I cavalieri dello zodiaco, di Tomek Baginski
Tradisce deliberatamente il celebre manga di Kurumada, per inseguire il sogno di una narrazione mitica. Del racconto epico però riprende solo la forma, senza riuscire a riflettere il suo reale spirito
Tradimenti. Infedeltà. Incongruenze. Quando si parla di adattamenti di lavori transmediali, sono queste le parole che più risaltano nei giudizi delle persone, le formule con cui gli appassionati sminuiscono o legittimano il coefficiente di autenticità di un’opera a seconda del modo in cui si conforma (o contrappone) alla natura del testo originario. Un’attitudine lecita, anche ragionevole per come preserva sentimentalmente la sacralità dell’universo narrativo di partenza, ma che nel caso de I cavalieri dello zodiaco perde ogni fondatezza. Proprio perché la serie animata prodotta dalla Toei Animation, cioè quel testo su cui milioni di fan hanno costruito il proprio investimento emotivo nei confronti dell’immaginario fumettistico di riferimento, ha tradito sistematicamente il (formidabile) manga di Kurumada, inseguendo più volte iperboli e spettacolarizzazioni che ben si adattavano al tessuto ultradinamico degli anime d’avventura, anche se perlopiù “apocrife”. Ed è su questa linea di pensiero che vanno iscritte tutte le traiettorie del film in questione.
Prodotto nuovamente dalla Toei Animation, l’adattamento live-action de I cavalieri dello zodiaco vuole sin da subito mixare le formule della origin story con una selezione arbitraria degli elementi (ed eventi) che hanno reso l’opera un mito, senza interrogarsi troppo su questioni di integrità o sequenzialità narrativa. Al centro della storia ritroviamo il giovane Seiya (Mackenyu), un ragazzo di strada come tanti, ma i cui poteri “cosmici” lo costringono ad abbandonare un cammino ordinario, per inseguire un destino più importante: il suo scopo, in quanto “Cavaliere di Pegasus”, è quello di proteggere la reincarnazione umana della Dea Atena da coloro che ne temono il risveglio divino, prima che il suo incontrollabile potere comprometta per sempre gli equilibri del mondo. L’accenno agli intrecci del manga, con la dimensione da “incipit” che struttura tutte le istanze del film, diventa qui lo strumento per interpretare il racconto di partenza come un grande calderone in cui riversare il cuore epico (e tematico) del fumetto, al di là della fedeltà al suo sistema di base – compreso quello dei personaggi.
Non è un caso che dell’iconico gruppo di cavalieri, il film si concentri solo sul protagonista Seiya, e su quel conflitto familiare che nei testi precedenti (manga e anime) è solo marginale, ma che nell’adattamento live-action, al contrario, è il fondamento da cui si ramificano le origini del mito. Se in tempi passati la necessità di abbandonare la propria fanciullezza per adempiere al bene collettivo costringe gli eroi a difendere i loro cari, adesso il ricordo della sorella scomparsa spinge il protagonista a combattere non più per, ma in nome degli affetti. Una variazione di prospettiva che ben traduce la propensione del film verso la caratura epica del racconto mitico. Il problema de I cavalieri dello zodiaco, semmai, è che dell’epica ha solo la forma. A mancare è il suo spirito, così come quel sincretismo religioso, che tra parabole cristiane, etiche del bushidō e mitologia ellenica, riflette da sempre la visione cosmologica del racconto, oltre la sua ricercatezza estetica. Ne deriva un film che ha (quasi) tutto al posto giusto: il cuore, il ritmo, e soprattutto le intenzioni. Ma che sbaglia clamorosamente la prospettiva da cui li inquadra.
Titolo originale: Knights of the Zodiac
Regia: Tomek Baginski
Interpreti: Mackenyu, Madison Iseman, Sean Bean, Famke Janssen, Nick Stahl, Mark Dacascos, Diego Tinoco, Caitlin M Hudson, Kaylan Teague, Ryusei Iwata
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 112′
Origine: USA, Giappone, 2023