La sala, il rigore e l’incoscienza – Sentieri Selvaggi incontra Nanni Moretti

Nanni Moretti vince per la seconda volta il Premio Miglior Film Sentieri Selvaggi. Il regista ha incontrato la redazione e ha raccontato gli angoli più nascosti del suo cinema

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Foto di Souheila Soula

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Nanni Moretti ha vinto il Premio Sentieri Selvaggi 2022-2023 per il suo Il sol dell’avvenire, reputato dalla redazione il miglior film italiano della stagione. Il regista romano aveva già vinto il premio nella stagione 2011-2012 con Habemus Papam.

Durante l’incontro con il pubblico, Moretti ha raccontato aneddoti riguardo Il sol dell’avvenire ma ha anche parlato della sua filmografia, a cominciare dai primi film.

“Dopo Mia madre, con Federica Pontremoli e Valia Santella abbiamo cercato di scrivere, sempre sfiorando il film sul pasticcere trotzkista negli anni ’50, però non riuscendo a centrarlo. Sono trent’anni che ci giro intorno… Abbiamo cercato intorno al 2016-2017 di scrivere un lungometraggio interamente ambientato nel ’56. Non ci siamo riusciti. Poi io ho fatto Santiago, Italia. Dopo di che, Federica Pontremoli mi disse di leggere ‘Tre piani’ e decisi di girare quello. Finito le ultime lavorazioni a fine febbraio 2020, il film doveva uscire ad aprile e poi a marzo è scoppiata la pandemia. È stato chiuso tutto ed è uscito dopo un anno e mezzo, nel settembre 2021. In quel momento di stasi in cui avevo già un film pronto che però non riusciva a uscire, richiamai Federica e Valia, insieme a Francesca Marciano e dissi ‘Quella vecchia idea del film ambientato negli anni ’50, quella è solo una parte del film. Voglio raccontare anche il regista che gira quella storia’. Abbiamo cominciato a scrivere prima via zoom, perché era tutto chiuso, poi quando ci siamo visti, abbiamo cominciato a scrivere Il sol dell’avvenire”.

Nanni Moretti ha poi parlato delle piattaforme, analizzando come queste differiscano dal cinema.  “Io preferisco fare i film per le sale però poi a venderli alle piattaforme non ho nulla in contrario, anzi, per carità. Finché ci sono i soldi io voglio fare film per le sale. Quando ci saranno meno soldi, perché succederà, forse mi farò venire in mente film più a basso costo. Finché ci sono i cinema, io direi che i film si fanno per il cinema, e per le piattaforme le serie. Questa è una mia idea non solo di regista e produttore ma anche di spettatore. Il mio lavoro di spettatore è stato sempre importante per il mio lavoro di regista. Il cinema non è in crisi per me come spettatore; quindi, non è in crisi nemmeno per me come regista. Poi, lo so benissimo… rispetto a 30 anni fa ma anche a 5 anni fa, il pubblico si sta riducendo però finché ci sono luoghi adibiti al cinema, cerco di farmi venire in mente film per la sala”.

Moretti è passato a raccontare del suo film, Caro diario, che vinse il premio alla regia al Festival di Cannes nel 1993. “Caro diario nasce come un cortometraggio. Ero a Roma nell’Agosto del ’92 e ho pensato ‘Facciamo un corto sui miei giri in vespa!’. Ho girato per un paio di week-end. Poi mi sono accorto che mi piaceva quella leggerezza. Quell’irresponsabilità di quelle scene che avevo girato per un cortometraggio. Ho girato per due sabati e due domeniche – c’era un’incoscienza che mi piaceva. Mi sono detto ‘Voglio fare tutto un film così’. Si, è un film sulla memoria ma c’è anche la leggerezza di un cortometraggio fatto in super 8, a partire dalla sceneggiatura, forse, che contiene passaggi che, di solito, in un film fatto e finito si eviterebbero come la sequenza con il critico interpretato da Carlo Mazzacurati”.

 

Il regista ha poi parlato dell’importanza del caos nell’arte e nel lavoro dell’artista. 37 anni fa fondai la Sacher Film. Nella mia attività di produttore ho sempre messo gli altri registi nella miglior condizione possibile per iniziare a girare. Al contrario i miei primi tre film da produttore di me stesso, Palombella rossa, Caro diario e Aprile, sono arrivato all’inizio delle riprese continuamente impreparato. Per Palombella rossa dovevo andare a girare nella piscina di Acireale, stava finendo l’estate. Mi sono buttato e ho cominciato a girare nella seconda metà di settembre dell’88. Non avevo una sceneggiatura ma qualcosa in più di un canovaccio. Ho cominciato a girare il film completamente impreparato, con dei buchi narrativi che mi auguravo di poter riempire durante le riprese. Così anche Aprile, ho cominciato a girare prima dei pezzetti. Ma è capitato anche con Caro Diario. Per il capitolo ‘Isole’ ho lavorato con degli spunti di script su foglietti di giornale e, addirittura, tutto il corpus di battute del personaggio di Renato Carpentieri non l’ho scritto io ma l’ho assemblato a partire da estratti di riflessioni di critica televisiva a firma di Beniamino Placido”.

“Ci sono dei film in cui ho voluto dare più importanza al caso o al caos, altri film, come La stanza del figlio o Tre piani o Habemus papam in cui sentivo che dovevo, volevo cominciare a girare con una sceneggiatura solida e dettagliata. Altre volte invece son partito con dei buchi che, chi sa, forse, spero di aver riempito durante riprese e montaggio”.

Per quanto riguarda Il sol dell’avvenire, tutto il finale non era previsto. Si tratta, in realtà, di una sequenza molto più contenuta, una parata con appena tre personaggi. Quando ho girato quella scena avevamo ancora tre settimane di riprese da fare – ricorda Moretti – e allora mi sono detto, ma perché solo quei tre personaggi? Io li voglio tutti i personaggi del film. Così, l’ultimissimo giorno di riprese sono tornato ai Fori Imperiali e ho girato tutti i personaggi del film che chiudono la scena finale. E confesso – ammette il regista – che sono tornato sul set più volte, aggiungendo attori che nelle prime sedute mi ero dimenticato di convocare, con buona pace del produttore, l’amico Domenico Procacci”.

Nanni Moretti ha conquistato le risate del pubblico, per aggiungere poi, in chiusura, “Non c’è stato bisogno di tornare ai Fori Imperiali. Sono tornato a girare con una troupe ridotta per avere cinque personaggi, Giulia Lazzarini, Bonaiuto, Alba Rohrwacher, Renato Carpentieri e Giggio Morra”.

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