Tartarughe Ninja – Caos mutante, di Jeff Rowe

Per Rogen e Goldberg quella delle Turtles è una mitologia da fare a pezzi come fecero con lo star system in Facciamola finita. Ed il risultato è affascinante.

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È sempre più, sottotraccia, un franchise di fantasmi, quello delle Tartarughe Ninja al cinema. Quindici anni fa, si scriveva del fantasma di John Woo che infestava TMNT, film animato del 2007 dedicato alle Tartarughe Ninja. Alla regia c’era Kevin Munroe ma, in un primo momento il film fu affidato proprio al regista cinese, di cui, tra i fotogrammi, sembravano sopravvissute idee, trovate, tensioni.

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Ora, quindici anni dopo, dopo, soprattutto, i due capitoli live action letteralmente plasmati da Michael Bay (un altro fantasma, in fondo), la situazione non è poi troppo cambiata, al massimo è divenuta più sfaccettata.

Tartarughe Ninja – Caos mutante, nuovo film d’animazione basato sui personaggi creati da Eastman e Laird, fortemente voluto da Seth Rogen, che lo produce e lo scrive insieme ad Evan Goldberg e diretto dal Jeff Rowe dei Mitchell contro le macchine, parrebbe inserire l’universo delle tartarughe nelle linee “fantasmatiche” del coming of age ripensate da Lord e Miller (con cui Rowe ha in effetti collaborato).

Ce lo dice, certo, il linguaggio visivo del film, che si muove nel solco dello Spider Verse, ma parrebbe suggerirlo anche la storyline. Donatello, Michelangelo, Leonardo e Raffaello sono infatti quattro tartarughe mutanti adolescenti, che quindici anni prima, appena nate, sono scampate per caso all’incendio del laboratorio del genetista Baxter Stockman, che avrebbe voluto potenziare loro e altri animali per creare la famiglia che non ha mai avuto. Ora, nascoste nelle fogne per sfuggire agli umani ed addestrare nel ninjitsu, le quattro tartarughe saranno chiamate a confrontarsi con un gruppo di animali geneticamente modificati dallo stesso Baxter che, dopo la morte dello scienziato, vorrebbe dominare sull’intero genere umano. Ma è una falsa pista.

Tartarughe Ninja – Caos mutante non vuole avere neanche per un minuto il respiro e le ambizioni dei film di Lord e Miller. Semmai Rowe si appoggia alle loro sperimentazioni per sviluppare gli exploit più dinamici del film, le scazzottate, gli inseguimenti. Per il resto, a ben vedere, risolve le sue linee in un sistema ben più minimalista di quanto sembri, tutto giocato in tre, quattro ambienti e su sequenze action ben pensate, ritmatissime ma tutto sommato molto controllate.

Più che un progetto che spinge i limiti dell’animazione un po’ più in là, quello di Rowe pare soprattutto un affascinante esperimento di scrittura, un riposizionamento dell’umorismo di Rogen e Goldberg, che, dopo la parodia anarco/Disneyana di Sausage Party, stavolta sembrano chiedersi davvero come potrebbe essere un film per ragazzi canonico se “parlasse” con la loro voce.

E la risposta non è scontata. Perché l’umorismo a testa bassa della coppia rimane nei dialoghi, nei veloci botta e risposta tra le quattro tartarughe, nel citazionismo a cento all’ora mentre gli affondi più aggressivi, i colpi più diretti, Rogen e Goldberg li circoscrivono ad alcuni momenti ben definiti, divertiti, tutti di pancia. Come a dire che ora lo sguardo anarchico è rivolto da tutt’altra parte.

Davvero più che a Sausage Party, Tartarughe NinjaCaos mutante è avvicinabile allo straordinario Facciamola finita. La forza dissacrante nei confronti di una certa mitologia (quella fumettistica o dello star system poco cambia, in realtà) che lo anima è in fondo la stessa, lucidissima, costantemente in levare, ma la scelta del bersaglio rende tutta l’operazione straordinariamente affascinante quanto tragica.

Sembra in effetti uno stranissimo cinecomic di risulta in cui la cultura pop ed il binge watching dei film di arti marziali sostituiscono la millenaria saggezza orientale, il confronto eroico con l’avversario pare sempre attardarsi, saltare un giro, frenato dalle insicurezze degli eroie e persino Splinter sembra soprattutto un padre amorevole e un po’ ingenuo che “diventa” letteralmente un combattente per l’emersione inconscia, non preventivata, di una qualche personalità nascosta nutrita di letture e visioni.

Forse non tutto è a fuoco, a tratti il film pare quasi trattenersi, come se sacrificasse certe idee per non perdere la presa sul target. E allora cerca di rimanere su linee semplici e il meglio lo dà nel lunghissimo scontro finale, quando non ha più nulla da perdere, sebbene rimanga la sensazione che tutto il film sia un lungo prologo ad un franchise tutto da costruire. Ma per certi versi va bene così, perché il passo di Tartarughe NinjaCaos mutante costringe Rogen e Goldberg a esplorare spazi inediti, a confrontarsi con i personaggi come raramente accade: guardandoli negli occhi. E allora riscoprono la straordinaria, umanissima fallibilità di queste turtles mai così teenager, insicure, outsider consce di esserlo, eroiche più per convenienza che per vocazione, affascinate dai loro nemici perché diffidenti, loro per prime, nei confronti dell’apparente normalità degli umani.

Vero, si potrebbe dire, è una lettura Gunniana dell’universo di Laird ed Eastman, eppure anche questo, per certi versi, è una notizia.

Perché Rogen, Goldberg e Rowe sono i primi che provano a fare un passo più in là, a spingere quel cinema fuori dai soliti spazi e a metterlo a sistema, provare ad esplorarlo al di là dei contesti noti, costruire sul motivo dell’outsider altri universi, altre idee di cinema, altri paradigmi, incuranti, al momento, delle conseguenze. E allora, forse, Caos Mutante si ritrova ad essere il primo film del franchise che si libera davvero, dei suoi fantasmi e prova a guardare al di là di essi per chiedersi quale sia, davvero, la sua voce.

 

Titolo originale: Teenage Mutant Ninja Turtles – Mutant Mayhem
Regia: Jeff Rowe
Voci: Paul Rudd, Rose Byrne, Micah Abbey, Nicolas Cantu, Brady Noon, Shamon Brown jr., Seth Rogen, John Cena, Jackie Chan, Maya Rudolph
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 99′
Origine: USA. 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
4 (2 voti)
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    Un commento

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