BFFB 2023 – Tra fiction e documentario. Respiri di vita in concorso

Dal concorso del Bolzano Film Festival Bozen, un percorso di visioni in grado di riflettere, per temi e modalità di ripresa, su quella sottile barriera ideologica che divide la realtà dalla finzione

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Abbiamo assistito ad un’edizione del Bolzano Film Festival Bozen in cui a diventare centrale nel dibattito per immagini è il rapporto, sempre più labile, tra fiction e documentario. Nella vasta rosa dei film partecipanti al concorso altoatesino abbiamo tracciato un percorso di visioni in grado di riflettere, per temi e modalità di ripresa, su quella sottile barriera ideologica che divide la realtà dalla finzione.

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Durante la visione di queste opere, il pubblico ha potuto sperimentare la capacità del cinema di confondere questi due estremi, giocando tra narrazioni e messe in scena proprie di fiction e documentario, liberandosi da etichette e costrizioni di forma e focalizzandosi sul rapporto tra immagine e vita.

Apre la nostra personale rassegna, il documentario di Antonio Tibaldi, Gorgona. Un film che racconta la vita dei detenuti all’interno della colonia penale agricola di Gorgona, un’isola-carcere, praticamente disabitata, a qualche miglio dalla costa tirrena. Questi uomini, tutti di diverse nazionalità, stanno intraprendendo un percorso rieducativo basato sul lavoro, dalla cura del bestiame alle attività nei campi. Sono loro i nuovi abitanti di un’isola cimitero, dove è rimasta un’ultima testimone del passato dell’isola, popolata un tempo da sette famiglie diverse. Allora, ecco che il racconto minuzioso delle giornate dei carcerati, con le loro storie, i rimorsi per il passato e le speranze per il futuro, si mescola all’irreale silenzio funebre del passato che riposa, in terra e sul fondo del mare. È in questo metaforico passaggio di consegne (su cui il regista non insiste abbastanza) che è racchiusa tutta la carica vitale del buon film di Tibaldi.

In The Hamlet Syndrome, invece, la vita diventa un dono quasi impossibile da accettare. Il documentario polacco realizzato da Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski racconta una generazione ucraina, sconvolta dalla guerra scoppiata nel 2014 in Donbass. I protagonisti del racconto sono costretti, all’alba di un nuovo conflitto, ancora più violento e disumano, a fare i conti con i traumi indelebili lasciati dalla guerra e da tutto ciò che ne deriva. La terapia di gruppo diventa allora il teatro, vestire i panni della finzione scenica per esprimere il proprio dolore. To be or not to be? I giovani attori della neofita compagnia teatrale si confrontano con le rispettive scelte che hanno dovuto compiere durante la guerra: scappare dal proprio paese, arruolarsi nell’esercito abbandonando gli studi, uccidere un uomo… Il risultato di questa esperienza collettiva, dove teatro e cinema vivono sullo stesso palco, è un ritratto potente, forse alla lunga eccessivamente ripetitivo, di un dramma generazionale e al tempo stesso così personale ed intimo, capace di essere racchiuso all’interno di un primissimo piano.

Un’opera che parte dal racconto di finzione è invece Sisters. L’esordio della regista lettone Linda Olte è un piccolo grande film sulla spiazzante realtà degli orfanotrofi e delle adozioni internazionali. Il dramma sociale vissuto personalmente da tre sorelle abbandonate (non affidate) dalla madre, si misura con un intreccio narrativo in grado di tenere sempre alta la tensione rispetto alle vicende vissute dalla protagonista Anastasija. D’altro canto, le mdp della Olte segue con una perizia documentaristica la sua giovane protagonista, abbandonando un’eccessiva drammatizzazione del racconto. Attraverso inquadrature asciutte e mai retoriche, osserviamo il mondo attraverso gli occhi di una tredicenne, sperimentando con lei tutte le ingiustizie, etiche e sociali, della realtà in cui viviamo

Impossibile non citare, infine, due grandi opere (di cui abbiamo già parlato) che hanno impreziosito ulteriormente il concorso e che tanto giocano con le stesse dinamiche sospese tra realtà e finzione, di cui parlavamo poc’anzi. In primis lo splendido film, sospeso costantemente su quel confine tra vigile fantasia e folle realtà come Gigi La Legge di Alessandro Comodin, vincitore qui a Bolzano come Miglior Film, ma anche uno dei più importanti film realizzati sul tema della pandemia come Le mura di Bergamo di Stefano Savona.

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