Imaginary, di Jeff Wadlow

Nuovo horror “per famiglie” della Blumhouse, che paradossalmente funziona molto meglio proprio quando lascia l’horror fuori campo. Peccato si ostini a non ammetterlo

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Non c’è forse nome migliore di Jeff Waldlow per questo strano, nuovo corso parallelo della Blumhouse. Perché il suo è un cinema giocoso, adolescenziale, che quando si butta sugli horror si ispira alle occasioni sociali degli adolescenti (come con Truth Or Dare) o a vecchi prodotti cult reinventati per lo sguardo iperpop e accelerato dei giovanissimi (come in Fantasy Island). Il suo è l’immaginario ideale per un cinema che, almeno in parte, come si diceva già ai tempi dell’affascinante M3gan, vuole aprirsi a nuovi spazi, a target più giovani. E stavolta la questione sembra farsi addirittura più urgente, a tal punto che il rapporto con l’infanzia come un vero e proprio fatto narrativo.

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Jessica è una giovane autrice di libri per ragazzi che ha avuto un’infanzia travagliata. Non ha memoria dei suoi primi anni di vita ed il padre sembra soffrire di una grave forma di demenza legata, forse, proprio ad un evento violento avvenuto proprio quando Jessica era molto piccola. Ora, dopo che la ragazza ha traslocato nella vecchia casa in cui è cresciuta insieme al compagno e alle sue figliastre, quel passato oscuro sta per tornare alla luce, complice la riemersione dalla cantina di un orsetto di peluche custode del vecchio amico immaginario di Jessica, legato, sembrerebbe, a indicibili segreti.

Ma se è vero che M3gan, per quanto sghembo, avesse comunque un’identità fortissima su cui fondarsi, che provava a capire cosa succede se si infiltra e ribalta uno spazio noto come il film per ragazzi dal sapore quasi alla ‘Chris Columbus’, Wadlow pare cadere fin da subito fuori bersaglio senza accorgersene. A Imaginary manca, in sostanza, l’affondo iniziale, il desiderio di infettare uno spazio noto con gli strumenti del genere per offrirne una lettura straniata.

E così i linguaggi dell’horror girano quasi subito su sé stessi, faticano a risultare davvero d’impatto, a essere, soprattutto funzionali agli obiettivi del film. L’immaginario horrorifico pare piuttosto farsi sempre più polveroso, quasi fosse un relitto incapace di integrarsi con il resto del racconto e per questo rabbiosamente schizofrenico. E così capita che mentre tutto si chiuda nei soliti, inerti cliché, il film sembri sfiorare soltanto il talento della giovanissima Pyper Braun, che a tratti pare davvero cogliere la potenza spettrale del racconto salvo poi tornare a essere una quieta pedina del gioco ricombinatorio del film, che forse la riporta in primo piano solo in una sequenza che sa di citazione all’Omen di Richard Donner.

Imaginary

Ma forse quella di Imaginary è solo insicurezza. Il film pare in sostanza incapace di ammettere a sé stesso e al suo pubblico di funzionare molto più come fantasy o, più semplicemente, come racconto in punta di penna di un rapporto tra padre e figlia tutto da ricostruire ed esplorare piuttosto che come horror fatto e finito.

Ci sarebbe in effetti tutto un mondo da riscoprire nel passato di Jessica e, forse soprattutto, nel segreto che la lega ad un padre ormai sofferente, spaventato, smarrito, in costante ricerca di sicurezze, ma nessuno sembra accorgersene davvero. Si sfiora la portata di uno spunto del genere in un breve flashback di un ultimo atto incastrato però nei meccanismi giocosi e citazionisti del cinema di Wadlow, quando i protagonisti rimangono intrappolati nel mondo inquietante da cui proviene l’amico immaginario di Jessica, sospettosamente simile, tra l’altro (con tanto di mattonelle bianche e nere) all’Overlook Hotel kubrickiano.

Poi più nulla. Come se l’horror togliesse respiro a tutto, come se Imaginary portasse su di sé un fardello da abbandonare per arrivare a piena maturità esattamente come accadrebbe con un amico immaginario.

 

Titolo originale: Id.
Regia: Jeff Wadlow
Interpreti: DeWanda Wise, Tom Payne, Veronica Falcón, Betty Buckley, Taegen Burns, Pyper Braun, Alix Angelis, Cecilia Leal, Matthew Sato
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 104′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3
Sending
Il voto dei lettori
3.13 (8 voti)
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