Consapevolmente adagiato sul modello “on the road”, il film avanza a velocità di crociera; in parte prevedibile, ma impreziosito dai suoi protagonisti e da un’amarezza di fondo ben calibrata.
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La distribuzione cinematografica italiana associa da tempo festività invernali e comicità. Un connubio inaugurato dal cult generazionale Vacanze di Natale del 1983 – riproposto proprio in questi giorni a 40 anni di distanza dall’uscita – poi ritmicamente “celebrato” e rimpinguato dalla travolgente ondata di cinepanettoni e similari – prodotti sostanzialmente riconducibili a toni e tematiche da commedia leggera.
L’amatissimo classico di Vanzina non è però che una del ventaglio di proposte all’insegna dell’ilarità del periodo festivo corrente; contrassegnato, come vi abbiamo raccontato in questi giorni, dal fiacco film di Siani e dai progetti incolore Santocielo e Come può uno scoglio.
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Circondato così da ogni lato da una sensazione di dilagante mediocrità produttiva, il nuovo film di Fabio De Luigi, 50 km all’ora, rappresenta forse la sola flebile speranza capace di dare un minimo di lustro alla categoria – nonché alla quiete vacanziera degli spettatori nostrani.
Fortemente ispirata alla commedia tedesca 25Km/H, diretta da Markus Goller e rilasciata nel 2018, la nuova pellicola dell’attore italiano si serve dei più comuni stilemi narrativi del road movie per raccontare una storia di riappacificazione tra i fratelli Rocco (Fabio De Luigi) e Guido (Stefano Accorsi), prolungatamente separati da percorsi di vita distinti e da vecchi – quanto irrisolti – dissapori familiari. La morte del padre, figura burbera e ostinata, diviene allora il pretesto per un inatteso riavvicinamento tra i due. E le ultime volontà del defunto sembrano offrire loro la perfetta occasione per realizzare un vecchio sogno: uno sgangherato viaggio attraverso l’Italia a bordo delle motociclette scassate di quand’erano ragazzini. Quando tutto sembrava più facile o si risolveva a colpi di racchetta da ping pong.
Giunto ormai alla sua terza regia – dopo
Tiramisù e
Tre di troppo, De Luigi ha il grande merito di non voler strafare. Il suo
50 km all’ora, ben confezionato e interamente appoggiato sulle spalle dei suoi protagonisti, si adagia consapevolmente sul modello “su strada” contemporaneo; abbandonando, in larga parte, le tensioni libertarie delle origini del genere e aderendo invece a una visione del viaggio inteso come ri-unione fisica e spirituale. Scandito da tappe turbolente e figure variopinte, il film si diverte a saltellare qua e là con garbo, beneficiando della chimica tra Accorsi e De Luigi e sfruttando a più riprese l’ironia tagliente del secondo.
Non mancano certo prevedibilità e una buona dose di facile sentimentalismo, ma 50 km all’ora, procedendo a velocità di crociera, possiede anche la capacità di non eccedere; avanzando sardonico e piazzando qualche decisa, ma funzionale accelerata – specie durante il rapporto sessuale con la schiena – e contaminando il riso con un’amarezza di fondo che, senza mai prendere il sopravvento, regala qualche delicato momento d’emozione.
Regia: Fabio De Luigi
Interpreti: Stefano Accorsi, Fabio De Luigi, Alessandro Haber, Elisa Di Eusanio, Paolo Cevoli, Giorgia Arena, Simone Baldasseroni, Barbara Abbondanza, Miriam Previati
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 110′
Origine: Italia, 2023
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto dei lettori
2.25
(56 voti)
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