Tra esterni e interni di un casolare francese collocato nel bel mezzo di un vigneto, giunti pressoché a metà della corsa adrenalinica di Argylle – La super spia, il personaggio di Samuel L. Jackson si sofferma brevemente a illustrare alla protagonista le fasi del processo di preparazione del vino locale, chiarificandone le qualità uniche derivanti dalle peculiarità del luogo di coltura. La sequenza, che arriva sostanzialmente in simultanea con lo svelamento di uno dei numerosi colpi di scena del film, sembra però suggerire – celato tra le righe di sceneggiatura – un significato meta, enunciato a mezza bocca; offrendo cioè al regista, camuffato dietro finte vesti, la possibilità di interagire con lo spettatore per raccontare il proprio cinema.

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La storia di Elly Conway (Bryce Dallas Howard), timida scrittrice di bestseller spionistici, trascinata in compagnia del gatto Alfie all’interno del mondo dello spionaggio reale – i cui interpreti e accadimenti ricalcano specularmente le trame immaginate dall’autrice – altro infatti non è che un meticoloso assemblaggio di frammenti dell’immaginario di genere, con il quale il cineasta britannico sceglie di dare corpo alla sua nuova creatura filmica. In essa, insieme alle derive più trendy dello spy-movie contemporaneo (pensiamo al Bullet Train di David Leitch), confluisce il desiderio di modellare una versione pittoresca e à la page di 007 – già piuttosto evidente nello spin-off/prequel The King’s Man – Le origini. Il tutto però compresso e opportunamente agghindato secondo gli ormai riconoscibili e standardizzati codici estetici della precedente trilogia fumettara.

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Giocato sul reiterato affastellamento di gag e clamorosi ribaltamenti di fronte, volti indubbiamente a scimmiottare gli stilemi più classici dell’action film spionistico, Argylle – La super spia si muove difatti con sicurezza lungo sentieri già battuti, annacquando qua e là il materiale narrativo e facendo leva sulla simpatia goffa e cazzara dei suoi protagonisti. Ancorando cioè sviluppi di trama e messa in scena a una dimensione artistica che, pur efficace nella sua ormai iconica immediatezza, delinea forse una mancanza di quel coraggio necessario a perlustrare e settare nuove forme – come già X-Men – L’inizio e Kingsman – Secret Service si erano per altro dimostrati capaci di fare.

In sostanza un mezzo peccato. Specie in considerazione del fatto che, al di là del palpabile rimestamento stilistico, il film di Vaughn imbastisce un intrigante ragionamento su realtà e sua rappresentazione, in bilico tra memoria e fantasia creativa, restituito attraverso il meccanismo tecnico e simbolico del battito di “ciglia” – inteso come vera e propria frontiera dello sguardo.
E poiché tutto sommato, tra coloratissime sparatorie e vorticosi volteggiamenti su petrolio, la prigione estetica del regista rimane ancora (almeno per il momento) un luogo gradevole nel quale rimanere rinchiusi.

Titolo originale: Argylle
Regia: Matthew Vaughn
Interpreti: Bryce Dallas Howard, Henry Cavill, Sam Rockwell, Bryan Cranston, Catherine O’Hara, John Cena, Samuel L. Jackson, Dua Lipa, Ariana DeBose, Rob Delaney, Sofia Boutella, Alaa Habib
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 139′
Origine: UK, USA 2024

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