La guerra del Tiburtino III, di Luna Gualano

Simpaticamente “dozzinale”, rielabora i tanto graditi stilemi da B movie di genere, al fine di proporre, in chiave satirica, una significativa riflessione sociale. Alice nella città

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Il quartiere del Tiburtino III, collocato nell’estrema periferia di Roma, è un luogo degradato, abbandonato dalle istituzioni. Pinna (Antonio Bannó), spacciatore del posto dal naso prominente, vi abita insieme alla madre (Paola Minaccioni), fidata nail artist del quartiere, e al padre Leonardo (Paolo Calabresi); oltre a trascorrere le proprie giornate in compagnia degli amici Panettone e Chanel.
Una notte, Leonardo rinviene nel parchetto vicino a casa il piccolo frammento di un meteorite caduto dal cielo; ma al suo interno, a insaputa dell’uomo e di tutti gli abitanti della zona, si nasconde una piccola creatura aliena. Preso possesso del corpo di Leonardo e trasformatolo nella Regina Madre della specie –  conferendogli cioè la capacità di produrre uova per “infettare” i vicini di casa – gli extraterrestri danno il via alla conquista del quartiere e dell’intero Pianeta.
Toccherà agli intrepidi Pinna, Panettone, Chanel e alla celebre fashion blogger Lavinia Conte (Sveva Mariani) provare a fermare il malefico piano degli invasori alien.

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Si torna sempre dove si è stati bene. Lo facciamo tutti, lo fanno anche gli artisti. E per Luna Gualano fantasia e fantascienza  sono location creative privilegiate a cui ricondurre il proprio cinema, la propria poetica. Lo dimostra la parabola di Salvatore in Credimi! (2021), responsabile di una sovrascrittura supereroistica del reale. Lo dimostrava già Go Home – A casa loro, prima opera della regista a “distaccarsi” dall’esordio thriller Psychomentary (2013) per ragionare del sociale in salsa sci-fi.

Ideale prosecuzione intellettuale dello zombie-movie del 2018, La guerra del Tiburtino III riporta dunque su grande schermo i riferimenti cardine della cineasta; e all’interno di una rivisitazione tutta domestica de L’invasione degli ultracorpi, rielabora i tanto graditi stilemi da B movie di genere, al fine di proporre, in chiave satirica, una significativa riflessione sul degrado periferico delle grandi città – nonché sulla tanto chiacchierata tematica dell’accoglienza/sostituzione.

Ricca di buoni spunti situazionali e sorretta da un cast divertente e divertito – su tutti il protagonista Pinna e l’esilarante fashion blogger Lavinia – l’opera di Gualano è simpaticamente “dozzinale”. Dozzinale è la location, grossolano e sconclusionato il piano di conquista alieno, (incredibilmente) ordinaria la super hero squad in missione. Insomma, vista e considerata anche la triade attoriale recuperata dal cult Boris (Calabresi, Pannofino, Crescentini), un’opera molto italiana.

Certo, si sarebbe potuto spingere ancora di più sull’acceleratore, esasperare determinate gag o approfondire alcune dinamiche. Ma tutto sommato è proprio in questa perenne sensazione di incertezza e sano menefreghismo che il film prolifera, riuscendo a toccare importanti tematiche dell’oggi, senza tuttavia smarrire una propria gradevole spensieratezza.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
4 (4 voti)
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