Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno, di Christopher McQuarrie

Come in una tecno-danza senza fine, questo settimo capitolo dona alla saga di Tom Cruise contorni crepuscolari e prosegue una poetica sulla spettacolarità del cinema e sulla resistenza dell’eroe.

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È un film sulla fine del mondo Dead Reckoning. O meglio, osserva la fine del mondo da un precipizio ed è come se cercasse di resisterle. Cercando di andare oltre le normali regole della forza della fisica e del destino. In questo senso la sequenza di Hunt e Grace sospesi nel vuoto a lottare contro la forza di gravità e contro gli oggetti, all’interno di un vagone spezzato in due, quasi ci riporta dentro il Titanic di James Cameron, dove diventavamo spettatori della fine tragica e spettacolare di uno spazio-set e del tentativo umano di superarlo. Il “gioco” del resto, ci dicono per tutto il film, è già scritto e questa “resa dei conti” divisa in due parti sembra avere i tramonti e l’ineluttabilità del crepuscolo. Di un universo, antropologico e cinematografico, che forse sta svanendo. Ce lo aveva raccontato già l’imprescindibile, radicale No Time to Die ed Ethan Hunt è sempre stato apertamente il doppio cruisiano di James Bond, la sua versione sci-fi, metamorfica e nevrotica. Certo in questo settimo capitolo diviso tra Abu Dhabi, Roma (la sezione meno convincente del film), Venezia e le Alpi francesi non abbiamo mai visto Hunt/Cruise correre così tanto. Sono corse sfiancanti, analogiche. Ma a cosa servono di preciso? A tenere con il fiato sospeso il pubblico, certo. A “proteggere chi ci sta a cuore e quelli che non conosciamo” viene detto a inizio film, subito dopo la prima linea di dialogo di Cruise, che riconosciamo a malapena nella penombra di una stanza buia, in quella che di fatto è l’apparizione di un fantasma: “Vediamo e viviamo nell’oscurità!”

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A ogni modo queste corse di Hunt/Cruise sembrano sempre più disperate. Chiaramente i segni vanno oltre il semplice script del film mefistofelicamente collaudato e semplificato dal braccio destro Christopher McQuarrie e arrivano a intercettare la status eroico e immortale della star, la cui esibita nuova giovinezza da stuntman è la vera narrazione intrinseca di questa terza età hollywoodiana spesa in costosissimi blockbuster. La sua resistenza fisica possiede qualcosa di tragico che ha a che fare con la sopravvivenza al tempo e al mondo che scorre inesorabile e Dead Reckoning. Parte Uno intercetta questa angoscia, riuscendo, ancora una volta, dobbiamo ammetterlo, a farne uno spettacolo adrenalinico dove i conoscitori del franchise ritroveranno tutta la squadra (Luther, Benji, la Ilsa Faust interpretata da Rebecca Ferguson) e persino il Kittridge dello “storico” primo capitolo diretto da Brian De Palma. E poi c’è la new entry Grace (Hayley Atwell), ladra formidabile sottoposta a un vero e proprio training in stile M:I., e protagonista “occulta” di questa prima parte.

Certo c’è tanto, tantissimo del miglior Christopher Nolan, quello ludico-apocalittico de Il cavaliere oscuro e Tenet per intenderci. Ma c’è anche l’ossessione tipica di McQuarrie sui bluff della narrazione. Tutta la prima parte di Dead Reckoning è un continuo rimando a false immagini, doppioni, camuffamenti e altre finzioni, imposte da un nemico che non vediamo mai davvero, un’Entità digitale che ci spia, usa le nostre informazioni, i nostri dati, per prendere il controllo di tutto.  Vi ricordate Kaiser Soze e la sua narrazione (già) algoritmica che ingannava spettatori e polizia nel film che nel 1994 lanciò la carriera di McQuarrie con un Academy Award a ventisei anni? Probabilmente questa Parte Uno è la cosa più simile a I soliti sospetti mai realizzata dalla coppia Cruise/McQuarrie, con questa Entità capace di infettare la rete informatica delle grandi potenze e una chiave, un oggetto banalissimo, che tutti vogliono perché potrebbe controllare questo nemico astratto. A ogni modo l’Entità prevede anche le mosse dei personaggi. È la “scrittrice” del film, come Kaiser Soze appunto. In una sorta però di processo inverso rispetto al film interpretato da Kevin Spacey. Qui, infatti, la spiegazione e le sequenze sono già date, anticipate persino.

E quindi nei 163’ di durata a cosa assistiamo se non all’ineluttabile e automatizzato farsi di un cinema già previsto? Vediamo quello che scorre in mezzo tra l’inizio e la fine, ovvero la resistenza iper-cinetica e vitaminizzata di questi superuomini e superdonne. Versioni accelerate di un’umanità che ha la responsabilità e l’illusione di lottare all’infinito contro la logica digitale. Come in una tecno-danza senza fine.

Titolo originale: Mission: Impossible – Dead Reckoning – Part One
Regia: Christopher McQuarrie
Interpreti: Tom Cruise, Rebecca Ferguson, Hayley Atwell, Ving Rhames, Simon Pegg, Vanessa Kirby, Esai Morales, Pom Klementieff, Henry Czerny, Cary Elwes
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 163′
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
4 (4 voti)
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