Nicolas Cage: stacanovismo da sogno

E’ da giovedì scorso in sala Dream Scenario con Nicolas Cage, manifesto di un artista folle e senza freni, idolo meme e incubo dei “cinefili”

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Dream Scenario è arrivato in Italia. Il film rivelazione della Festa del Cinema di Roma, con un sorprendente Nicolas Cage, è dal 16 novembre, in tutte le sale dello stivale.

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A dire la verità “sorprendente” è forse il termine meno adeguato con cui descrivere la performance dell’interprete statunitense. Dal momento che l’attore, stacanovista dell’industria, ha sempre saputo reinventare se stesso, aderendo a una maschera divenuta nel tempo perfino più celebre dei suoi pur variegatissimi personaggi.
Nicolas Cage, pluri-criticato da critica e pubblico, è oggi una vera e propria leggenda di Hollywood; e negli ultimi tre anni – come del resto lungo tutta la sua sterminata carriera – ha invaso cinema, piattaforme e generi, prestando volto e corpo ad un numero (questo sì) sorprendente di prodotti audiovisivi. Inarrestabile scheggia impazzita e interprete infinito anche in anni post Covid, l’attore non conosce dunque limiti, non se ne pone e continua a sfidarsi/ci.
Non è un allora un caso se – anche prendendo in considerazione il solo periodo successivo al 2020 – ricordiamo Cage perlustrare l’oscura regione di Ghostland, battagliare con le bestie possedute al Willy’s Wonderland, vagare alla ricerca dell’amato maiale in Pig e persino auto-sfottere il proprio estro nell’inflazionatissimo e “ultra-mematoIl talento di Mr. C. Lo abbiamo visto “riscrivere” il genere western in Butcher’s crossing e The old way, rinnegare il principe dei vampiri in Renfied e raccontare parolacce a Netflix. Senza contare l’epico cameo non accreditato in The Flash: unica apparizione “in costume da super” dell’uomo che – pur ammettendo di dover “essere gentile con i film Marvel, perché mi sono chiamato come un personaggio di Stan Lee” – ha dichiarato di non aver bisogno di essere nell’MCU, sono Nic Cage“.
Articoli su articoli si rincorrono da tempo nel tentativo di catalogarlo e dare ordine alla sua carriera: classifiche di trash, di bruttezza, di grandiosi fallimenti pop. Nulla che però riesca davvero a descriverlo, a fotografarne l’anima; nulla che sappia realmente definire ciò che per sua stessa natura è sempre stato inclassificabile, fascinoso nella sua sfuggevolezza, disastroso ed esilarante. Perché Nicolas Cage è l’immagine (di)sgraziata, cazzara e senza senso; e insieme la rivelazione, l’improvvisato animale da festival. Niente di più che la duplicità di un volto, che l’horror vacui di una carriera senza freni, votata al surreale e a ogni sua possibile manifestazione.
Perché c’è chi dice di averlo sognato e chi, al contrario, lo considera un incubo; perché lui folleggia e divide le folle, lui ferisce i presunti cinefili.  È la variante Paul Matthews che ci ha invaso il subconscio; l’uomo che affolla e ribalta la scena; l’uomo che salta tra un genere e l’altro, diventando chiunque e vagando nell’etere.
Ovunque tra grande e piccolo schermo lui è il solo e inimitabile Nicolas Cage.
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