LIBRI DI CINEMA. L’arrivo del lupo. Netflix e la nuova tv, a cura di Matteo Berardini

Com’è cambiata la produzione, distribuzione e fruizione cinematografica con l’avvento delle nuove piattaforme di streaming online? Un’analisi critica ed esemplificativa del fenomeno Netflix

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Come sono cambiati lo statuto del cinema, la produzione e la fruizione dell’opera cinematografica (o meglio dell’audiovisivo) nella modernità, con l’avvento delle numerose e sempre più rapide innovazioni tecnologiche? Quanto si differenzia la ormai obsoleta, seppur relativamente recente, visione in VHS e DVD dal Blu-Ray e dallo streaming delle attuali piattaforme online?

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Queste sono le principali domande a cui tenta di dare risposta il volume L’arrivo del lupo. Netflix e la nuova tv (2019), curato da Matteo Berardini (direttore della rivista cinematografica online Point Blank) per il Menocchio, Intrecci Edizioni.

Lo studio dedicato al fenomeno di Netflix e dello streaming ondemand, il primo in Italia ad affrontare l’argomento più dal punto di vista artistico−culturale che economico, è costituito da una raccolta di saggi accompagnati da schede esemplificative su vari casi specifici. 

Il lavoro (secondo volume della collana CUT) mira a integrare due modalità di scrittura, quella della critica quotidiana esercitata sul web e lo studio più accurato delle pubblicazioni saggistiche, assumendo un profilo dalla doppia natura: da una parte, il materiale saggistico inedito, dall’altra l’analisi critica già presente sulle pagine di «Point Blank», con approfondimenti e confronti ulteriori tra voci differenti.

La struttura, divisa in tre parti (Analisi e prospettive, Studi di caso, Netflix Originals) si avvale degli esempi più disparati di film e serie tv celebri (da Roma, The Other Side of The Wind, Sulla mia pelle, a Black Mirror, House of Cards, Mindhunter, Stranger Things), per articolare un percorso coerente dalla data di fondazione di Netflix, nel 1997, ad opera dei lungimiranti Marc Randolph e Reed Hastings, sino al 2018, anno in cui si è registrato il record di nominations agli Emmy per le serie originali create dalla nuova imprescindibile piattaforma. A partire dalla prima di esse, House of Cards (2013−2018), rilasciata “in blocco” il primo febbraio 2013, si instaura una nuova modalità di fruizione onnipotente e onnipresente, che scardina la consueta release televisiva settimanale, al grido del motto «Anyway, Anytime, Anywhere» (come sottolineato dall’intervento critico di Attilio Palmieri).

Una volta aperta la via, Netflix si dedica con successo a prodotti sempre più eterogenei, indirizzati a un pubblico variegato e in continua crescita di fedelissimi abbonati. Impegnata non solo nella distribuzione (per cui annienta in breve tempo la concorrenza nel campo del video noleggio), ma anche nella produzione, la piattaforma si espande enormemente nel mercato globale dell’audiovisivo, non senza dover fare i conti con le peculiari consuetudini socio-culturali (ad esempio la prima serie Netflix italiana è stata Suburra (2017−), particolarmente identificativa anche all’estero per la caratteristica tematica criminale). Grazie agli algoritmi in grado di analizzare le informazioni dei fruitori per proporre loro i contenuti più affini alle singole esigenze, Netflix ha imparato a rivolgersi direttamente al proprio spettatore, creando prodotti mirati, sicuri, efficaci. 

Così è avvenuto con Stranger Things (2016−) per i nostalgici degli anni Ottanta, con Mindhunter (2017−) per gli appassionati del noir, con la serie Marvel per i fan dei supereroi, con Tredici (2017−), American Vandal (2017−2018) e Sex Education (2019−), diretti principalmente a un pubblico teen. Non mancano le analisi sul genere fantascientifico (Sense8, 2015−2018; Lost in Space, 2018−) sino agli arditi esperimenti animati di BoJack Horseman (2014−) e Love, Death & Robots (2019−). Di queste e molte altre produzioni trattano gli approfondimenti critici di Attilio Palmieri, Eugenia Fattori, Giacomo Calzoni, Samuele Sestieri, Sergio Sozzo, accanto a numerose altre firme.

Ciò che emerge chiaramente da quest’opera corale è l’individuazione della tipica modalità contemporanea del binge watching, della distribuzione all-at-once, ovvero la disponibilità immediata di tutti gli episodi di un’intera stagione (non c’è più l’accattivante meccanismo dell’attesa, fondamentale in una serie “vecchio stampo” come Game of Thrones (2011−2019), tipicamente televisiva e non adatta alla fruizione su Netflix). L’attitudine generalista della nuova piattaforma dimostra inoltre la volontà di intercettare diversi target e riservare a ciascuno il prodotto più adatto.

Sulla scia dell’innegabile forza attrattiva di Netflix nei confronti dello spettatore moderno, sono state formulate numerose riflessioni sullo statuto ontologico del cinema di oggi e sulla possibile coesistenza tra di esso e il nuovo mezzo. Non sono mancate le polemiche riguardanti l’influenza “negativa” di Netflix sulla classica fruizione del film in sala.

Nel libro il tema viene affrontato da Giulio Casadei nel capitolo IV − Netflix e i festival: il ruolo dei festival nell’età dei servizi di streaming − e da Samuele Sestieri in una breve analisi di Roma (Cuarón, 2018), film al centro della controversia Cannes − Venezia. The Irishman, presentato da Scorsese alla Festa del Cinema di Roma 2019, anch’esso distribuito da Netflix e disponibile nelle sale soltanto per qualche giorno, rappresenta un altro emblematico esempio dei compromessi dell’industria cinematografica e delle sue trasformazioni ancora in atto.

«L’intenzione da cui nasce questo studio è quindi quella di affrontare le logiche culturali e produttive di Netflix abbracciandone le complessità e assieme le contraddizioni, le potenzialità e i rischi, consapevoli che dietro l’affermazione di questa nuova tecnologia vi siano cambiamenti paradigmatici da non sottovalutare; a partire da quello che riguarda l’esistenza della sala cinematografica, patrimonio delle pratiche sociali del Novecento che oggi vive una ridefinizione dall’esito ancora incerto».

Un tema complesso e articolato, non privo di aspetti per così dire “controversi” (basti pensare appunto all’ “invasione” delle produzioni Netflix, sempre più frequenti nei vari festival cinematografici), come affermato dallo stesso Berardini nell’introduzione al volume e ribadito in occasione dell’incontro con il pubblico durante la sua presentazione, avvenuta il 4 ottobre presso la scuola Sentieri Selvaggi.

 

L’arrivo del lupo. Netflix e la nuova tv

a cura di Matteo Berardini

Intrecci Edizioni

244 pagine, 18 euro

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