È morta Monica Vitti

Si è spenta oggi a 90 anni una delle più grandi attrici del cinema italiano, attiva da metà degli anni ’50 fino al 1990. Musa di Antonioni, ha lavorato anche con Losey e Buñuel.

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Ci ha lasciato oggi Monica Vitti, con Anna Magnani una delle più importanti e brave attrici italiane di sempre. Da tempo malata e lontana dalle scene (la sua ultima apparizione pubblica risale al 2002) è morta oggi a Roma a 90 anni. Magnifica la dedica dei Cahiers du Cinéma: “Avec Monica Vitti, c’est une incarnation de la modernité du cinéma italien qui disparait”.

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Il suo vero nome era Maria Luisa Ceciarelli. Ha scoperto a poco più di dieci anni la passione per il teatro e nel 1953 si è diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica dove il suo maestro è stato Silvio D’Amico. Dopo qualche ruolo minore come la disinibita signora bene di Roma in Una pelliccia di visone (1956) di Glauco Pellegrini ed essersi fatta notare nei panni di Ofelia in Le dritte (1958) di Mario Amendola, è fondamentale l’incontro con Michelangelo Antonioni che la trasforma nell’anima e nel corpo della sua tetralogia disegnando quattro figure fondamentali nel cinema del regista ferrarese: Claudia in L’avventura (1960), Valentina in La notte (1961), Vittoria in L’eclisse (1962) e Giuliana in Deserto rosso (1964).

Con la sua inconfondibile voce roca, il volto capace di esprimere turbamento nei suoi silenzi ma anche di improvvisi scatti di euforia, ha dimostrato una notevole duttilità nel passare dal cinema drammatico alla commedia. Sotto questo aspetto, è stato Mario Monicelli a scoprire le sue qualità con il ruolo della ragazza siciliana che si vuole vendicare del seduttore che l’ha disonorata in La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli con cui ha collaborato ancora 13 anni dopo in Camera d’albergo. Tra i suoi altri ruoli che hanno lasciato il segno c’è stato quello della fioraia Adelaide che si è innamorata di un muratore e un pizzaiolo in Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970) di Ettore Scola, la ragazza svitata di Ti ho sposato per allegria (1967) di Luciano Salce, la zitella che fa condannare un protettore di prostitute per poi pentirsene in La supertestimone (1970) di Franco Giraldi e ha numerosi personaggi in Noi donne siamo fatte così (1971) di Dino Risi. Nel corso della sua carriera è stato fondamentale il sodalizio con Alberto Sordi che ha affiancato in alcuni dei film più famosi che ha diretto come regista come Amore mio aiutami (1969), Polvere di stelle (1973) e Io so che tu sai che io so (1982). Ha fatto coppia, tra gli altri, anche con Tony Curtis in La cintura di castità (1967) di Pasquale Festa Campanile, Gigi Proietti in Gli ordini sono ordini (1972) di Franco Giraldi, ancora Ugo Tognazzi (dopo La supertestimone) in L’anatra all’arancia (1975) di Luciano Salce e prima di Scusa se è poco (1983) di Marco Vicario, Johnny Dorelli ed Enrico Maria Salerno in Amori miei (1978) e Diego Abatantuono in Il tango della gelosia (1981) di Steno. È stata inoltre diretta, tra gli altri, da Alessandro Blasetti (l’episodio La lepre e la tartaruga di Le quattro verità, 1962), Tinto Brass (Il disco volante, 1964), Francesco Maselli (Fai in fretta ad uccidermi…ho freddo!, 1967), Marcello Fondato (Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa, 1970), Luigi Magni (La Tosca, 1973), Carlo Di Palma (Teresa la ladra, 1973), Sergio Corbucci (Non ti conosco più amore, 1980) e da alcuni dei più importanti cineasti europei come Luis Buñuel (Il fantasma della libertà, 1974), Joseph Losey (Modesty Blaise. La bellissima che uccide, 1966) e Miklós Jancsó (La pacifista, 1970). Ha ritrovato Antonioni in Il mistero di Oberwald (1980) e nel 1983 è avvenuto l’incontro con Roberto Russo di cui è stata protagonista nel suo debutto dietro la macchina da presa Flirt (1983) con cui è stata premiata come alla Berlinale per il miglior contributo singolo e del successivo Francesca è mia (1986), Del 1990 è Scandalo segreto (1990), il suo unico film come regista che è stata anche la sua ultima apparizione su grande schermo.

Nel 1995 le è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia, ha vinto quattro David di Donatello e due targhe d’oro, tre Nastri d’argento, quattro Globi d’oro e quattro Grolle d’oro. Nel 1968 era stata nominata presidente di Giuria al Festival di Cannes ma si è poi dimessa dall’incarico dopo le contestazioni del Maggio Francese, Nel 1988 “Le Monde” aveva pubblicato la notizia del suo suicidio.

A breve ritorneremo su Monica Vitti con un profilo approfondito.

La ricordiamo intanto con la nostra Top 5+1

La notte (1961)

La ragazza con la pistola (1968)

Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970)

Il fantasma della libertà (1974)

L’anatra all’arancia (1975)

L’avventura (1960)

 

Intervista dopo la pessima accoglienza al Festival di Cannes di L’avventura

 

 

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