Morte a Venezia, di Luchino Visconti

Dal romanzo breve di Thomas Mann, un fantasy mentale terminale affascinante e respingente che amplifica a dismisura l’estetica decadente di Visconti. Stasera, ore 23, Iris

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Ritorno a Venezia, 17 anni dopo Senso. Da Camillo Boito a Thomas Mann, da un mélò-noir a una sorta di fantasy mentale terminale. Il desiderio è tutto nella testa di Gustav von Aschenbach. Non ci sono le proiezioni della sua immaginazione nei confronti di Tadzio. Solo gli sguardi. I pensieri sono riflessi solo negli occhi di Dirk Bogarde. Poi il sentimento diventa sempre più scoperto. Il pedinamento per Venezia dove cerca di non farsi vedere e soprattutto la dichiarazione fin troppo rivelatrice: “Tu non devi mai sorridere così a nessuno. Ti amo”.

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1911. Il musicista tedesco Gustav von Aschenbach, in vacanza presso l’Hotel des Bains del Lido di Venezia, resta colpito dalla bellezza di Tadzio, un ragazzo polacco in vacanza con la famiglia. Ogi giorno ne è sempre più affascinato e non sa come contrastare quello che prova. Nel frattempo, in città scoppia un’epidemia di colera che le autorità cercano di tenere nascosta.

Tratto dal romanzo breve di Thomas Mann scritto nel 1912, Morte a Venezia è il secondo capitolo della trilogia tedesca realizzata da Visconti dopo La caduta degli dei e prima di Ludwig. Ci sarebbe dovuto essere anche un  quarto film, La montagna incantata, sempre tratto da Thomas Mann, che il regista però non è mai riuscito a realizzare. Forse Morte a Venezia è il film che rivela in maniera più diretta l’estetica decadente del cineasta. La fine di un mondo, la ricerca proustiana del tempo perduto, il disfacimento progressivo di Venezia tra manifesti appesi nella città e le ombre di morte semptre più incombenti. Rispetto al libro di Thomas Mann, Aschenbach è un musicista invece che uno scrittore. E per certi aspetti, possono essere presenti frammenti di un biopic su Gustav Mahler; Visconti utilizza nel film la terza e quinta sinfonia del compositore tedesco che si chiama proprio come il protagonista di Morte a Venezia. In più nei flashback sul passato di Aschenbach c’è anche la scena del funerale della figlia, tragedia che ha segnato anche la vita di Mahler.

Adattato dal cineasta con Nicole Badalucco, Morte a Venezia è formalmente un’opera di alto livello, caratterizzata anche dalla fotografia di Pasquale De Santis, dalle scenografie di Ferdinando Scarfiotti e i costumi di Piero Tosi e in cui è evidente la maniacale attenzione al dettaglio che hanno sempre segnato non solo il cinema ma anche il teatro di Visconti. Al tempo stesso si avverte lo stesso contrasto tra arte perfetta e imperfetta, apollineo e dionisiaco, evidenti nei flashback che invece interrompono quell’affascinante atmosfera apocalittica.

Nel corso degli anni c’è sempre stato un rapporto conflittuale con Morte a Venezia. Di attrazione ma anche respingente. Il suo accademismo lo rende sontuoso ma inavvicinabile. Ciò è evidente nella scena di Tadzio che sembra danzare attorno le colonne dello stabilimento mentre Aschenbach si avvicina. E a tratti forza un po’ la mano come nel momento del musicista di strada con la sua banda che si esibisce nell’albergo e crea un motivo con una risata che irride il protagonista. Il fascino di Morte a Venezia risiede soprattutto nei suoi silenzi, nei rumori d’ambiente, nelle figure mute di Silvana Mangano e Marisa Berenson. Il film finisce però per subire la stessa metamorfosi di Dirk Bogarde con il make-up che cola e scioglie progressivamente il suo corpo. Ogni gesto viene sottolineato, amplificato, tramutato in un melodramma da concerto. Uno dei punti di forza, certo, del cinema di Visconti. Ma appare oggi una delle sue opere più superate e invecchiate. Al contrario Senso sembra realizzato ieri.

 

Regia: Luchino Visconti
Interpreti: Dirk Bogarde, Björn Andrésen, Silvana Mangano, Romolo Valli, Marisa Berenson, Franco Fabrizi, Carole André, Nora Ricci
Durata: 125′
Origine: Italia, 1971
Genere: drammatico

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.18 (22 voti)
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