Enzo Jannacci. Vengo anch’io, di Giorgio Verdelli

Resta un po’ ai margini il rapporto col cinema ma raccontare la complessità di Jannacci era impossibile. Il doc ci ha dato comunque quello che serve per saperne di più. VENEZIA80. Fuori Concorso.

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“Meglio un fiasco trionfale che un successo cordiale” (Enzo Jannacci)

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È la Milano dei tram e del Derby. Il giorno e la notte, il medico e il cantautore. Due anime indissolubili Enzo Jannacci e Milano. Il suo volto s’identifica con la città. Assieme a Giorgio Gaber e Dario Fo, Jannacci (scomparso nel 2013 a 77 anni) è diventato un pezzo della sua Storia così come Fabrizio De André con quella di Genova. E il loro legame è nel brano Via del campo dove c’è un pezzo di storia della loro musica ma anche una parte di quella personale, quando il cantautore genovese ha ammesso di essersi ispirato alle melodie di La mia morosa va alla fonte.

Non c’è solo la storia di Enzo Jannacci. C’è il suo corpo e la sua voce. Gli inconfondibili occhiali, le sue parole dove ogni dialogo, ogni canzone poteva prendere delle derive impazzite. Come ha sottolineato Francesco Guccini, certe volte nelle sue telefonate non ci si capiva nulla. Accompagnato dalla presenza costante del figlio Paolo, Enzo Jannacci. Vengo anch’io utilizza efficacemente il ricco materiale d’archivio come è del resto nello stile dei documentari di Giorgio Verdelli su, per esempio, Lelio Luttazzi, Paolo Conte ed Ezio Bosso. Attraverso le parole, tra gli altri, di Roberto Vecchioni (“fa ciò che non ti aspetti mai”), Diego Abatantuono, Dori Ghezzi, Cochi Ponzoni, Claudio Bisio viene fuori il ritratto di una figura fuori dal comune, dove emerge anche una sincera e contagiosa nostalgia per il passato: gli spettacoli con Cochi e Renato, le parole di Zavattini, le parole di Vasco Rossi (Jannacci che canta Vita spericolata è da non perdere) che ha ammesso che Siamo solo noi è ispirata a Quelli che e il frammento sublime con Monica Vitti emozionata mentre il cantautore si esibisce al piano con Vincenzina.

C’è la parola di Jannacci che cattura e avvolge, che parte da una connessione logica e poi porta verso il non-sense. E poi il corpo, con il disequilibrio e l’elasticità di un comico del muto. Vengo anch’io (no tu no) è proprio la canzone giusta che si potrebbe replicare all’infinito (finire, ricominciare e di nuovo finire e ricominciare) per provare a raccontare Jannacci. Ma nella sua ‘vita spericolata’ c’è tanto, troppo per essere racchiusa, anche parzialmente nei 97 minuti. Enzo Jannacci. Vengo anch’io ci ha provato e ci è riuscito discretamente. Resta un po’ troppo ai margini il cinema (L’udienza di Ferreri, l’episodio Il frigorifero di Le coppie di Monicelli e Romanzo popolare sono poco più che accennati) e il rapporto con Beppe Viola, figura invece centrale nella sua vita. Ma di Enzo Jannacci ci ha dato quello che serviva per saperne di più, dai suoi successi fino ai brani meno conosciuti. E a partire dal suo album “La Milano di Enzo Jannacci” ci immaginiamo di risalire su un tram per un altro viaggio con lui.

 

Regia: Giorgio Verdelli
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 97′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.2 (5 voti)
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