Wish, di Fawn Veerasunthorn e Chris Buck

Vorrebbe essere un omaggio alla tradizione ma è un atto di necrofilia senza passione. Ruba pezzi dai classici Disney ma dimentica di dare a questo Frankenstein un cervello. E tecnicamente è scialbo

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Si può fare un film sui sogni potendosi avvalere dei migliori disegnatori dell’industria d’animazione, avendo come obiettivo la stupefazione del proprio giovane pubblico ed immergendo la storia nell’hard-fantasy ma senza riuscire nemmeno per una scena ad impressionare gli spettatori? Dopo il suo Rinascimento, Disney ha stravolto le nozioni di storia comunemente accettate e con questo Wish, di Fawn Veerasunthorn e Chris Buck non torna nemmeno al Medioevo bensì fa un salto indietro a quell’epoca oscura dell’uomo dove il fuoco del coraggio cinematografico non erano stato scoperto e ci si nutriva dei propri simili. Il richiamo al cannibalismo è d’altronde necessario dopo la visione del 62° lungometraggio della Disney, in così evidente crisi creativa da far uscire nelle sale un film che ha come unico high-concept quello di celebrarne i 100 anni. Wish è difatti un prodotto che si ciba solo degli stilemi dei suoi antenati e che crede che basti questa chiamata al gioco comune con lo spettatore per imbastire un racconto leggero in grado di porsi da sunto autonomo delle attuali caratteristiche fiabesche della casa madre. Ecco allora che Asha è l’unica ragazza afroamericana dell’isola magica di Rosas, un’adolescente iper-espressiva (le smorfie eccessive in CGI della protagonista sono l’equivalente in animazione dell’overacting senza senso) che conosciamo poco prima dell’importante incontro che deve avere con Magnifico, il monarca e fondatore del regno, per diventare la sua assistente magica. Ma durante questo strano colloquio di lavoro la giovane scopre che il sovrano così amato dal popolo, tanto da affidargli i propri sogni sotto di forma di sfere luminescenti, è un despota che gestisce il suo potere in maniera assoluta e con fini sinistri. Ancora stordita dalla delusione per la sua scoperta, Asha una notte evoca inopinatamente dal cielo Star, una stella in grado di esaudire in maniera imprevedibile i desideri delle persone, che l’aiuterà nella sua battaglia per la liberazione del popolo di Rosas dal luccicante ma crudele giogo a cui era sottoposto.

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Scritto da Jennifer Lee e Allison Moore, Wish ha il merito di accennare nella prima parte all’interessante tematica dei rischi di democrazia insiti anche nei governi apparentemente illuminati. Magnifico infatti esaudisce ad ogni “cerimonia del sogno” il desiderio di una particolare persona, condannando surrettiziamente i suoi sudditi a questa eterna lotteria che dietro le parvenze della festa e della generosità nasconde in realtà la natura brutale del capitalismo. L’enorme felicità di uno è ottenuta solo a scapito dei tanti che aspetteranno il loro turno magari l’anno prossimo. Così la rinuncia ai propri sogni condanna gli abitanti di Rosas a questa “amnesia senza nostalgia” tutta sorrisi e nessuna aspirazione. Ma Wish esaurisce subito questo spunto cercando di recuperarlo solo nel finale con la rivolta popolare che fa finalmente prendere coscienza ai suoi ribelli che “Noi siamo stelle”. Peccato che per arrivare a questo buon anelito, Fawn Veerasunthorn e Chris Buck anneghino il loro film in una melassa musical che indovina giusto un paio di canzoni (“Knowing What I Know Now” sembra uscita dal West Side Story di Spielberg grazie al tramite di Ariana DeBose) ed in un contesto che mischia fantasy medievale (ottimo il design “consunto” delle pochissime location) a lotte di sortilegi che strizzano l’occhio in maniera furbesca sia alla saga di Harry Potter che ai Maleficent. Una nota infine sul fan service del film, espresso ad un livello talmente elementare e senza sugo da risultare denigrante persino per i bambini.

 

Titolo originale: id.
Regia: Fawn Veerasunthorn e Chris Buck
Voci originali: Ariana DeBose, Alan Tudyk, Chris Pine, Evan Peters
Voci italiane: Gaia Gozzi, Michele Riondino, Amadeus

Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 92′
Origine: Usa, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
Sending
Il voto dei lettori
2.75 (4 voti)
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