Il più bel secolo della mia vita, di Alessandro Bardani

Castellitto e Lundini in un film riuscito e on the road, infarcito di un afflato favolistico e accompagnati dal brano inedito “La vita com’è” di Brunori SAS.

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Tratto dall’omonima pièce teatrale di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua, anche autori della sceneggiatura insieme con Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, Il più bel secolo della mia vita, già vincitore al 53° Giffoni Film Festival nella sezione Generator +18, è una commedia che mette sotto la lente d’ingrandimento una legge che impedisce ai figli non riconosciuti alla nascita di conoscere l’identità dei genitori biologici prima del compimento del centesimo anno di età.

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Questo legge, tutta italiana, è il punto di partenza della storia di Giovanni, un figlio non riconosciuto sin dalla nascita, che non può conoscere l’identità dei suoi genitori biologici. Al fine di suscitare l’attenzione dell’opinione pubblica, la sua unica speranza risiede nell’ottenere la collaborazione di Gustavo, un centenario vivente che condivide la stessa condizione. Gustavo è l’unico individuo che avrebbe il diritto di sfruttare tale normativa, anche se al momento sembra disinteressato a farlo.

Il regista Alessandro Bardani – già autore del corto Ce l’hai un minuto? del 2013, con Giorgio Colangeli e Francesco Montanari – inaugura la sua opera prima, Il più bel secolo della mia vita, con un flashback in bianco e nero di Gustavo bambino che trasporta sulle spalle un Cristo in croce. Poi ne approfitta per passare in sequenza le immagini del boom economico italiano accompagnate dalla musica e dalle parole di Brunori SAS: “Avere 20 anni o 100, non cambia poi mica tanto, se non riesci a vivere la vita com’è”. Una carrellata che omaggia il periodo della commedia all’italiana, capace di accoppiare spesso personaggi tra di loro agli antipodi. Basti pensare a pellicole come Il sorpasso (1962) di Dino Risi, con un Gassman spaccone e quasi fastidioso, rovescio della medaglia di un Trintignant dolce e quasi adolescenziale, oppure a Che ora è? (1989) di Ettore Scola, che affiancava Mastroianni e Troisi, padre e figlio con ben poco da dirsi.

Anche Bardani pone al centro del racconto il dualismo fisico e psicologico dei due protagonisti, con altrettanti riferimenti a pellicole di più recente successo e capaci di usare la propria storia per esplorare verità universali sulla condizione umana. Possiamo menzionare il francese Quasi amici (2011) di Olivier Nakache e Eric Toledano, che unisce il mondo di un ricco aristocratico a quello di un giovane di periferia, ma ancor di più, per similitudini di trama, Ritorno a Seoul (2022) di Davy Chou, dove una ragazza adottata decide di recarsi in Corea del Sud in cerca dei suoi genitori biologici.

Ne Il più bel secolo della mia vita, Valerio Lundini, al suo esordio da protagonista, e Sergio Castellitto nei panni di un uomo centenario, sono in perfetto equilibrio tra loro, e regalano al pubblico una commedia originale, basata sui dialoghi, capace di unire risate e tenerezza affrontando il tema della morte e dell’attesa di essa. Il più bel secolo della mia vita risulta dunque un film riuscito, ben stratificato, e on the road, infarcito di un afflato favolistico che mescola il mondo reale con quello surreale. La capacità di mescolare questi due elementi è una caratteristica intrinseca delle favole, e la canzone di Brunori diventa un piccolo inno morale che sottolinea il tema del film. Ascoltandola alla fine, ci si rende conto che il testo rappresenta una spiegazione emotiva di ciò che è accaduto nel corso della storia.

 

Regia: Alessandro Bardani
Interpreti: Sergio Castellitto, Valerio Lundini, Carla Signoris, Antonio Zavatteri, Elena Lander, Marzio El Moety, Betti Pedrazzi, Sandra Milo
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 83’
Origine: Italia, 2023

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
2.55 (11 voti)
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