tierra (Spagna, 1996, 125’)
        Los amantes del Círculo Polar – Gli amanti del circolo polare (Spagna/Francia, 1998, 112’)
        Lucía y el sexo – id. (Spagna/Francia, 2001, 128’)
        Clecla (Spagna, 2001, 3’20’’)
        La pelota vasca. La piel contra la piedra(Spagna, 2003, 115’)
        Caótica Ana(Spagna, 2007, 119’)
        En las ramas de Ana (Spagna, 2007, 5’17’’)
         
         
        FREDDIE FRANCIS. L’UOMO DELLE OMBRE
         
        Un mago, un maestro della luce e soprattutto dell’ombra: Freddie (Frederick) Francis, uno dei grandi direttori della fotografia del cinema anglo-americano, cui Bergamo Film Meeting, a un anno circa dalla sua morte (a novant’anni, il 17 marzo del 2007, ma in Italia non se n’è accorto quasi nessuno), dedica un omaggio composto da tredici film. Il talento di Francis, che aveva fatto la gavetta fin dagli anni ’30 come assistente operatore di Powell e Pressburger, Carol Reed, John Huston, esplose nella seconda metà degli anni ’50, quando diresse la fotografia di L’alibi dell’ultima ora di Losey, La strada dei quartieri alti e Suspense di Clayton, Figli e amanti di Cardiff (per il quale vinse un Oscar), Sabato sera e domenica mattina e La doppia vita di Dan Craig di Reisz. Gli ambienti operai e i cieli pallidi dell’Inghilterra del Nord, le strade notturne, un realismo che non rinunciava alle sfumature psicologiche, un contrasto di luci e di ombre che trionfò nel gotico raffinatissimo di Suspense (rilettura di Il giro di vite di Henry James). E fu proprio nel gotico che Francis all’inizio degli anni ’60 passò alla regia, naturalmente con la Hammer Films, per la quale diresse sia veri e propri horror come La rivolta di Frankenstein e Le amanti di Dracula, sia un terzetto di thriller bianco e nero a sfondo psicologico (Il rifugio dei dannati, L’incubo di Janet Lynd, Hysteria).
        Ma, più che ai mostri e ai maniaci della Hammer, la sua carriera di regista resta legata alla breve serie prodotta da una piccola compagnia concorrente, la Amicus, che a metà degli anni ’60 inventò l’horror cinematografico a espisodi, dove fantasmi, mostri, maledizioni, premonizioni venivano fuse nel pretesto di una “cornice” e da un sotterraneo umorismo. Con questa formula, Francis diresse Le cinque chiavi del terrore, Il giardino delle torture, I racconti dalla tomba, Delirious.
        Poi, nel 1980, improvvisamente, Francis abbandonò la regia per tornare al suo primo amore, e fotografò The Elephant Man di Lynch in bianco e nero e cinemascope, una scommessa azzardata e vinta dalla sensibilità comune al regista e al direttore della fotografia. Il sodalizio continuò, intervallato dal lavoro per altri autori (per esempio, ancora Reisz per La donna del tenente francese, Scorsese per Cape Fear, Forman per Man on the Moon), con Dune e con l’ultimo film curato da Francis: Una storia vera, viaggio a passo di lumaca negli sterminati spazi americani, un racconto fatto di contrasti cromatici, cieli e praterie che ancora una volta parlavano degli incubi che ci portiamo dentro.
        In collaborazione con British Film Institute di Londra, Cineteca Griffith di Genova.
         
         
        I film:
         
        Come regista:
        Paranoiac– Il rifugio dei dannati (Gran Bretagna, 1963, 80’)
        Dr. Terror's House of Horrors – Le cinque chiavi del terrore (Gran Bretagna, 1965, 98')
        Torture Garden – Il giardino delle torture (Gran Bretagna, 1967, 93’)
        The Intrepid Mr. Twigg (Gran Bretagna, 1968, 36’)
        Tales from the Crypt – Racconti dalla tomba (Gran Bretagna/Usa, 1972, 92’)
        Tales That Witness Madness – Delirious: il baratro della follia (Gran Bretagna, 1973, 90’)

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        Come direttore della fotografia:
        Time Without Pity L’alibi dell'ultima ora di Jospeh Losey (Gran Bretagna, 1957, 85’)
        Room at the Top – La strada dei quartieri alti di Jack Clayton (Gran Bretagna, 1959, 115’)
        The Innocents – Suspense di Jack Clayton (Gran Bretagna, 1961, 100’)
        Night Must Fall – La doppia vita di Dan Craig di Karel Reisz (Gran Bretagna, 1964, 92’)
        The Elephant Man – id. di David Lynch (Gran Bretagna/Usa, 1980, 124’)
        The French Lieutenant's Woman – La donna del tenente francese di Karel Reisz (Gran Bretagna, 1981, 127’)
        The Straight Story – Una storia vera di David Lynch (Francia/Gran Bretagna/Usa, 1999, 112’)
         
         
        FANTAMARATONA
         
        La fantamaratona, dedicata quest’anno all’horror di Freddie Francis, è prevista per venerdì 14 marzo e inizierà intorno alla mezzanotte. Per i coraggiosi che resisteranno ci saranno generi di conforto.
         
         
        Torture Garden – Il giardino delle torture  (Gran Bretagna, 1967, 93’)
         
        Al termine di uno spettacolo, il dottor Diabolo, imbonitore in un luna park, invita alcuni spettatori a sperimentare il suo metodo per interrogare il futuro. Ciascuno degli scettici visitatori scopre che andrà incontro a un destino tragico. L’ultimo di essi, sconvolto dall’orrore che gli riserva il futuro, aggredisce il Dottor Diabolo, ma mal gliene incoglie…
         
         
        Tales That Witness Madness – Delirious: il baratro della follia (Gran Bretagna, 1973, 90’)
         
        Il dottor Tremayne, in contrasto con le conclusioni del tribunale, è convinto che i crimini di cui sono accusati alcuni ospiti della sua clinica psichiatrca siano stati commessi non dai pazienti, ma dalla materializzazione delle loro fantasie. Con questa teoria, un suo collega ha buon gioco a farlo dichiarare pazzo e a prenderne il posto nella direzione della clinica. Ma, come ben presto scoprirà a sue spese, forse il dottor Tremayne non aveva tutti i torti.
         
         
         
        CHRIS MARKER.
        OWLS AT NOON PRELUDE: THE HOLLOW MEN
         
         
         
        Porta Sant’Agostino, Bergamo
        8 marzo – 6 aprile 2008
        Inaugurazione: venerdì 7 marzo 2008 – ore 18. 30
         
         
        Nell’ambito dell’ormai pluriennale collaborazione con la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo Film Meeting presenta alla Porta di Sant’Agostino, per la prima volta in Europa, la video installazione Owls at Noon Prelude: The Hollow Men originariamente realizzata da Chris Marker per la riapertura del MoMA a Manhattan nel 2005.
        Riferendosi all’omonimo poema di T.S. Eliot del 1925, il titolo ci immerge da subito nell’immaginario markeriano, popolato da gufi a mezzogiorno (Owls at Noon), uccelli notturni che abbandonano l’oscurità come immagini dimenticate che ritornano alla luce, come frammenti di storia che affiorano in superficie. Marker ci accompagna attraverso il preludio (Prelude), in un viaggio soggettivo lungo la storia del XX secolo che inizia dalla Prima Guerra Mondiale, segno premonitore delle catastrofi del Novecento, e segue il destino degli Uomini Vuoti (The Hollow Men), viventi moribondi che hanno perso la capacità di Vedere.
        L’uomo, la sua vulnerabilià, la sua cecità sono al centro del poema di T.S. Eliot così come dell’opera di Chris Marker. Dal magma delle immagini emergono paesaggi distrutti, campi di battaglia, ospedali e feriti di guerra, volti di soldati e di donne, che si alternano a frasi intere o semplici parole, talvolta comprensibili, talvolta sfuggenti, così come appaiono distorte e frammentate le immagini che l’artista tratta con effetti digitali. Spesso tra i versi del poema di Eliot, Marker inserisce parole sue, che accrescono l’impatto fortemente emotivo e evocativo dell’opera.
        La video installazione si compone di una fila di otto schermi che mostrano una doppia proiezione di immagini e parole secondo lo schema abababab, in un movimento continuo in avanti e indietro, da destra verso sinistra e viceversa, rallentando e accelerando.
        La colonna sonora, composta da Toru Takemitsu, attraverso pungenti effetti acustici, pone l’accento su immagini e parole, contribuendo a creare una dimensione sospesa che Marker indica come “limbo della memoria”.
         
        In occasione della mostra sarà proiettato anche il film di Marker Le Fond de l’air est rouge (1977), un montaggio delle rivoluzioni che hanno percorso gli anni ’70, attraverso il quale il regista rilegge l’attualità in maniera del tutto personale.
         
        All’Auditorium di Piazza della Libertà, durante Bergamo Film Meeting, sarà presentato il dittico russo – scelto dal regista come giusta e misurata presenza che ben si sposa con la storia e l’“anima” del festival – Le Tombeau d’Alexandre (1992) dedicato al regista russo Alexandre Medvedkin e Une journée d’Andreï Arsenevitch (2000) che ripercorre gli ultimi momenti della vita di Tarkovskij.
         
         
         
         
        Le Tombeau d’Alexandre (Francia, 1992, 118’)
         
        Il termine tombeau indica una raccolta in memoria di una persona cara o di valore. L’omaggio dedicato al regista russo Aleksandr Medvedkin (1900-1989) si compone di un prologo e di sei lettere postume, divise in due gruppi – Le royaume des ombres e Les ombres du royaume – intervallati da un omaggio al gatto Guillaume-en-Egypte, disteso su una tastiera mentre ascolta la musica di Federico Mompou.
        Le tombeau raccoglie materiali d’archivio, estratti dei film di Medvedkin, interviste a conoscenti e collaboratori, oltre che il commento in forma di lettera che Marker rivolge al regista scomparso perché “prima troppe cose dovevano essere taciute, adesso troppe cose possono essere dette: cercherò di dirle”.
         
         
        Une journée d’Andreï Arsenevitch(Francia, 2000, 56’)
         
        Riferendosi in modo esplicito all’oppressione politica subita da Tarkovskij, il titolo suggerisce una chiara assonanza con il romanzo di Solženicyn Una giornata di Ivan Denisovič, che racconta dei gulag sovietici.
        Come un diario privato, il film si apre filmando l’incontro tra il figlio adolescente che rivede il padre malato dopo cinque anni di distacco forzato: il regista russo affida all’occhio dell’amico Marker la commozione dell’incontro. Seguono le immagini del “making of” di Sacrificio, ultimo film di Tarkovskij, quindi Marker compie un’analisi dell’opera del regista, mettendo in evidenza la costante presenza dei quattro elementi (acqua, fuoco, aria e terra) nelle sue opere.
          
          
         
        Fondo Nino Zucchelli.
        Un classico del cinema sovietico: Boris Barnet
         
        Continua la scoperta di questa importante collezione di film donata dagli eredi di Nino Zucchelli alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e in deposito, per la conservazione e la valorizzazione, presso la Lab 80 film. Nel 2005 Bergamo Film Meeting ha presentato una rassegna di tredici cortometraggi d’animazione provenienti dal Fondo, nel 2006 una selezione di film cecoslovacchi degli anni Sessanta, nel 2007 un omaggio ai maestri del cinema polacco, Jerzy Skolimowski e Krzysztof Zanussi
        Con due opere, Devuška s korobkoj (La ragazza con la cappelliera, 1927) e Okraina (Sobborghi,1933) è di scena quest’anno Boris Barnet (1902-1965), autore per molto tempo poco indagato, figura originale e fuori dagli schemi nel panorama del cinema sovietico dagli anni ‘20 agli anni ’50. Senza mai essere osteggiato apertamente dalla critica o dal potere, Barnet ha alternato il successo a periodi di indifferenza e, in generale, i suoi film non hanno trovato la dovuta visibilità. L’eccessivo schematismo della contrapposizione tra i cosiddetti “innovatori” come Kulešov, Ejzenštejn, Dovženko, Pudovkin, Vertov e i “tradizionalisti” come Protazanov, ha relegato sullo sfondo la personalità libera di questo regista sovietico, che sfugge a qualsiasi classificazione ideologica.
        Macchinista teatrale prima, pugile poi, fu allievo di Lev Kulešov che lo utilizzò come attore nel suo film Le staordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi (1924). Due anni dopo, nel 1926, si staccò dal collettivo di Kulešov e entrò agli Studi della Mežrabpom. La sua esperienza registica ebbe inizio con Miss Mend (1926), avvincente “detective story” dal ritmo incalzante, tratto da un best-seller dell’epoca. Successivamente, senza disdegnare ruoli di attore (ad esempio in Tempesta sull’Asia, 1928), diresse, tra gli altri, alcuni capolavori come La ragazza con la cappelliera (1927), Mosca in ottobre (1927), La casa nella piazza Trubnaja (1928), Sobborghi (1933), In riva al mare azzurro (1936, premiato al Festival di Venezia), Una notte di settembre (1939), Virilità (1941), Una sola notte (1945), Atto eroico (1947). In tutto 27 film, molti dei quali, purtroppo, sono oggi irripereribili.
        Il suo stile è caratterizzato da una sorprendente originalità narrativa, lontana dal realisimo socialista e refrattaria alle costrizioni formali dell’epoca. Barnet si affida all’espressione attoriale, la sua messinscena muove da un naturale bisogno di raccontare le storie della piccola gente, cogliere l’autenticità dell’individuo.
        L’immagine tipica dell’eroe barnetiano si delinea netta sia in La ragazza con la cappelliera che in Sobborghidue tra i suoi film più belli e artisticamente riusciti. Il primo, commissionato per propagandare la campagna in favore delle obbligazioni statali, prende spunto dalla crisi degli alloggi per intrecciare una rocambolesca storia d’amore, dietro alla quale affiora una divertente satira sulla mentalità piccolo borghese dell’epoca; il secondo ritrae il microcosmo di un piccolo villaggio russo sconvolto dallo scoppio della Grande Guerra (in questo film, ricorda Umberto Barbaro, c’è un interessante uso del “finale alla Griffith”, alla rovescia).
        In collaborazione con Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e Lab 80 film. Con il sostegno e l’assistenza tecnica della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale di Roma, è in corso di realizzazione la trascrizione digitale di tutti i film del Fondo Nino Zucchelli.
         
        I film:
         
        Devuška s korobkoj – La ragazza con la cappelliera (Urss, 1927, 93)
        Okraina – Sobborghi (Urss, 1933, 92’)
         
         
         
         
        JAZZ ON SCREEN: MUSICA PRESA ALLA LETTERA
        Concerto di Michele Rabbia
         
        Un piccolo teatro musicale è la scena dove la parola, il gesto e il suono si muovono, come in una partitura, in modo melodico o armonico. Molte voci si rincorrono all’interno di questo spettacolo, voci che diventano canti e si inseriscono naturalmente dentro trame sonore. Voci che fanno riflettere, sopravvissute, intime e di condanna. Parole e voci di grandi personaggi come Carmelo Bene, Dino Campana, Abbas Kiarostami, Antonin Artaud, solo per citarne alcuni, che edificano con la loro arte un monumento di grazia e libertà artistica.
        Ora sopra, adesso intorno a queste voci si snoda la musica che, come un attore sul proscenio sussurra, urla, ride con un linguaggio fatto di suoni e di colori.
         
        Michele Rabbia, percussionista. Nato a Torino nel ’65, dopo aver compiuto i primi studi presso il liceo musicale di Savigliano, sotto la guida del Maestro Giorgio Artoni (percussionista del Teatro di Parma), segue i corsi di batteria a Torino con Enrico Lucchini. Nel 1989 si reca negli Stati Uniti dove ha la possibilità di frequentare le lezioni di Joe Hunt e Alan Dawson al Berklee College of Music. Rientrato in Italia nei primi anni ‘90 Michele Rabbia si trasferisce a Roma dove comincia la sua collaborazione con il gruppo Aires Tango fondato dal sassofonista argentino Javier Girotto. Con questo gruppo registra 5 CD e compie oltre 200 concerti ospitando musicisti come Enrico Rava, Paolo Fresu, Antonello Salis, Gianni Coscia e Peppe Servillo. La passione per la musica improvvisata e quella contemporanea lo portano a collaborare dal vivo e in studio con musicisti come Sainkho Namchylak, Dominique Pifarély, Michel Godard, Eugenio Colombo, Rita Marcotulli, Roberto Ottaviano, Giancarlo Schiaffini, Riccardo Lay, Roberto Cecchetto, Giovanni Maier, Carlo Rizzo, Vincent Courtois, Nicola Stilo, George Garzone.
         
        La performance di Michele Rabbia avrà luogo giovedì 13 marzo, alle ore 20.30, presso l’Auditorium di Piazza Libertà.
        In collaborazione con Bergamo Jazz 2008 – organizzato dal Comune
        di Bergamo – Teatro Donizetti
         
         
         
         
        ANTEPRIME
         
        Nessuna qualità agli eroi di Paolo Franchi (Italia/Svizzera, 2007, 102’).
        Con: Bruno Todeschini, Elio Germano, Iréne Jacob, Maria De Medeiros, Paolo Graziosi,
         
        Bruno Ledeux è seduto di fronte al medico. Ha quarant’anni, dà l’idea di essere un uomo non più giovane, ma non ancora vecchio. La diagnosi è impietosa: Bruno non potrà mai avere figli. È un tracollo: sembra che per lui non ci sia più l’opportunità di uscire dalla mediocrità e dall’eterno ruolo di figlio. Non dice nulla a sua moglie Anne. Come non le dice neppure del debito contratto con un usuraio. In questa situazione, l’incontro con Luca, un ragazzo sul filo della disperazione con il quale costruisce da subito un rapporto complesso e intenso, lo porterà a far riaffiorare una parte di sé: un passato senza affetto e senza ricordi, una famiglia assoggettata a un padre, famosissimo artista, egoista e manipolatore, che Bruno ha segretamente odiato. Una nebbia sembra avvolgere Bruno come se fosse impossibile trovare una via d’uscita.
        Secondo film del regista di La spettatrice, che nel 2004 vinse la Rosa Camuna d’argento a Bergamo Film Meeting.
         
        Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi (Italia, 2007, 81’)
        Con le voci di: Anita Caprioli, Teresa Saponangelo, Valentina Carnelutti.
         
        Anita, adolescente della Milano bene, deve fare i conti con la cultura moralista e sessuofobica della sua famiglia, mentre fuori il mondo è in rivolta; Teresa, è rimasta incinta e deve abortire, ma l’aborto (siamo nel 1976) è ancora illegale; Valentina, militante femminista di Roma, cerca di trovare un equilibrio possibile tra l’impegno politico e una storia d’amore con un uomo. Anita, Teresa e Valentina non si sono mai incontrate. Hanno vissuto nell’Italia degli anni ’60 e ’70, in età diverse e in città lontane. Ma le loro storie, riportate in diari privati, in un’ideale continuità testimoniano lotte famigliari e politiche, personali e collettive, per affermare l’autonomia, l’identità e i diritti in un Paese patriarcale. Dopo l’intenso ritratto famigliare di Un’ora sola ti vorrei, Alina Marazzi decide di narrare un momento decisivo della storia del nostro paese, quello del femminismo degli anni ’60 e ’70.
         
        Jimmy della collinadi Enrico Pau (Italia, 2006, 90’)
        Con: Nicola Adamo, Valentina Carnelutti, Franesco Origo, Massimiliano Medda, Giovanni Cantarella, Federico Carta, Mohammed El Gahilassi.
         
        Jimmy ha diciotto anni e vive in una zona depressa della Sardegna. Lontano dalle coste e dalle località alla moda dell’isola, all’orizzonte si profilano soltanto ciminiere e un futuro desolatamente segnato: lavorare nelle raffinerie di petrolio del suo paese. Ma Jimmy non riesce ad accontentarsi, vuole di più, vuole fuggire. Nella speranza di racimolare i soldi per andare in Messico, rubacchia nelle case di un ricco quartiere con degli amici, che però lo tradiscono. Braccato, finisce in un carcere minorile e si ritrova immerso in una realtà alienante a confronto con frustrazioni e disperazioni simili alla sua. Il suo rifiuto di essere inghiottito nei dispositivi di recupero del carcere si scontrerà con Claudia, una volontaria con la quale costruisce un complesso rapporto di attrazione/repulsione. Anche Claudia infatti ha un passato da ex-reclusa… Dal romanzo omonimo di Massimo Carlotto, il ritratto disincantato di una gioventù marginale ma ostinata, stretta tra la disperazione e la voglia di continuare a sognare.
        Il film sarà distribuito da Arancia Film e Lab 80 Film.
         
        Camille e Mariucciadi Samuele Romano (Italia, 2007, 22’)
        Con: Maurizio Tabani, Umberto Terroso
         
        Siamo a Milano, d'estate; Elio e Piero abitano nella stessa palazzina. Elio è solo a casa, sta scrivendo la sua ultima lettera d'amore a Camille. Suona il campanello: è Piero. I carabinieri l'hanno chiamato perché in un paesino della Val Trebbia è stato trovato il cadavere di una donna che sembra corrispondere alla descrizione di Mariuccia, sua moglie, scomparsa due giorni prima. Ma Piero non se la sente di andare da solo. Così Elio e Piero si mettono in viaggio.
         
         
        Riscoperte
         
        Schastye– La felicità di Alexandre Medvedkin (Urss, 1932, 95’)
        La fantasia, a dir poco stravagante, di Aleksandr Medvedkin ha fatto di lui uno dei numerosi talenti offuscati dalle infinite questioni sui massimi sistemi che tanto hanno caratterizzato lo sviluppo del cinema sovietico, condizionandone, in gran parte purtroppo, anche la fruizione all’estero. L’istintivo gusto per la satira e per il grottesco con cui Medvedkin usa rivelarsi, non è solo un punto d’osservazione ma qualcosa di più prezioso. È lo slancio propulsore che lo porta fiducioso a dialogare con quella realtà circostante di cui si sente profondamente partecipe. Il film racconta la storia del contadino Chmyr’, condannato a una vita di stenti. Un giorno sua moglie Anna lo manda via in cerca della felicità, con la raccomandazione di non tornare a mani vuote. Una commedia della povertà che in certi momenti ha il ritmo e l’assurdità delle vecchie comiche.
         
         
        I 25 anni di Bergamo film meeting
         
        The Apartment– L’appartamento di Billy Wilder (Usa, 1960, 125’)
        Calvin Clifford Baxter, soprannominato dai suoi colleghi “Bud”, è un impiegato modello, serio, preciso e coscienzioso, che lavora presso una grande compagnia di assicurazioni di New York. Una delle sue doti principali, che in verità esula un po’ dalle sue competenze, è di essere scapolo e di disporre di un appartamento, del quale i colleghi chiedono spesso la chiave per le loro avventure extraconiugali. Una delle più belle e amare commedie di Billy Wilder, interpretata da uno strepitoso Jack Lemmon e da una Shirley MacLaine perfettamente nei panni di una donna spregiudicata ma sensibile alle tenerezze. Come spesso capita nei film di Wilder, bastano pochi spazi per l’azione comica e una sceneggiatura di ferro, di quelle che ormai nel cinema sono diventate un lontano ricordo. Un capolavoro.
         
        A London férfi– The Man from London di Béla Tarr (Francia/Germania/Ungheria, 2007, 132’)
        Maloin conduce una vita semplice, senza prospettive, in una stazione ferroviaria sulla riva del mare, dentro una specie di torre di controllo. Durante un turno di notte, assiste alla lite tra due uomini che si conclude con un omicidio e con la fuga dell’assassino. Questo evento imprime alla sua vita una piega inaspettata: accanto al corpo dell’uomo ucciso vi è infatti una valigia piena di denaro. Coinvolto, suo malgrado, in una storia di indagini di polizia e ricerche della refurtiva da parte dell’assassino, Maloin si troverà altresì costretto ad affrontare questioni che riguardano la moralità, il peccato, la pena, la sottile linea che separa l’innocenza dalla complicità nel crimine. Ed è proprio da questo stato di smarrimento che comincerà a porsi la domanda fondamentale del significato e del valore dell’esistenza.
         
        BERGAMO FILM MEETING – presidente onorario Gianni Amelio, presidente Alberto Castoldi, direttore Angelo Signorelli, segreteria Fiammetta Girola – è realizzato con il patrocinio e il contributo di:
         
        Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema
        Comune di Bergamo
        Commissione Europea – Media Programme
        Provincia di Bergamo
        Regione Lombardia – Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
        Fondazione ASM Brescia
        Fondazione della Comunità Bergamasca
        Credito Bergamasco
        Fondazione Banca Popolare di Bergamo Onlus
        Camera di Commercio e Industria di Bergamo
         
        Media Partner:
        Ripley’s Film e Ripley’s Home Video, Radio Number One, Radio Bergamo, Radio 1000 Note, Metro News, Files Multimedia
         
        con la collaborazione di:
        British Film Institute di Londra
        Bergamo Jazz 2008
        Cineteca Griffith di Genova
        Museo Nazionale del Cinema di Torino
        Fondazione Cineteca Italiana di Milano
        Cinémathèque Royale de Belgique
        Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale di Roma
        GAMeCinema
        GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Accademia Carrara di Bergamo
        Alicia Produce SL di Madrid
        Sogecine & Sogepaq di Madrid
        Ministerio de Cultura di Madrid
        Filmoteca Vasca di Donostia-San Sebastian
        Lab 80 film di Bergamo
        Federazione Italiana Cineforum
        Fondazione Alasca
        Laboratorio 80
        Università degli Studi di Bergamo
        Torino Film Festival
        Trieste Film Festival – Alpe Adria Cinema
        Milano Film Festival
        Festival International de Films de Femmesdi Créteil
        Film Festival Cottbus
        Annecy Cinéma Italien
        Vienna International Film Festival
        Reykjavik International Film Festival
        Punta del Este Film Festival
        Goethe Institute di Tel Aviv
         
         
        BERGAMO FILM MEETING è socio fondatore e membro dell’AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema e del Coordinamento Lombardo dei Festival di Cinema.
         
         
         
        BERGAMO FILM MEETING 2008 – INFO
         
         
        LUOGHI / PROIEZIONI
        Le proiezioni si tengono all’Auditorium di Piazza della Libertà.
        La rassegna “Visti da vicino” ed eventuali repliche si tengono al Cinema Capitol Multisala, via Tasso 41.
        Tutti i film in lingua originale sono proiettati con i sottotitoli italiani.
        Il programma delle proiezioni potrà subire modifiche per cause di forza maggiore. Le variazioni saranno comunicate tramite cartelli esposti nei luoghi del festival.
        Durante i nove giorni della manifestazione, in Via Tasso 4, nell’ex Sala Consiliare all’interno della Biblioteca Caversazzi, sono aperti gli uffici per l’accoglienza degli ospiti, la segreteria e l’ufficio stampa. Lo spazio è concesso dal Comune di Bergamo Divisione Attività Culturali e Turismo.
         
        BIGLIETTI / ABBONAMENTI
        Biglietti e abbonamenti sono in vendita presso l’Auditorium di Piazza della Libertà a partire dalle 14.00 di sabato 8 marzo.
        Il costo del biglietto per le proiezioni di ogni singola fascia giornaliera (mattino, pomeriggio, sera) in Auditorium è di 6 euro. Ogni singolo biglietto dà diritto alla visione dei film previsti nella fascia.
        Il costo del biglietto giornaliero della rassegna "Visti da vicino" è di 3 euro.
        Non si accettano prenotazioni dei posti in sala e non è prevista prevendita dei biglietti.
        Il costo della tessera valida per tutte le proiezioni è di 30 euro e di 25 euro per gli abbonati Lab 80, Noi Club, dipendenti e clienti Credito Bergamasco, Giovani Card, Associazione Fidelio, studenti universitari regolarmente iscritti, dipendenti e clienti Banca Popolare di Bergamo.
        L’abbonamento dà diritto a ricevere i 3 volumi e la borsa di Bergamo Film Meeting 2008.
         
        LE PUBBLICAZIONI
        Le pubblicazioni edite da BERGAMO FILM MEETING sono tre: Catalogo generale (film della Mostra Concorso e delle altre sezioni del Festival), rassegna René Clair e volume “Bergamo Film Meeting. 25 anni”. Tutte le pubblicazioni contengono saggi originali, filmografie complete, interviste con autori, repertorio bibliografico e un’ampia documentazione fotografica.
         
         
        Bergamo Film Meeting – via G. Reich, 49 – 24020 Torre Boldone, Bergamo
        tel. 035 363087 fax 035 341255
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          BERGAMO FILM MEETING

          11/19 MARZO 2006 – XXIV EDIZIONE

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          v    David Lean, quando i film diventano leggendari

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          IL NUOVO #SENTIERISELVAGGI21ST N.17 È ARRIVATO! in offerta a soli 13 euro

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          v    Il mito (e i miti) del rock nel cinema inglese '70-'80


          v    Dalla terra del ghiaccio: il cinema islandese


           


          Come sempre ricco di proposte e attento nel conciliare i fermenti del nuovo, con riscoperte, letture d'approfondimento, sguardi eccentrici e il cinema dei classici, il programma della XXIV edizione di BERGAMO FILM MEETING (11 – 19 marzo), si presenta quest'anno con un cartellone che coniuga superproduzioni da Oscar con una tra le più giovani cinematografie del pianeta, l'eversione del rock d'Oltremanica '70-'80 con mélo intimisti e giovane cinema emergente in concorso. E ancora, nella sezione "tracce di cinema" omaggi, anteprime, restauri, cult-movie…


           


          Il tutto sotto il segno di un compleanno davvero importante, come ben sanno quanti si sono nutriti di cinema a partire dal 1976: i 30 anni della Lab 80 Film, storica etichetta di distribuzione alternativa il cui listino di 230 titoli rappresenta una straordinaria antologia del meglio del cinema mondiale dalle origini a oggi.


           


           


          v      Prima retrospettiva completa (16 titoli) organizzata in Italia, quella dedicata a David Lean, al contempo il più britannico degli autori e il più internazionale dei grandi artigiani del cinema.


          23 premi Oscar con 5 film sono probabilmente un record: 7 per Il ponte sul fiume Kwai, 1957; ancora 7 per Lawrence d'Arabia, 1962; 5 per uno dei maggiori successi della storia del cinema, Il dottor Zivago, 1965; 2 ciascuno per La figlia di Ryan,1970 e per il suo ritorno alla regia nell'84, dopo un ritiro di quindici anni, Passaggio in India, che sarà il suo ultimo film.


          Ma prima di allora, David Lean, classe 1908 – morirà nel 1991 – esordio alla regia nel 1942 (In Which We Serve) dopo un lungo apprendistato come montatore, è stato autore personalissimo: di due folgoranti adattamenti dickensiani (Grandi speranze, 1946 e Oliver Twist, 1948), due forti melodrammi (Sogno d'amanti, 1949 e L'amore segreto di Madeleine, 1950), un aspro ritratto vittoriano (Hobson il tiranno, 1954, con un eccelso Charles Laughton). Nel giro di un decennio si impone come uno dei maggiori autori britannici: ama lavorare di montaggio e primissimi piani, coltiva ossessioni gotiche e barocche, è maestro di set, affascinato dai dettagli, maestro nella direzione degli attori. La "svolta" internazionale è del 1956 quando dirige a Venezia Katharine Hepburn in Tempo d'estate, complice l'incontro con il produttore americano Sam Spiegel.


          La retrospettiva è organizzata in collaborazione con British Film Institute di Londra, The David Lean Foundation, il British Council.


           


           


          v      Del variegato, rutilante, spesso fantasmagorico mondo del cinema rock, BFM 2006 osserverà un frammento specifico: quello del rock inglese a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.


          Una selezione di circa 10 film che, esulando dall'ovvio filone del film-concerto, si concentrerà su quei titoli che hanno fatto della musica rock il proprio specifico.


          Come Tommy (1975) di Ken Russell o Quadrophenia (1979, diretto da Franc Roddam) tratti dagli omonimi album degli Who, concepiti come rock-opera, o ancora The Wall di Alan Parker (1982), trasposizione cinematografica dell'omonimo album del gruppo.


          O quelli dove sono gli stessi cantanti a trasformarsi in attori: da David Bowie in Absolute Beginners (1986) di Julien Temple, a Mick Jagger, protagonista del torbido e innovativo Performance (in Italia Sadismo) di Donald Cammell e Nicolas Roeg (1970).


          Non mancano le biografie (vere o di fantasia) di rockers: Sid and Nancy (1986, di Alex Cox con un giovanissimo Gary Oldman) racconta con i toni dell'amour fou la tormentata passione tra Sid Vicious, cantante dei Sex Pistols, e Nancy Spungen, entrambi destinati a tragica fine. Mentre Privilege (1967) di Peter Watkins inventa l'ascesa e la caduta di un immaginario idolo rock.


          Con Velvet Goldmine (1998) Todd Haynes si butta a capofitto nella scintillante stupefacente stagione del "glam rock", idoli David Bowie e Iggy Pop. Straordinaria la colonna sonora: T-Rex, Roxy Music, Lou Reed, Placebo, ecc.


          Una vera chicca è Radio On, 1979, folgorante opera prima di Christopher Petit. Scuola wendersiana, il regista realizza un road-movie minimalista al suono della musica della scena elettronica (Bowie, Brian Eno, Ian Dury, Kraftwerk, Devo, Robert Fripp, Lene Lovich, ecc.). Nel film, Sting interpreta un laconico benzinaio, fan di Eddie Cochrane.


          Divertimento puro, infine (e tantissima buona musica), in The Commitments di Alan Parker (1991): un film a suo modo epocale sulla scena musicale irlandese (con riferimenti alla storia degli U2), vista attraverso gli occhi di un gruppo di ragazzi (i Commitments, appunto) che adorano la musica soul e la musica nera.


          In collaborazione con British Film Institute di Londra e British Council.


           


           


          v      Tra quelle del Nord Europa, la cinematografia islandese è la meno conosciuta.


          Un vero peccato, perché dalla terra del ghiaccio (di Björk, dei Sigur Rós, dello scrittore premio nobel Halldór Laxness) arrivano segnali affascinanti e autori, film, sguardi obliqui utili a disegnare la mappa contemporanea di una delle cinematografie più giovani del pianeta (salvo rare eccezioni, la sua filmografia ha una trentina d'anni).


          Il nome di punta è Fridrik Thór Fridriksson, autore emergente con molti riconoscimenti in festival internazionali. Ma come lui, anche gli altri registi in rassegna (circa 10 titoli) disegnano l'Islanda di oggi, con le sue "distanze" rispetto al resto del Continente, le sue contraddizioni, insieme ai sogni e speranze di una società aperta alle sfide del futuro.


          Il genere più diffuso è la commedia drammatica, tra le atmosfere di una Reykjavík attraversata da paure, deliri e tentativi spesso eroici di sopravvivenza, calati  nei lunghissimi inverni di quelle latitudini. Si può parlare di un cinema stralunato, dove il malessere a volte sconfina nella follia, ma dove scorrono anche rivoli di ironia, tra situazioni estreme e spesso paradossali.


          Sarà, questa monografia, una scoperta piena di sorprese e imprevisti, e occasione di conoscenza di una realtà produttiva di grande rilevanza e interesse.


          In collaborazione con Icelandic Film Centre e Consolato d'Islanda.


           


           


          v      Nella Mostra – Concorso verranno come d'abitudine proposti film di recente produzione, selezionati tra quelli di autori non ancora noti, di giovani registi, di cinematografie appartate. Attribuiti dal pubblico, i premi "Rose camune", d'oro, d'argento, di  bronzo.


          Prima anticipazione, Nuvole basso d'agosto, primo film della giovanissima Marta Gervasutti.


           


           


          Marzia Milanesi


          Ufficio stampa


           


           


           


           


           


           


           


           


          www.bergamofilmmeeting.it


           


           


          Bergamo Film Meeting


          via G. Reich, 49 – 24020 Torre Boldone (Bg)


          tel. 035 363087 fax 035 341255 – email: info@bergamofilmmeeting.it   www.bergamofilmmeeting.it

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            Bergamo Film Meeting

            Non solo festival…

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            Emanuela Martini e Angelo Signorelli (Direttori di Bergamo Film Meeting)
            Sandro Zambetti (Presidente di Bergamo Film Meeting)
            Gianni Amelio (Presidente onorario di Bergamo Film Meeting)


            L'attività di BERGAMO FILM MEETING non si limita all'organizzazione della manifestazione di marzo, ma prosegue per tutto il corso dell'anno, allo scopo di favorire la realizzazione e la diffusione della cultura cinematografica e la circuitazione di alcuni film presentati nel corso della rassegna. In questa direzione va la collaborazione con altre istituzioni che da anni svolgono questo tipo di attività, come la FIC-Federazione Italiana Cineforum e la Lab 80 film. La messa in comune di risorse, di capacità professionali, di disponibilità tecniche contribuisce alla circolazione di film nel circuito culturale, composto di cineforum, cineclub, associazioni varie di cultura cinematografica, assessorati di enti pubblici, istituti scolastici, università, fondazioni e istituti di cultura. Una rete capillare, diffusa su tutto il territorio nazionale.

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              BERGAMO FILM MEETING

              Dal 5 al 13 marzo 2005 la XXIII edizione. Dal “tocco alla Lubitsch” al cinema della Liberazione

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              CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
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              Ricchissimo di proposte ed estremamente composito il programma della XXIII edizione di BERGAMO FILM MEETING (dal 5 al 13 marzo), da sempre attento nel conciliare i fermenti del nuovo (il concorso, la personale dedicata ad un autore emergente) con il cinema dei classici, dei maestri, sovente riproposto in copie nuove o restaurate, a disposizione poi del circuito culturale attraverso la distribuzione Lab 80.

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              A Ernst Lubitsch (Berlino 1892 – Hollywood 1947), il maestro inarrivabile della commedia sofisticata, Bergamo Film Meeting dedica la Retrospettiva; una quindicina di titoli degli anni d'oro della sua carriera artistica ne ripercorreranno l'opera.


              Tra i film proposti: One Hour With You (Un'ora d'amore, 1932), Trouble in Paradise (Mancia competente, 1932), Design for Living (Partita a quattro, 1933), The Merry Widow (La vedova allegra, 1934), Angel (Angelo, 1937), Ninotchka (1939), The Shop Around the Corner (Scrivimi fermo posta, 1940), To be or Not To Be (Vogliamo vivere, 1942).


               


              A noi la libertà! Il titolo preso in prestito dal film di René Clair del '31 – proporrà in occasione del sessantesimo della Liberazione una panoramica di film che rievocano gli anni del secondo conflitto mondiale.


              Classici di grandi registi europei, realizzati in un arco temporale che va dagli anni di Guerra alla fine dei '60 e riproposti oggi nel segno della memoria, mettono per immagini gli sconvolgimenti, gli orrori e le sofferte speranze che agitarono allora Stati e uomini.


              Tra i film presentati: Les portes de la nuit (Mentre Parigi dorme, 1946) di Marcel Carné, Achtung ! Banditi ! (1951) di Carlo Lizzani, Romeo, Juliet a Tma (Giulietta, Romeo e le tenebre, 1959) di Jiri Weiss, Kanal (I dannati di Varsavia, 1957) di Andrzej Wajda, L'armée des ombres (L'armata degli eroi, 1969) di Jean-Pierre Melville.  


              Come anticipazione dei titoli presentati dalla tradizionale Mostra-concorso, due film italiani: L'estate di mio fratello, di Pietro Reggiani, opera prima che scava a piene mani in un'ossessione infantile, e Lievi crepe sul muro di cinta di Giuseppe Claudio Rizzo, il cui protagonista, giovane poeta senza lettori, è alla ricerca di un mondo antimaterialista.


              Allo spagnolo Augustí Villaronga è dedicato quest'anno il tradizionale focus su un autore emergente; i 5 lungometraggi realizzati per il grande schermo (tra questi Tras el cristal, 1987, El mar, 2000, Aro Tolbukhin – En la mente del asesino, 2002) sono attraversati da un filo rosso sangue che pesca nell'orrore e nella suspense per raccontare il dolore insopportabile, la tragedia dell'esistenza.


              Nel centenario della nascita, Bergamo Film Meeting dedica un Omaggio a Michael Powell che, insieme all'inseparabile Emeric Pressburger, il Festival celebrò nel 1986 con una retrospettiva storica.


              La fantascienza inglese negli anni della guerra fredda, grazie soprattutto alla casa di produzione Hammer, cambiò radicalmente il cinema d'Oltremanica; si assistette all'invasione degli alieni, e dietro essa serpeggiavano gli incubi dell'atomica, di possibili mutazioni, di scenari mostruosi, di mondi altri in agguato…


              Tra i 7 film proposti, in collaborazione con la Cineteca Griffith di Genova: The Quatermass Xperiment (L'astronave atomica del Dr. Quatermass, 1955) di Val Guest, Village of the Damned (Il villaggio dei dannati, 1960) di Wolf Rilla, Lord of the Flies (Il signore delle mosche, 1963) di Peter Brook, The Man Who Fell to Earth (L'uomo che cadde sulla terra, 1976) di Nicolas Roeg.


              A concludere le proposte di Bergamo Film Meeting 2005, il Cinema d'animazione dei primi anni Sessanta: si tratta di 13 cortometraggi provenienti dal Fondo Pellicole dell'Archivio Zucchelli (in deposito presso la Lab 80), presentati al "Gran Premio Bergamo di Film d'Arte e sull'Arte", manifestazione che si svolse a Bergamo fino a tutti gli anni '60.


              Cinema d'animazione realizzato soprattutto nei Paesi dell'ex-oltre cortina, Cecoslovacchia e Jugoslavia, affronta i grandi temi dell'uomo e della società.


               


              Info:


              www.bergamofilmmeeting.it

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