Sentieri Selvaggi incontra Marco Bellocchio

Sentieri Selvaggi premia Marco Bellocchio per l’ultimo film Marx può aspettare. L’occasione è utile per un confronto a tuttotondo con il regista in un incontro con la redazione. Ecco com’è andata

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In occasione della 20esima edizione del premio Sentieri Selvaggi, assegnato a Marco Bellocchio per Marx può aspettare, il regista ha discusso con la redazione, in un incontro live su zoom e facebook, della sua carriera dietro la macchina da presa e delle sue esperienze biografiche e familiari che inevitabilmente influenzano il suo modo di concepire il cinema.

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La famiglia è indubbiamente un aspetto centrale del suo ultimo film e, a tal proposito, Bellocchio rivela che nella realizzazione di questo documentario era necessario “presentarsi”, mettendosi a nudo davanti la macchina da presa. Il regista sottolinea, citando il film Gli occhi, la bocca, come nonostante avesse già provato in passato a raccontare il dramma attraversato da lui e dalla sua famiglia, è stato difficile raccontare un’esperienza così straziante. Diversamente, con Marx può aspettare, troviamo la libertà di aprirsi con maggiore sicurezza agli eventi più duri del suo vissuto personale affermando di aver voluto trovare un senso di commozione mettendo da parte il risentimento, l’odio e la vendetta e mostrando soprattutto una vicenda umana.

Una domanda chiede a Bellocchio le origini del film presentato a Cannes2021. L’opera era già in cantiere nel 2016, seppur profondamente diversa rispetto a ciò che sarebbe diventata. Inizialmente l’idea non riguardava suo fratello bensì la sua intera famiglia da filmare durante un pranzo che Bellocchio aveva organizzato. L’autore si concentra quindi sui rapporti con i membri della famiglia, sostenendo di non avere più contrasti e rivelando che paradossalmente le resistenze e le paure nel rivivere il suicidio di suo fratello erano soprattutto sue, diversamente dalla sua famiglia che non ha messo paletti nell’idea di riattraversare la tragedia di Camillo Bellocchio.

Spazio anche al montaggio che in Marx può aspettare è un fattore fondamentale per mettere assieme tutti i video d’archivio, le interviste, il repertorio dai film precedenti di Bellocchio e le fotografie che culminano nella tragedia. Ma l’importanza del lavoro di Francesca Calvelli in sede di montaggio si estende nella capacità di raccogliere nel tempo tutto il materiale perché molti contenuti sono andati persi. Il tempo quindi è stato un elemento essenziale nel coadiuvare tutto il materiale utilizzato. L’indecisione nelle scelte da compiere e nei contenuti da selezionare ha rischiato di arenare la produzione a cui sono arrivati i festival in aiuto che, imponendo paletti temporali da rispettare, ti dicono implicitamente “adesso devi smettere”.

Oltre a Marx può aspettare, una domanda suggeriva l’importanza seminale de I pugni in tasca nel contesto della sua filmografia. Un’ipotesi confermata dallo stesso Bellocchio che vede nel suo esordio alla regia un film che ha segnato sia la sua carriera da regista ma anche la sua vita in generale in cui si è “reso conto che qualcosa di profondo stava accadendo”. I pugni in tasca è stato “una spinta dal basso, dal profondo che poi ho rielaborato in film come Il Gabbiano, L’ora di Religione, Salto nel vuoto“.

La questione religiosa, che ritorna anche in Marx può aspettare, permette al regista di parlare del suo rapporto con il cattolicesimo. Credente da ragazzo, con il tempo ha messo da parte il culto religioso rimanendo tuttavia ancorato alla mentalità cattolica da applicare nella quotidianità. Un approccio antidogmatico condizionato dalla figura della madre. Bellocchio evidenzia di non negare dimensioni trascendentali che hanno a che fare con l’inferno o il paradiso, ma gli risulta difficile credere nella loro reale esistenza in seguito alla morte. La duplice prospettiva vita-morte emerge anche nella sua ultima fatica: “In Marx può aspettare riprendo tanti ricordi e persone che non ci sono più, unendo vita e morte per sprofondare nel passato nonostante raccontassi il presente”. 

Infine margine per i progetti futuri a partire dal film sul caso di Edgardo Mortara. Una vicenda che coinvolge un bambino di sei anni rapito dalla Chiesa cattolica su cui aveva posto l’attenzione Steven Spielberg per un film. Dopo aver saputo dell’abbandono del regista statunitense, Bellocchio rivela di voler riprendere le redini di un progetto “impegnativo” seppur con un budget europeo e quindi più ridotto. In arrivo anche la serie tv dedicata al rapimento di Aldo Moro, sorta di espansione dell’universo costruito in Buongiorno, notte

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