The Equalizer 3 – Senza tregua, di Antoine Fuqua

Una lezione di pura regia, la connessione tra lo sguardo di Fuqua e la pazzesca, dolente presenza scenica di Denzel Washington viaggiano ad un’altra altezza in confronto all’inghippo camorristico

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Non è più possibile tornare indietro dal finale dell’episodio precedente, dalla cittadina sull’oceano della resa dei conti di The Equalizer 2. Il villaggio evacuato e la battaglia durante l’uragano sono esattamente il paesaggio interiore di Robert McCall, l’immagine della sua anima – non a caso, si tratta del paesino in cui il protagonista viveva con l’amatissima moglie, e il panificio di famiglia. Dal momento in cui il suo eroe lascia la metropoli, Fuqua (con il suo sceneggiatore Richard Wenk) decide che McCall non potrà più ritornarci, in città: si tratta di una scelta formale importante, per uno sguardo come quello del regista di Brooklyn’s Finest, e per un personaggio come quello del giustiziere creato per la tv nel 1985 (e infatti poi il film, che è comunque ancora un film marino e di scogliere, non vede l’ora di infilarsi appena potrà tra i vicoli e le moto di Napoli, a ricercare la miccia pronta ad esplodere delle strade di città, così più irrequiete in confronto all’ambientazione turistica in costiera).
Rinunciare alle atmosfere di Boston, agli incroci sotterranei di malavita e potere, di etnie in guerra e soprusi quotidiani, costringe Fuqua e il suo sommo direttore della fotografia Robert Richardson a ripensare l’apparato visivo della serie, complice anche l’età avanzante di Denzel Washington che fa sì che le abituali mattanze acrobatiche di McCall stavolta vengano sostanzialmente solo evocate, o avvengano nell’ombra, fuoricampo. Il risultato è che il personaggio diventa definitivamente una pura presenza, uno spettro nero che perseguita i cattivi come una maledizione, un’entità demoniaca e letale che si staglia, con tutta l’imponenza della figura di Denzel Washington, sul bianco dei muretti e delle case del villaggio amalfitano.

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Ecco, The Equalizer 3 è un film di pura regia, una lezione su come anche il più triviale degli script costruito sugli stereotipi di un’Italia da cartolina (ma con l’inevitabile nota di merito per il sempre vertiginoso Remo Girone) possa essere nobilitato da intuizioni visive interamente costruite intorno alla complicità con il proprio interprete: giunti alla quinta collaborazione, Fuqua e Washington si intendono in maniera profonda, il feeling tra lo sguardo del cineasta e la pazzesca presenza scenica dell’attore viaggia davvero ad un’altra altezza in confronto a tutto l’inghippo camorristico di seconda mano in cui sono finiti, condito da un certo compiacimento gore di sangue e squartamenti, inedito a questo livello per la saga e che ricorda l’operazione altrettanto crepuscolare di Rambo: Last Blood, coi mafiosi al posto dei messicani.
Ovviamente c’è dietro anche stavolta una spinta familiare, un legame irrisolto, una motivazione personale per l’ennesima missione solitaria di McCall, e ha a che vedere con questa sorta di training sul campo in cui il protagonista trascina la giovane agente Dakota Fanning (che ritrova Washington vent’anni dopo Man on Fire di Tony Scott): e allora, come Robert fa ricorso puntualmente ai totem del proprio passato, il rituale del cucchiaio da tè e l’agendina piena di numeri segreti, così Antoine Fuqua per connettersi con il profondo senso del Sacro del meridione non può che tornare alle sue origini, a quando lavorava per John Woo (Costretti ad Uccidere del 1998, diretto da Fuqua e prodotto da Woo, è il primo film di Chow Yun-fat a Hollywood).
E allora per il regista la possibilità di girare in Campania diventa soprattutto l’occasione irrinunciabile per lasciarsi andare a una fascinazione per l’immaginario religioso che davvero vedevamo solo ad Hong Kong a cavallo tra ’80 e ’90, e dunque il film pullula di Madonne sanguinanti, statue classiche che vengono forate dai proiettili, dettagli su quadri e affreschi di chiese che sembrano replicare al destino di McCall ammantandolo di un’aura cristologica.

Titolo originale: The Equalizer 3
Regia: Antoine Fuqua
Interpreti: Denzel Washington, Dakota Fanning, Gaia Scodellaro, David Denman, Sonia Ammar, Eugenio Mastrandrea, Remo Girone, Andrea Scarduzio, Bruno Bilotta, Gian Piero Rotoli, Andrea Dodero, Salvatore Ruocco, Daniele Perrone
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 109
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3
Sending
Il voto dei lettori
2.43 (37 voti)
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