Hope as in despair, di Roman Huben

Presentato al Sicilia Queer Film Fest 2023, Hope As In Despair è un documentario che riesce nell’intento di fare comprendere le opere di Douglas Sirk attraverso la tragedia delle vicende personali

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Cosa c’è dietro il melodramma incandescente di Douglas Sirk? Cosa si muove dietro personaggi maschili e femminili così appassionati, così determinati nel volere cambiare il mondo e il corso delle loro esistenze? Roman Huben, cineasta tedesco cresciuto in Svizzera classe 1990, compie un meticoloso viaggio attraverso le carte dell’archivio della Cineteca di Losanna e attraverso le interviste a importanti biografi come Jon Halliday (tra i primi a rivalutare l’opera di Sirk) e Bernard Eisenschitz (autore del recente libro Douglas Sirk, nè Detelf Sierck) e coinvolgendo registi e attrici come Todd Haynes e Hanna Schygulla. L’evento determinante nella vita di Douglas Sirk è la perdita del figlio Klaus, che gli viene sottratto dalla prima moglie filonazista Lydia e che lui riesce a vedere solo nei film in cui partecipa come attore bambino. Crescendo, il ragazzo prenderà parte alla primavera Hitleriana, si arruolerà a 16 anni nell’esercito tedesco e morirà a 18 nella campagna di Russia. Douglas Sirk non riuscirà mai a vederlo e dopo essere emigrato in America con la seconda moglie Hilde, riverserà nella finzione cinematografica i drammi reali di una vita non fortunata. All’apice del successo nel 1959 con Lo Specchio Della Vita deciderà prima di tornare in Germania insegnando e facendo teatro e successivamente scomparirà dimenticato da tutti nel buen retiro di Lugano.
Roman Huben analizza molto rigorosamente il rapporto di Douglas Sirk con le autorità politiche tedesche e l’impossibilità di lavorare nel momento in cui Hitler sale al potere perché Hilde è ebrea. Viene segnalato alla Gestapo da Lydia, la prima moglie, gli viene vietato di avere contatti con il figlio, non può più fare il regista a meno che non consegni la moglie a Goebbels, il ministro per la Propaganda del Reich che ha sotto controllo tutti gli studi cinematografici in Germania. Dalle parole degli intervistati si compone il ritratto di un uomo profondamente segnato dalla sofferenza ma che crede ancora nell’umanità dei suoi personaggi. Quelli femminili sono particolarmente complessi e psicologicamente ricchi, con una vita interiore densa di emozioni e pensieri in controcorrente con il modello di Hollywood.

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Da Magnifica Ossessione e Secondo Amore fino a Lo Specchio della Vita il melodramma di Sirk si colora (letteralmente) di forze del subconscio che lottano disperatamente per contrastare le imposizioni di una realtà contingente apparentemente senza via d’uscita. Il documentario è molto interessante nel sottolineare questa forma di “speranza disperata” di uomini e donne che cercano di superare ostacoli ben al di sopra delle loro possibilità. C’è un solo film in cui Douglas Sirk mette direttamente la propria biografia all’intero del suo percorso d’autore: è Tempo di Vivere (1958) in cui in un treno diretto verso la morte il regista si congeda definitivamente dal figlio regalandogli un commovente saluto. Sono due minuti, poche inquadrature, ma racchiudono i motivi di una intera esistenza.
Presentato a Palermo alla tredicesima edizione del Sicilia Queer Film Fest, Hope As In Despair è un documentario che riesce nell’intento di fare comprendere le opere di Douglas Sirk attraverso la tragedia delle vicende personali. La macchina da presa inquadra silenziosamente le carte e i documenti del grande archivio di Losanna, ma il vero omaggio è reso da queste parole di Fassbinder: “Sirk ha detto che il cinema è sangue, lacrime, violenza, odio, amore e morte e ha realizzato film di sangue e di lacrime, di violenza e di odio; film di morte e d’amore. Non è possibile – ha detto Sirk – fare un film su una cosa, bensì solo con qualcosa, con la gente, con la luce, con i fiori, con gli specchi, con il sangue, con tutte queste cose straordinarie che rendono la vita degna di essere vissuta. Ha anche detto che la filosofia del regista è la luce e l’inquadratura. E ha girato i film più teneri che io conosca: sono i film di un uomo che ama la gente invece di disprezzarla come facciamo noi”.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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