LIBRI DI CINEMA — DreamWorks Animation. Il lato chiaro della luna

Il volume edito da Bietti, curato da Mazza e Soranna, ripercorre le tappe fondamentali della casa di produzione rivale della Disney, dimostrando la stratificata validità delle sue opere

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«Un viaggio alla (ri)scoperta di molteplici indizi seminati lungo gli anni e riconducibili a una medesima matrice, con un medesimo scopo: diventare un unicum cui i sognatori possono affidarsi per cercare qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, una luce ferma e affidabile in grado di illuminare la notte e orientare i naviganti dispersi nel mare magnum della produzione animata mondiale».

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La dichiarazione d’intenti degli autori di DreamWorks Animation. Il lato chiaro della luna (2020), Matteo Mazza e Simone Soranna, emerge già nelle prime pagine. Il volume, edito da Bietti nella collana Heterotopia, rappresenta una squisita eccezione all’interno del panorama italiano, sovraccarico di opere che ripercorrono la storia dell’illustrazione Disney e Pixar, ma ancora mancante di uno studio approfondito sulla casa di produzione fondata nel 1994 da Steven Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen.

Gli autori hanno scelto di ripercorrere le tappe dei maggiori successi DreamWorks (senza tralasciare anche cartoni all’epoca meno apprezzati dal pubblico, come Shark Tale) in un corpus di ben trecentotrenta pagine. Dopo l’entusiastica prefazione dell’autore e regista Manlio Castagna, vengono sintetizzate brevemente le dinamiche della fondazione del gruppo (dall’allontanamento di Katzenberg dalla Disney alla lotta per la supremazia con la nota rivale, sino ai limiti del plagio).

 

Vengono inoltre presentate tematiche e scelte stilistiche ricorrenti in molte opere, con un occhio di riguardo alla sperimentazione tecnica sviluppata nel corso degli anni: dall’animazione tradizionale all’avvento del CGI, dalla ricerca tecnologica della PDI con i film in tradigital, giustapponendo elementi digitali e tridimensionali (Il principe d’Egitto, La strada per El Dorado, Spirit. Cavallo selvaggio), sino alla collaborazione con la Aardman Animations britannica per i film realizzati in stop-motion claymation (Galline in fuga, Wallace & Gromit, Giù per il tubo). 

Il volume è composto da una panoramica generale introduttiva e dal successivo approfondimento di alcuni titoli specifici, quelli che secondo gli autori risultano più significativi ed esemplificativi dell’operazione di stravolgimento della struttura narrativa classica messa in campo dalla DreamWorks: pur promuovendo una riscoperta dei generi cinematografici (dal peplum al biblico, dall’avventuroso al fantascientifico) vengono scardinate infatti le regole canoniche del racconto e del linguaggio cinematografico, con un largo utilizzo di soggettive, flashback, piani sequenza e dissolvenze in un continuo dinamismo creativo, dal gusto giovane, innovativo, originale. Le opere DreamWorks non si limitano a divertire i più piccoli, ma si rivolgono a un nuovo target di giovani adulti, sempre più consapevoli e in grado di apprezzare ogni sfumatura.

Proprio per illuminare “il lato chiaro”, ricco di infinite potenzialità, di una realtà troppo spesso sottovalutata e rimasta all’ombra della superpotenza disneyana, gli autori del volume si addentrano nel variopinto e immaginifico mondo antropomorfo di creature affascinanti, partendo da quello che viene individuato come il vero punto di svolta della produzione DreamWorks, dai meandri della solitaria palude di Shrek (2001, Andrew Adamson e Vicky Jenson), per immergersi nell’affollato zoo newyorkese di Madagascar (2005, Eric Darnell e Tom McGrath), fino a risalire la Valle della Pace di Kung Fu Panda (2008, Mark Osborne e John Stevenson) ed elevarsi insieme a Sdentato e Hiccup oltre le vette dell’isola vichinga di Dragon Trainer (2010, Dean DeBlois e Chris Sanders).

Il filo conduttore tra queste saghe di successo — esaminate nel dettaglio per la loro struttura coerente e per l’apprezzamento unanime di critica e pubblico nella loro interezza — sembra essere proprio l’inevitabile cambiamento che investe e stravolge lo status quo degli antieroi protagonisti, figure ordinarie che si trovano ad affrontare un mondo straordinario, spinte dal disagio o dall’inadeguatezza ad una inevitabile trasformazione e all’autoaffermazione della propria identità. 

Tematiche ricorrenti nell’universo DreamWorks, popolato da figure insolite, grottesche, controverse. Al pari del confronto con l’alterità e con lo straniero, del doppiaggio affidato alle accattivanti voci di attori noti (alcuni di quelli italiani — Fabio Volo, Ale & Franz, Francesco Pannofino — sono stati intervistati in conclusione del volume), del gusto citazionista (dagli allenismi del protagonista nevrotico in Z la formica alle influenze autoriali di Steven Spielberg e Guillermo del Toro), del ricorso frequente ai toni dell’ironia o alla parodia scanzonata. 

Tutte formule che evidentemente, nonostante i pregiudizi diffusi sulla casa di produzione “sempre seconda”, funzionano. E questo studio tenta proprio di dimostrarlo, giungendo sino ai successi più recenti (Le 5 leggende, I Croods, Baby Boss, Il piccolo yeti), ricollocando al giusto posto i “lavori da sogno” della DreamWorks.

DreamWorks Animation. Il lato chiaro della luna
di Matteo Mazza, Simone Soranna
322 pagine
Edizioni Bietti – Heterotopia

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