Asteroid City, di Wes Anderson

Forse il primo vero passaggio a vuoto nella filmografia del regista in un film che, tranne qualche intuizione, resta impantanato nella propria forma. Il punto di non ritorno del cineasta? Concorso

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Ci sono due finestre che separano Jason Schwartzman e Scarlett Johannson. Lui è un reporter di guerra, lei un’attrice. Probabilmente è la traccia voyeristica più dichiarata di tutto il cinema di Wes Anderson. Uno guarda la vita dell’altra. E viceversa. Nell’apparente impermeabilità fisica e nelle loro espressioni fisse, ci sono le vere, uniche, autentiche tracce del passato (del cinema), tra il documentari di guerra e la mutazione dell’attrice, futuro corpo hitchcockiano nella sua somiglianza tra Kim Novak con i capelli scuri di La donna che visse due volte e Janet Leigh di Psyco. Ci sono le finestre, come quelle del cinema del maestro del brivido. E ci sono due corpi che nascondono a fatica stati d’animo e pulsioni affettive come nel cinema di Aki Kaurismäki, forse sovrapponibile con quello di Wes Anderson già da Rushmore. E sono gli unici due personaggi che frantumano lo script e il décor di un cinema ormai così riconoscibile in ogni inquadratura. Ma la sua spiccata, inconfondibile, unica identità regala sempre meno sorprese. Non c’è più il viaggio di Il treno per il Darjeeling o la follia di I Tenenbaum. Asteroid City va oltre The French Dispatch, vizio di forma però ancora vitale. Qui ha preso il sopravvento una catalogazione di spazi, personaggi, epoche. Come un album fotografico che si anima per poi tornare negli scaffali polverosi.

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Asteroid City accentua il decadentismo del cinema di Wes Anderson. Il deserto del 1955 dell’immaginaria cittadina nel Sud Ovest negli Stati Uniti è un’altra ‘ricostruzione d’epoca’ che si sovrappone a quella dei decenni del XX° secolo di The French Dispatch al pieno splendore degli anni Trenta dell’albergo di Grand Budapest Hotel, al campo scout del New England del 1965 di Moonrise Kingdom, agli interni di famiglia in un interno degli anni Settanta di I Tenenbaum. C’è ancora un tempo, una comunità da ricreare. La città isolata di Asteroid City ospita una convention che riunisce studenti e genitori di tutto il paese per una competizione accademica. Ma si verificheranno degli eventi che cambiano il destino del mondo quando anche gli alieni decidono di partecipare.

Se The French Dispatch rompeva gli argini di uno stile sempre fin troppo definit(iv)o per un’appassionata lettera d’amore, Asteroid City cade sotto il peso della sua ingombrante struttura. Tre atti, alternanza bianco e nero e colore, set giocattolo dove la passarella di star famose (tra cui Tom Hanks, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Steve Carell, Margot Robbie, Matt Dillon, Willem Dafoe, Liev Schreiber, Jeff Goldblum, Maya Hawke, Jeffrey Wright, Hope Davis, Rupert Friend più il narratore Bryan Cranston) diventa forzata e, per essere necessariamente marcata, finisce invece per non lasciare il segno. Anderson cade nella trappola che Burton invece ha quasi sempre evitato e restare impantanato nella propria forma. Asteroid City diventa un punto di non ritorno ed evidenzia ormai la sua incapacità di una sottotraccia che fino a questo momento lo aveva poi animato. Trova qualche momento – lo sguardo dell’alieno – ma Mars Attacks! è lontanissimo. E l’omaggio al cinema sulla paura atomica, al B-movie è fiacco e inizia a denunciare l’assenza di un’autentica ispirazione che questa volta si fa evidente. Anche per chi ha visto già in passato dei segni di involuzione, forse Asteroid City è il primo vero passaggio a vuoto nella filmografia di Wes Anderson e sembra l’opera stanca di un regista a fine carriera e non di un cineasta di 54 anni. Il suo talento non si discute e neanche la coerenza di un cinema che non si snatura mai. Infatti non deve farlo. Deve ritrovare solo il ‘cuore’ dei suoi personaggi. E ritorna in mente ancora Aki Kaurismäki e il suo bellissimo Les feuilles mortes, dove è proprio il cinema (del passato, proiettato verso il futuro) che aiuta a vivere meglio.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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Il voto dei lettori
3.8 (25 voti)
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